Sviluppare una tecnologia digitale di pre e post-lavorazione dei tessuti in grado di abbattere i costi di produzione e riportare così in Europa l’industria tessile. Futuro e speranze di uno dei capisaldi del sistema manifatturiero del Continente, sono nelle mani di una Pmi del settore meccano-tessile di Solbiate Olona: la Cibitex. È qui che tecnici, ricercatori e consulenti stanno lavorando ad una piccola rivoluzione per creare nuovi impianti di pre e post-trattamento dei tessuti. Nelle cui potenzialità crede e scommette la stessa Unione Europea attraverso il Bando Sme Instrument del Programma Horizon 2020, per cui Cibitex si è vista promuovere a pieni voti nell’ambito della prima fase.
 

Il progetto di un’azienda di Solbiate Olona, sostenuto dalla Commissione Europea, che sta sviluppando una tecnologia di nobilitazione dei tessuti completamente digitale, in grado di abbattere i costi di produzione e riportare in Italia i volumi di produzione tessile che nell’ultimo decennio sono migrati in Oriente

“Sappiamo tutti che negli ultimi decenni la produzione tessile di massa si è spostata dai distretti tessili europei, compresi quelli più importanti italiani come il nostro varesino, verso Oriente -racconta Milena Cortiana, Amministratore Delegato di Cibitex -  noi vogliamo arrivare alla creazione di impianti completamente digitali per la nobilitazione del tessuto in tutte le sue fasi, in grado di abbassare drasticamente costi, tempi e impatto ambientale del ciclo produttivo, con risparmi tali da non rendere più conveniente produrre in Paesi dal basso costo della manodopera”. Ma non è solo una questione di costi, come spiega Marco Cortiana, Managing Director dell’azienda: “La nostra tecnologia è in grado di assecondare le strategie di quelle imprese di moda che già oggi stanno tornando a produrre in Europa, perché sempre meno interessate a logiche di volume e più concentrate sulla diversificazione della produzione in base ai gusti dei consumatori nei vari Paesi”. Zara e H&M, tanto per fare due nomi famosi, non producono più le stesse collezioni per l’Italia, la Spagna o gli Stati Uniti. Ogni Paese, ogni mercato ha i suoi capi di abbigliamento. “Queste dinamiche – prosegue Cortiana - stanno generando nuove logiche di produzione multi-localizzata, con stabilimenti vicini ai mercati che devono servire, con una politica di riduzione di stock di magazzino e un continuo cambio di collezioni, anche in una stessa stagione”. Ed è qui che si inseriscono la stampa inkjet e le tecnologie in via di sviluppo alla Cibitex.

Sono i numeri a parlare. Gli impianti tradizionali (ossia analogici) di lavorazione dei tessuti, che la stessa Cibitex realizza con successo da 40 anni per l’industria di mezzo mondo, comportano grandi investimenti. Sia in termini di spazio per i capannoni che devono ospitare le macchine, sia di risorse economiche e umane in termini di operatori necessari al ciclo produttivo. In pratica con gli impianti analogici di oggi una casa di moda che voglia realizzare un nuovo capo di abbigliamento, per 500 metri di tessuto ha bisogno di un tempo per la produzione che, a partire dall’ideazione e dal design fino alla consegna nei punti vendita, può occupare settimane. Con un investimento in impianti (ipotizzando di dover costruire uno stabilimento ex-novo) che può arrivare a svariati milioni di euro. Non solo, la stessa produzione comporterà elevati consumi di energia (decine o centinaia di kWh) e migliaia di litri di acqua per le fasi di lavaggio.
Con un flusso di produzione digitale come quello che sta sviluppando Cibitex, invece, tutto cambia. Anzitutto nei tempi, che dalla fase di ideazione alla realizzazione dei primi capi prototipali scendono a pochi giorni. “Campioni, prove, ripensamenti. Ad ogni cambio di immagine o di colore non è più necessario rifare forme da stampa e riavviare grandi impianti: tutto viaggia e tutto viene gestito con un file digitale e con una linea di produzione snella e compatta”, spiega Marco Cortiana. In termini di investimento, poi si abbattono le risorse necessarie a poche centinaia di migliaia di euro, stampanti comprese. “La nobilitazione analogica dei tessuti ha bisogno di grandi spazi per grandi impianti e grandi capannoni. Con il digitale tutto può stare in una stanza”, chiarisce l’idea Marco Cortiana. E i benefici sono evidenti anche in termini di impatto ambientale, con consumi di energia e acqua ridotti drasticamente.
 

Con la tecnologia digitale può nascere un’impresa di stampa e nobilitazione dei tessuti con investimenti anche dieci volte inferiori a un impianto tradizionale

I vantaggi sono poi tangibili anche sul piano della logistica. Con un sistema efficiente un brand di moda può decidere di non avere solo uno stabilimento in Asia dal quale spedire container via nave verso i cinque continenti, bensì di ri-localizzare le proprie sedi produttive, più snelle e digitalizzate, a presidio dei vari mercati. Il tessile a chilometro zero e just-in-time, insomma. “Con produzioni in continua evoluzione e tarate sulle effettive aspettative di vendita, sia nel retail tradizionale che nell’e-commerce. Non serviranno più stock enormi. Si lavorerà solo il tessuto che serve. Mentre oggi per rendere economico un avviamento macchina servono volumi minimi rilevanti”.

Non un semplice cambio di paradigma, quindi, ma un vero e proprio stravolgimento di logiche industriali. Il futuro è alle porte, se non già qui. Dopo ingenti investimenti con risorse proprie e l’approvazione del finanziamento da parte dell’Unione Europea per la prima fase di studio, l’impegno ci Cibitex è di condurre in porto anche la fase 2, che potrebbe finanziare fino al 70% delle spese di sviluppo della nuova tecnologia. Per riuscirci, però, Cibitex dovrà fare squadra con altre realtà. Il Bando Sme-Instrument (l’acronimo SME sta per “piccole e medie imprese”) prevede infatti che per il secondo step il progetto di ricerca e sviluppo coinvolga un certo numero di partner strategici, almeno due dei quali devono essere europei e di nazionalità diversa rispetto alla capofila. “Ci stiamo lavorando e la concretezza del progetto ci sta portando a dialogare con numerose potenziali controparti - racconta Milena Cortiana – e la nostra esperienza dimostra quanto l’accesso ai finanziamenti europei per una Pmi sia di sicuro difficile, ma possibile”. Come? “Prima di tutto servono informazione e accompagnamento che abbiamo ricevuto dall’Unione Industriali varesina. E poi rimanere fedeli a se stessi. Non ci si rivolge all’Europa per andare a caccia di soldi e poi si comincia a fare ricerca. Il processo è inverso: la UE e i suoi bandi devono essere visti solo come uno strumento a sostegno di una strategia tecnologica e di sviluppo di business già delineata e avviata. Al di là dell’aiuto che arriverà da Bruxelles, la Cibitex continuerà a investire in ricerca e i nostri investimenti in questa voce in rapporto al fatturato sono allineati a quelli delle best practice globali”, conclude Milena Cortiana.



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