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La femminilità nelle imprese? Un valore, senza dubbio. Eppure un valore non scontato: nel 2017 ancora occorre riflettere sul ruolo delle donne sul lavoro, tanto più se occupano un posto di comando. Ma quante sono davvero le “quote rose” ai vertici delle aziende varesine? I dati dello scorso anno di Movimprese raccontano di una realtà locale quasi allineata a quella regionale e nazionale, per quanto riguarda le titolari e le amministratrici, rispettivamente il 23 e il 26% del totale.

La vita delle giovani imprenditrici varesine, al di là delle statistiche e delle quote rosa. Tra punti di forza (per esempio la capacità di ascolto), preoccupazioni e sfide

Per quanto riguarda invece le società, le varesine in prima linea sono il 47%, quasi la metà del totale dunque, contro il 39 nazionale. Numeri in crescita costante negli anni e che meritano un approfondimento. Motivo questo che ha spinto il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese a promuovere un progetto formativo dedicato. Leadership al femminile è appunto il tema del percorso condotto da Gloria Bevilacqua dello Studio AttivAzione. 

“L’idea è nata da un confronto con alcune colleghe del mondo imprenditoriale parlando del ruolo delle donne e dei suoi molteplici aspetti. In primis, nella vita quotidiana”, racconta Eleonora Merlo, presidente del Gruppo Giovani. Classe ‘84, Merlo è Consigliere d’Amministrazione dell’Istituto Vigilanza Notturna di Gallarate. “Spesso noi donne ci ritroviamo in duplici vesti: alla vita lavorativa in cui gestiamo le nostre aziende si affianca l’organizzazione di quella privata e familiare. Tolti i panni di imprenditrici eccoci pronte a indossare quelli domestici in un quotidiano e continuo ‘switch on/off’, un lavoro non sempre facile”, spiega l’imprenditrice. “In secondo luogo, il ruolo in ambito lavorativo: essere ‘donna al lavoro’ o essere un ‘capo donna’ è sicuramente sfidante. Il contributo femminile in una organizzazione è fondamentale ma deve essere espresso nel migliore dei modi e per farlo è necessario saper valorizzare tutte le enormi risorse che abbiamo a disposizione. è da queste premesse che è nata la volontà di promuovere il progetto, con l’esigenza di trovare uno spazio dedicato al mondo femminile in cui potersi confrontare e trovare soluzioni, stili, schemi nuovi e diversi da quelli che ognuna di noi giornalmente utilizza”. 

Eleonora Merlo: “All’interno del Gruppo Giovani vogliamo creare uno spazio dedicato al mondo femminile in cui poterci confrontare e trovare soluzioni, stili, schemi nuovi e diversi da quelli che ognuna di noi giornalmente utilizza”

Se dunque la sfida è chiara, come va affrontata? “Bisogna lavorare sulle competenze e sull’assertività”, spiega la psicologa delle organizzazioni e formatrice, Gloria Bevilacqua. “E’ innegabile che le strutture non siano allenate alla leadership al femminile. Essere donne e, per di più, giovani, non sempre aiuta. Occorre quindi lavorare sulla strategia di comunicazione più efficace per ciascuna e per la propria organizzazione. L’obiettivo non è scimmiottare il maschile ma valorizzare il femminile. Come? Comprendendo la complessità del mercato contemporaneo e puntando su quelle caratteristiche tipicamente femminili, prima chiaramente svalutate e oggi ritenute punti di forza che portano risultati in azienda. Ci sono una serie di competenze, come ad esempio l’empatia, ritenute fondamentali nell’economia d’impresa”. Sulla carta sembra semplice, ma non lo è l’applicazione nella pratica dove si sommano diverse dinamiche come ad esempio il fatto che molte donne ai vertici siano di seconda o terza generazione. 

“Da una parte essere figlie del capo sembra un privilegio, dall’altra questa è una difficoltà ulteriore, anche perché il modello di riferimento è appunto ‘il papà’, un uomo. Le giovani imprenditrici non hanno avuto in genere un esempio di potere al femminile in ambito organizzativo e devono costruirselo: un prototipo funzionale e compatibile ciascuna con la propria realtà, valorizzando le radici e aprendosi al confronto in maniera nuova. Ecco: il confronto - che poi è la sintesi tra modello femminile dell’ascoltare e modello maschile del fare - è la chiave che apre le porte.”

Quali sono i consigli per una donna ai vertici di un’organizzazione? “E’ importante comprendere che ci si può allenare a trovare il proprio modo di essere e di fare in azienda”, sottolinea Bevilacqua. “Il primo consiglio per le imprenditrici è quello di allenarsi ad affermare e portare il proprio contributo personale e professionale più spesso di quello che verrebbe spontaneo. Nella nostra cultura, spesso in modo inconsapevole e involontario, alle donne non viene data parola e addirittura spesso viene tolta. La prima cosa da imparare, invece, è sostenere i propri sì e no, senza alzare la voce. Normalmente le donne sono abituate ad esprimersi liberamente solo nell’età scolare, ma questa modalità non è più efficace. Ricordiamoci che l’Italia è permeata dalla cultura mediterranea: sicuramente però questo territorio è aperto e sensibile al tema e il cambiamento è in atto”. 

A dimostrarlo, le esperienze delle imprenditrici varesine. La rappresentanza al femminile nel direttivo del Gruppo Giovani testimonia un’energia ed un entusiasmo che focalizza più i plus che i punti di debolezza. “Premetto che la mia realtà è prettamente maschile – parliamo pur sempre di un istituto di vigilanza – e quindi le difficoltà iniziali ci sono state, soprattutto se si pensa che oltre ad essere donna e giovane sono anche la figlia dell’imprenditore”, racconta Eleonora Merlo. “Ho dovuto gioco forza tenere conto delle caratteristiche del mio ambiente di lavoro, adattarmi e trasformare nel tempo il mio stile e il mio modo di rapportarmi. Ritengo che noi donne abbiamo un grande valore che difficilmente può essere eguagliato da un uomo: la sensibilità. Le donne riescono con più facilità a immedesimarsi, a comprendere e accettare diversi punti di vista. Caratteristiche apprezzabili in tutti i campi, ma soprattutto nel mondo imprenditoriale in cui il confronto umano e la capacità di interagire sono fondamentali”. 

“Al di là della femminilità, essere giovani di per sé, significa dover dimostrare qualcosa”, aggiunge Giorgia Munari de La Termoplastic F.B.M. “Personalmente ho dovuto costruirmi un ruolo in azienda: la difficoltà è stata creare da zero un’area nuova, quella del marketing, e questo ancor più mi ha messo nella posizione di dover dimostrare qualcosa a chi già lavorava in azienda in rami consolidati. Come si fa? E’ necessario mantenere sempre un equilibrio, occorre comprensione del proprio ruolo e, insieme rispetto di quello altrui, senza pensare di poter fare quello che si vuole ma insieme con la consapevolezza chiara delle proprie idee. Certamente, in questo percorso, si fanno degli errori ma da questi si impara. Devo ammettere che nei rapporti con le altre donne riscontro una grande collaborazione - e non come si crede erroneamente competizione - in vista di obiettivi comuni. L’importante, in azienda come fuori, è sempre la serietà”.

L’essere donna è dunque considerato da tutte un plus, un valore. Sulla stessa linea anche Giorgia Fantoni della Fantoni Luigi & C., vice presidente del Gruppo Giovani. “Nel mio settore - racconta l’imprenditrice - nonostante sia principalmente caratterizzato da una presenza maschile (imprenditori, professionisti e dipendenti), non vedo una grande difficoltà nell’essere giovane donna imprenditrice, anzi in alcuni casi superata la diffidenza iniziale dovuta più alla giovane età che all’essere donna, la collaborazione è migliore. Del resto se la donna più creativa incontra il pragmatismo maschile può nascere il team perfetto!”



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