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Alla fine del percorso scolastico può capitare di non aver del tutto chiare aspirazioni o ambizioni. Le alternative post diploma creano confusione e mettono ansia. Per superare lo sbandamento le Università lavorano per rafforzare il sistema dell’orientamento. Non è un caso che la LIUC – Università Cattaneo abbia deciso di offrire soluzioni diverse, alternando informazioni a esperienze dirette.

Quella della facoltà da frequentare è per i ragazzi una scelta che si fa sempre più difficile al crescere dell’offerta formativa e della complessità della società. Ecco come si attrezzano Università, scuole superiori e studenti

“In un sistema ideale si dovrebbe poter garantire un orientamento individuale - spiega il professor Michele Puglisi - ma le scuole e gli atenei  fanno fatica a organizzarli. I ragazzi hanno difficoltà a rielaborare la grandissima quantità di informazioni che incamerano attraverso i siti Internet, le presentazioni, i passaparola tra amici e famiglie. Di solito, questo primo step di pura informazione serve a capire quale delle 4 macro aree universitarie esplorare: scientifica, umanistica, sanitaria e sociale. Il passo successivo deve lavorare sulla motivazione, l’emozione che si vorrebbe trovare nell’affrontare questo o quell’ambito di studio prima e di lavoro poi. Per noi orientatori, il primo punto da focalizzare è la motivazione”.

Il professor Puglisi in LIUC da oltre 20 anni, con alle spalle una lunga esperienza di preside di liceo, si occupa, attraverso il CARED (Centro di Ateneo per la Ricerca Educativo-Didattica e l’Aggiornamento) di coordinare il dialogo e la collaborazione dell’Università con le scuole superiori sui temi dell’orientamento e della formazione. “In una società che cambia rapidamente - spiega il professor Puglisi - un ateneo deve preoccuparsi di contribuire alla costruzione della personalità dell’individuo, un processo che si fonda su elementi strutturali precisi, non soggetti a mode temporanee. Il  lavoro di un orientatore è quello di interpretare i desideri del numero più alto possibile di ragazzi, anche quelli che non si riesce a palesare”.

Il doppio binario, progresso e tradizione, è una costante del mondo della formazione: “Da alcuni anni, due termini solo apparentemente in contraddizione tra loro compaiono spesso nei documenti ufficiali e nelle discussioni sullo stato della scuola, della formazione, della cultura, della società. Mi riferisco ai termini ‘cambiamento’ e ‘permanente’. Leggiamo spesso di ‘gestione del cambiamento’ e di ‘cambiamento continuo’, ma anche di ‘apprendimento permanente’ (il famoso life-long learning) o di ‘orientamento permanente’. Basta mettersi almeno in parte d’accordo sul significato dei termini. Per me, l’orientamento dovrebbe essere un facilitatore di scelta nelle transizioni critiche cui sono chiamati i giovani, ad esempio dalla terza media alle scuole superiori e quindi da queste all’Università e alla professione. Così mi sono convinto che se il cambiamento è una caratteristica permanente nelle nostre società, allora i sistemi educativi come la scuola, l’Università, ma anche la famiglia, debbono prestare attenzione anche a ciò che permane, intendendo ciò che tende a rimanere costante, e non cambia così velocemente perché in fondo attiene alla natura umana”.

Ciò che conta per un giovane sono le “soft skills”: “Le competenze trasversali sono irrinunciabili e richieste dai selezionatori del personale, che non si accontentano solo di quelle tecniche. È in questo quadro che la LIUC si muove, ad esempio, con il Progetto Skills & Behaviour da anni attivo nei percorsi formativi interni, e soprattutto, nel definire con le scuole superiori esperienze di orientamento attivo e formativo, che facilitino la percezione consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, stimolino curiosità intellettuale e motivazione, e contribuiscano di fatto alla costruzione dell’identità di ciascuno in vista delle cosiddette  ‘scelte nella complessità’”.

Un obiettivo che LIUC condivide con le scuole: “Grazie al rapporto con i dirigenti scolastici e gli insegnanti, ci troviamo quindi nella condizione di poter proporre percorsi di orientamento anche indiretto, come sono ad esempio le numerose Learning Week che da tempo svolgiamo in LIUC su varie tematiche, all’insegna della discontinuità e della sperimentazione, che impegnano i partecipanti nel corso di una settimana di intenso lavoro interattivo e condiviso. È anche il caso della ‘didattica universitaria anticipata’, con le giornate di Università Aperta, quando gli studenti delle scuole superiori vivono un’esperienza interattiva con i docenti e gli studenti universitari”.

Non ci sono ricette o bacchette magiche per aiutare un ragazzo confuso a individuare il suo percorso: “L’orientamento non è una raccolta di informazioni, ma un supporto sia alla continuità dei processi educativi, sia alla ricerca individuale di un equilibrio tra ciò che si sa, si sa fare e si è. È la responsabilità sociale di un’istituzione che da secoli si impegna a trasmettere conoscenza. Allenare i giovani a saper cogliere le opportunità. Far emergere quella motivazione che è il lievito di qualunque torta”. 

 

Una lezione aperta ed è arrivata l’ispirazione 

“Dopo cinque anni di liceo scientifico volevo cambiare. L’ispirazione è arrivata per caso, seguendo il consiglio di una mia docente”.  Ilaria Proverbio, matricola della facoltà di Economia della LIUC – Università Cattaneo, deve la sua scelta alle lezioni aperte organizzate dall’ateneo: “Al quinto anno ho iniziato a frequentare il corso. I docenti mostravano come la matematica potesse avere applicazioni reali, decisamente interessanti. La teoria veniva messa in pratica e risolveva problemi concreti”. Ilaria non ha avuto bisogno di altre informazioni: “Mi è bastato chiedere ad alcuni amici per chiarire gli ultimi dubbi”.
A distanza di alcuni mesi, Ilaria non si è pentita, anzi: “Ciò che più mi affascina sono le occasioni di stage all’estero e tutte le opportunità di sperimentare ciò che si apprende in aula”.
E con gli esami, come va? “Beh, direi bene. Dopo il primo che ho affrontato con un po’ di ansia, gli altri sono andati anche meglio. Sono sicura di me perché sento che sto facendo ciò che mi piace. Sono consapevole del mio percorso e di quali sono i miei obiettivi”.

 

Corsi “spezzatino” e la scelta si complica

 

“Non è facile orientarsi tra le tante, troppe proposte delle Università. L’offerta è veramente vasta e, spesso, spezzettata. Un tempo era più semplice capire quale percorso fare per poter esercitare quella professione. Oggi le vie sono molteplici per arrivare allo stesso risultato. E i ragazzi si perdono”.
Per la professoressa Vittoria Petrucciani, responsabile dell’orientamento al Liceo Classico Cairoli di Varese, non è facile oggi fare la scelta della vita: “Noi iniziamo al terzo anno perché facciamo informazione anche sugli atenei stranieri che chiedono le iscrizioni sin dal quarto anno. Come Cairoli abbiamo organizzato una giornata orientativa a cui hanno aderito 16 atenei pubblici e privati. C’è poi stata la simulazione del test di medicina in collaborazione con l’Università dell’Insubria. Favoriamo anche la partecipazione alle giornate aperte con simulazioni e laboratori come quelle che fa LIUC, perché siamo convinti che aiutino il ragazzo a calarsi nel clima accademico”.
Qual è il peggior rischio che corrono? “Fare la scelta di comodo o, peggio, quella che promette la carriera più brillante. Io dico sempre ai ragazzi: immaginatevi nell’ambiente di lavoro, pensate se siete disposti a starci per tutta la vita. Non c’è solo lo stipendio: il lavoro è anche passione”.
 



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