Letture per farvi viaggiare. E non solo con la mente.

“È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria”.
(Voltaire)

 

Gianni Spartà
DIMMI PERCHE' PARTI

Edizioni dEste, 2017

“Da mattina a sera. D’estate e d’inverno. Da soli o in compagnia. Siamo sempre in viaggio. Filosoficamente la vita è questa”. Nel suo ultimo lavoro il giornalista e scrittore varesino, Gianni Spartà, ci accompagna in un viaggio letterale e metaforico.  
 Dimmi perché parti. Già perché?
Posso citare Montaigne: “So quel che fuggo, non so quel che cerco”. È un po’ la costante psicologica dei miei viaggi. Mi sono messo in sella per un raid la prima volta nel 1991. Oggi tutti vanno in bici. Nel dilagare barbarico di orde aviotrasportate si sta imponendo a sorpresa la voglia di viaggiare con ritmi e stili umani.
Perché ora questo libro?
Racconto da 40 anni la vita degli altri: sperando di non apparire presuntuoso, è venuto il tempo di raccontare parte della mia. Ma farlo dal salotto di casa sarebbe stato banale. Più bello fissare sequenze stando in sella a bici, sulla prua di una barca spinta dal vento, macinando chilometri a piedi sui sentieri di Santiago e della Francigena. Credevo bastasse tenersi dentro queste emozioni, invece c’è scappato un libro.
Pensato quando?
Una notte in mare aperto, tra Siracusa e Cefalonia. Io ero il mozzo, montavo la guardia sotto un cielo di stelle e in quelle ore a Varese moriva un mio grande amico, Salvatore Furia. Lui mi ha insegnato a contemplare terra, acqua, fuoco, aria e a capire che l’esistenza dell’uomo si consuma tra questi quattro elementi ai quali non facciamo caso.
Che cosa c’entra il fuoco?
È il fuoco nascosto, cioè la passione: per me la bicicletta da corsa, che ho scoperto nell’età adulta. Non dimentico la prima avventura: Varese-Messina in nove tappe, senza alberghi prenotati, con un ricambio, un pantalone e una maglietta in due borse legate a un portapacchi leggero sulla ruota posteriore. Con me c’erano un giudice e un consulente del lavoro: 1575 chilometri in pieno agosto. Ci presi gusto. Da allora ogni anno un raid destinazione Parigi, Barcellona, Lourdes, la Puglia, la Sardegna, la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo. Quanti incontri.
Ad esempio?
In Sicilia, durante una sosta a Scicli si materializzò il commissario Montalbano personalmente di persona come dice Catarella. A Spoleto si avvicinò a noi fachiri su due ruote don Matteo che girava una puntata della celebre fiction. Vide la scritta sulle nostre magliette: società ciclistica Sant’Ambrogio, Varese. Mi disse che a Sant’Ambrogio aveva abitato nel dopoguerra quando nella città-giardino c’era il tram. Ma l’incontro più emozionante l’ho avuto sul Cammino di Santiago, nel tratto che scivola verso Finisterre. Un giovane senza pace che aveva fatto il cecchino, oggi si dice lo sniper, nella Legione Straniera. Camminava al mio fianco portandosi appresso i fantasmi delle sue vittime, più di trecento. Per lo più terroristi fulminati in Afghanistan, in Pakistan su indicazione dei Servizi Segreti mentre s’apprestavano a compiere attentati. Anche bambini imbottiti di tritolo da fondamentalisti sanguinari. Mi ha raccontato che era lì a cercare un rimedio interiore ai propri tormenti. Era in giro da mesi. S’addormentava in un ostello e lo svegliava l’incubo di quei morti ammazzati che gli si paravano davanti alla branda.
Il narratore si ritrova cronista...
Sembrano mestieri diversi, non lo sono. Anche quando tutti i santi giorni andavo a caccia di notizie ero in viaggio verso la conoscenza. La strada percorsa a piedi, in bicicletta, cioè a rallentatore, ti insegna sempre qualcosa. Sviluppa la vista, l’udito, il fiuto.
Un bilancio?
Ho imparato di più camminando e pedalando che intervistando. Viaggiare è un infallibile antitarme per conservare pulito il cervello. Da giovani cambiare aria è utile, da meno giovani umile. Meglio aggiungere vita ai giorni, che giorni alla vita: me lo disse Rita Levi Moltalcini in casa di Alfredo Ambrosetti. Lei si è goduta 103 primavere.

Elisa Castiglioni
DESIDERIA

Il Castoro, 2017

È un libro che sa di buono l’ultimo lavoro dell’autrice, nota firma della narrativa per l’infanzia e non solo, oggi varesina, dopo anni di vita e scrittura negli Usa. Anche questo romanzo è un viaggio: un affascinante percorso di crescita verso la ricerca del proprio destino e della libertà. Ambientato nel medioevo in Provenza, è la storia di un’eroina coraggiosa e forte, in campo nella lotta tra il bene e il male: una favola con tutti gli ingredienti classici, ma impreziosita da riferimenti storici e contemporanei, che saprà aprire il cuore anche ai non più bambini. Sullo sfondo infatti temi molto attuali come l’intolleranza verso il diverso. Il bene saprà trionfare? Con le splendide illustrazioni di Ilaria Urbinati, altra celebre firma - o meglio pennello - dalle collaborazioni prestigiose anche nel mondo d’impresa, da McDonald’s a Barilla.

Filippo Piazza (a cura di)
LA REALTA' DELLO SGUARDO
Scalpendi ed., 2017

I nostri libri di viaggio arrivano in Valle Camonica con i ritratti di Ceruti. A 250 anni dalla scomparsa di Giacomo Ceruti (Milano, 1698-1767) una mostra, allestita presso il Museo Camuno – CaMus di Breno e organizzata da Associazione Cieli Vibranti, intende presentare l’attività di ritrattista che il grande pittore svolse in Valle Camonica. L’evento, sostenuto dal Distretto Culturale di Valle Camonica, dal Comune di Breno e da Fondazione Comunità Bresciana, è curato da Filippo Piazza, responsabile scientifico del Museo Camuno – CaMus, e si avvale di un comitato scientifico di primo livello, che annovera i maggiori studiosi e specialisti del pittore. 
La mostra, che sarà visitabile fino al 7 gennaio 2018, è dedicata alla memoria di Oreste Marini (Castelgoffredo, 1909 – Castiglione delle Stiviere, 1992), professore, critico e pittore che fornì un importante contributo agli studi cerutiani.



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