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La sala del museo Baroffio, nel giorno della presentazione del restauro della Cripta del Sacro Monte sopra Varese, era strapiena di ospiti giunti a vedere i risultati di questa delicata e importante opera: tra gli altri, il vicario episcopale e presidente della Fondazione Paolo VI monsignor Franco Agnesi, l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia Cristina Cappellini, il vice presidente della Provincia di Varese Giorgio Ginelli, l’assessore al Commercio di Varese Sergio Ghiringhelli, Giorgio Gaspari in rappresentanza della Fondazione Cariplo, oltre ai responsabili della Sovrintendenza e agli architetti e restauratori che hanno partecipato ai lavori. Ma tanta partecipazione era più che giustificata: il complesso della Cripta del Santuario di Santa Maria del Monte, riaperto dopo molti anni il 1^ novembre scorso, si è rivelato uno dei monumenti più ricchi, articolati ed eloquenti della Varese antica.
 

Il restauro degli affreschi nella cripta nel Santuario di Santa Maria del Monte sopra Varese ha permesso di trovare opere che erano rimaste per secoli sotto l’intonaco. Sono comparse così tre Madonne che hanno dato il nome ad un corridoio percorrendo il quale, da una porta della facciata del Santuario, si giunge alla cripta

Tutto questo è risultato evidente però solo dopo una delicata opera di consolidamento e restauro, il cui risultato è stato suggestivo e sorprendente, e ha permesso persino di ritrovare tre affreschi del ‘400, i quali ora formano “la sala delle Tre Madonne“.
Un restauro desiderato da decenni: l’idea di rendere di nuovo fruibile ai pellegrini la cosiddetta cripta, già abside di una delle prime antiche chiese su cui era fondato il Santuario attuale, era stata infatti più volte accarezzata da monsignor Pasquale Macchi, e la Fondazione Cariplo aveva già garantito il contributo economico per il 70% del costo dei lavori. Il “testimone” fu poi ripreso dal presidente della Fondazione Paolo VI, Monsignor Luigi Stucchi, che si adoperò per dare un impulso maggiore alle indagini e agli studi per quest’opera ed impegnò la Fondazione stessa per il restante contributo economico, pari al 30%.
Solo nel 1999 però è stato possibile permettere i lavori della cripta senza chiudere al tempo stesso il Santuario sovrastante, l’unico vero limite che i rettori del santuario stesso avevano posto nel tempo. I lavori, complessi ed articolati, costati in tutto 1.150.000 euro, hanno permesso di consolidare le volte della cripta, rimuovendo le pesanti strutture portanti inserite nel 1931 e posizionando una struttura metallica in grado di sorreggere il peso - 72 tonnellate - del sovrastante altare marmoreo, che sta nel presbiterio del Santuario.
Dopo così tanti anni, ora è arrivato il momento della sua riapertura: in virtù di un suggestivo progetto firmato dall’ingegner Lorenzo Jurina, docente del Politecnico di Milano, e realizzato sotto il coordinamento generale dell’Architetto Gaetano Arricobene, ora la cripta si può godere nella sua interezza, grazie a passatoie trasparenti e a un gioco di luci - comandabile dalla guida turistica via tablet - che permette di apprezzare al meglio gli antichi affreschi senza danneggiarli.
 

I lavori, complessi ed articolati, sono costati in tutto 1.150.000 euro

Anche i lavori di restauro degli affreschi sono stati significativi, sotto la direzione di Isabella Marelli della Soprintendenza alle Belle Arti di Milano ed eseguiti dai restauratori Michele Barbaduomo e Luigi Reina, del Laboratorio San Gregorio di Busto Arsizio. Affreschi realizzati intorno al quattordicesimo secolo, anche se gli studiosi non sono concordi sulla loro datazione: secondo alcuni, infatti, le diverse scene sono state eseguite tra il 1360 e il 1370, mentre per altri la loro datazione risale ai primi anni del quindicesmo secolo, visto che ci sono caratteri stilistici simili a quelli degli affreschi nella chiesa della Schirannetta di Casbeno, che è del 1408.
I lavori più importanti hanno riguardato il corridoio d’ingresso alla cripta: qui sono stati scoperti innanzitutto due nuovi grandi affreschi, il più antico dei quali si può far risalire ai primi decenni del XV secolo, raffigura un donatore che ringrazia la Vergine col Bambino per la liberazione dalla prigionia e rispecchia lo stile del gotico-internazionale. L’altro affresco è di poco successivo ed è una Annunciazione, opera di un artista locale che ricorda però quel Masolino da Panicale attivo a Castiglione Olona intorno al 1435. I lavori di demolizione del contrafforte hanno poi permesso di scoprire un altro affresco più piccolo dei precedenti raffigurante una Madonna con Bambino: e proprio per quest’ultimo ritrovamento la sala di entrata ora è chiamata “la sala delle tre Madonne”.
Un tesoro prezioso ritrovato, che d’ora in poi dovrà essere difeso e costruito: “Il Sacro Monte sarà porta Santa in occasione del Giubileo, e la realizzazione di quest’opera e le scoperte che si sono fatte ci sembrano già un buon segno - ha spiegato Monsignor Franco Agnesi presentando l’opera restituita alla città e ai fedeli -. Non possiamo che ringraziare chi ha permesso tutto questo, ma qui c’è ancora molto da fare. Per questo ci appelliamo ai privati donatori, a chi si vuole prendere cura della manutenzione o di altre parti di opere”.
La cripta del Santuario di Santa Maria del Monte è nuovamente aperta al pubblico il sabato, la domenica e festivi: per visitarla, tutte le informazioni sono sul sito www.sacromontedivarese.it

 



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