Immaginate un imballaggio alimentare in grado di tenere ermeticamente separati i ravioli ripieni che tanto amate e la passata di pomodoro che servirà a condirli. Pensate ora di essere in grado di trasportare i due alimenti all’interno dello stesso packaging e di poterli miscelare e riscaldare, allo stesso tempo, grazie ad un microonde. La Goglio Spa di Daverio, azienda produttrice di imballaggi da oltre 160 anni, fa questo e molto di più. Sì perché il settore agroalimentare non si esaurisce nella produzione degli alimenti, delle bevande e nella ricerca e sviluppo di elettrodomestici capaci di capire il cibo e mantenerne le qualità. L’altra faccia del food, quella a cui spesso non si pensa, è proprio il packaging. Le risorse, le competenze e l’innovazione che stanno dietro ad una “semplice”, che poi tanto semplice non è, confezione.

Sicurezza prima di tutto, grande attenzione ai materiali e innovazione costante: il segmento degli imballaggi alimentari è in continua evoluzione. L’esempio di Goglio, realtà varesina che opera nel settore da oltre un secolo e mezzo, svela come tra cibo e packaging esista uno stretto legame

“Il nostro dovere innanzitutto è di fornire ai consumatori un prodotto sicuro che non rilasci nessuna sostanza contaminante sul cibo”, spiega Mauro Fedeli, del settore Ricerca e Sviluppo di Goglio. La filosofia dell’impresa varesina è chiara e definita: innovare per studiare in che modo il packaging influisca sull’alimento che contiene e brevettare nuove soluzioni. “Innovazione per Goglio è sinonimo di avanguardia nel mercato e proposta di prodotti che altri competitor non hanno ancora – prosegue Fedeli –. E questo si declina, nel settore del food, in un’attenzione viscerale nei confronti della sicurezza alimentare”. Il consumatore in primis, insomma.
Piatti pronti a base di pasta o riso, carne, pesce, verdura, funghi, olive, caffè, sughi e salse: che si tratti di liquidi, grani, polveri o pezzi, la Goglio mette a disposizione dei suoi clienti una gamma di confezioni per il settore alimentare vasta e varia, davvero per tutti i gusti. “I materiali che utilizziamo, scelti per le esigenze di conservazione del prodotto, possono essere sottoposti a trattamenti
termici come la pastorizzazione, la sterilizzazione oppure la surgelazione”, prosegue Mauro Fedeli, spiegando quanto la sicurezza nel food packaging sia fondamentale, per evitare che sostanze chimiche nocive migrino dall’imballaggio al cibo, contaminandolo.

Che si tratti di una richiesta di mercato, oppure di una nuova norma legislativa sugli inchiostri da utilizzare per la stampa del packaging, l’innovazione non manca: “Stiamo studiando soluzioni ad hoc per i clienti, come un nuovo materiale compostabile che preservi le caratteristiche organolettiche degli alimenti, molto simile all’alluminio. Siamo anche molto attenti al fattore riciclo, importante per ridurre lo spreco derivate dal packaging della plastica”. E se la Goglio ha una confezione praticamente per ogni pietanza, non lesina neppure in fatto di strumenti per rendere ottimali la conservazione e la presentazione dei prodotti alimentari. “Formati e forme differenti, avanzate tecnologie di stampa, finiture come maniglie, bocchelli, apertura facilitata anche con incisione laser, zipper di richiusura, valvola di degasazione: cerchiamo di innovare in ogni direzione”, incalza l’addetto della Ricerca e Sviluppo dell’impresa di imballaggio.

L’ultimo passaggio nel ciclo di vita di un alimento, ideato, prodotto, riscaldato e consumato, è la grande distribuzione, che lo prende in carica prima che arrivi nelle case, nei forni e sulle tavole delle famiglie italiane e non solo. Coop, ad esempio, intercettando un bisogno primario del consumatore, sempre più attento ad uno stile di vita sano e al consumo di piatti genuini, ha pensato di ridefinire il comparto dei prodotti freschi e freschissimi, riorganizzando filiera e logistica dell’area del Consorzio Nord Ovest. “Abbiamo pensato e realizzato un punto unico per la produzione dei piatti pronti per la gastronomia”, ha raccontato Alessandra Guarda, Direzione Commerciale Freschi e Freschissimi di Coop, durante un recente convegno alla LIUC – Università Cattaneo. Prima, invece, ciascuno store aveva la sua cucina per creare piatti freschi ogni giorno, “che rubava spazio alla vendita e comportava alti costi per le macchine utilizzate”.

 

PREALPI, LA SFIDA DI INNOVARE IL BURRO

     

“Nonostante un settore in grande crisi di consumi, i nostri investimenti in innovazione sono stati addirittura intensificati e sono stati proprio i prodotti innovativi, quelli che abbiamo lanciato per primi sul mercato come ad esempio il Burro Chiarificato, a darci le maggiori soddisfazioni negli ultimi anni”. Giovanni Prevosti, Direttore Marketing di Prealpi, non solo crede nel cambiamento, ma soprattutto nelle scommesse: “Negli ultimi anni per la nostra azienda l’innovazione è stata di prodotto e ha portato ad ampliare sensibilmente, ad esempio, la nostra gamma di formaggini. Ma anche innovazione di processo, grazie al perfezionamento di diverse fasi della produzione”. Quando si dice che innovare è una sfida.

 

LA LINDT OLTRE IL LINDOR

    

“L’innovazione è nel nostro Dna fin dal 1879, anno in cui Rodolphe Lindt inventò il processo di concaggio che trasforma la polvere di cioccolato in una massa fluida”. Matteo Rimoldi, Senior Product Manager di Lindt Italia si fa portavoce del modo di innovare dell’azienda di origine svizzera che, da più di 170 anni, produce cioccolato nel segmento Premium, ovvero di alta qualità.
Ma dopo oltre un secolo e mezzo e 800 tipologie differenti di prodotti immessi sul mercato tra praline, tavolette e uova pasquali, quello che diventa difficile è sorprendere i consumatori. “Nell’innovazione conta mettere al centro il cliente, rivedendo nella catena della produzione quello che ha valore dal suo punto di vista”, afferma Rimoldi spiegando la nascita dei preparati per dessert  Lindt, contenenti vero cioccolato, non solo polvere di cacao come la maggior parte dei competitor.

 

LA BIRRA PORETTI PUNTA SUL GREEN

       

“Quando si è in difficoltà, un modo per riuscire a riscattarsi è innovare”. E la Carlsberg Italia, presenta a Varese con lo storico Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona, lo fa di continuo. “Per noi l’innovazione ultimamente è passata da due pilastri fondamentali: il rivoluzionario metodo di spillatura DraughtMaster e il rilancio dello storico marchio Poretti”, spiega Serena Savoca, Marketing Manager di Carlsberg.
Attenzione all’ambiente, meno immissioni di anidride carbonica nell’aria e un materiale completamente riciclabile: queste le caratteristiche dei nuovi fusti per la birra targati Carlsberg, che hanno dato il via ad un innovativo metodo di spillatura. “Quando ci siamo rivolti alla grande distribuzione proponendo la birra 3 luppoli Poretti, ci hanno riso in faccia - ammette poi Savoca -. Ma alla fine gli sforzi sono stati ripagati!”

 

QUANTO MI COSTA QUEL TOPOLINO?

Mamma Ersilia, papà Emiliano e, ovviamente, il piccolo Enzino. Sono loro le mascotte della Parmareggio.
L’ormai famosa famiglia di topolini ha conquistato di diritto un pezzo di cuore degli italiani. Ma tra uno spot all’ora di cena ed una simpatica erre moscia, chi si è mai chiesto quanto siano costati all’azienda leader nella produzione di Parmigiano Reggiano i tre topini? È Filippo Gericke, R&D Manager della Parmareggio a fugare ogni dubbio: “In 10 anni abbiamo investito 48 milioni in pubblicità per fidelizzare i consumatori ed ora Enzino e la sua famiglia sono un marchio riconosciuto”. Quando si dice il valore della comunicazione.

 

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