“Dal ‘73 ad oggi c’è stato un incremento dell’export del Regno Unito verso l’Europa del 55%”. ricorda solo questo dato Gaetano Vitellino, docente di Diritto Internazionale dell’Unione europea della LIUC – Università Cattaneo per sottolineare un legame di mercato piuttosto importante e vantaggioso per il paese. A tre giorni dal referendum del 23 giugno che porterà  gli elettori britannici alle urne a votare per la permanenza o meno del Regno Unito nell'Ue, un focus sulle eventuali conseguenze economico giuridiche di questa uscita, organizzato dall’ateneo di Castellanza, mette in evidenza una situazione complessa con più ombre che luci.

Del resto, come afferma il collega Rodolfo Helg Direttore della Scuola di Economia e Management, Ordinario di Economia politica (sempre della LIUC), “praticamente tutte le previsioni realizzate da autorevoli voci economiche sottolineano gli svantaggi di quest’uscita”. Sono considerazione di ordine economico e di diritto, e non necessariamente coincidenti, quelle che i due docenti hanno presentato alla stampa a poche ore da un voto che di per sé segnerebbe più che una sconfitta, in caso vincesse l’exit, un ritorno al passato.

Senza la Ue Londra ripiegherebbe su altri accordi internazionali come quelli di Efta e See

Va detto infatti che la Gran Bretagna si troverebbe a rientrare in spazi di mercato alternativi abbandonati in passato per entrare nell’Unione Europea, appunto nel ’73. Parliamo ad esempio dell’Efta (Associazione europea di libero scambio) o, altro esempio, del cosiddetto See (Spazio Economico Europeo.) Vie certamente praticabili ma che rischiano di essere poco soddisfacenti per Londra, in primis perché imporrebbe il rispetto a delle regole alla cui elaborazione il paese non ha concorso. E per quanto riguarda le possibili conseguenze per noi, intesi come gli altri paesi Ue? Al di là del rischio emulazione, l’uscita ci danneggerebbe politicamente ed economicamente.

Fatta l'Europa, fare gli europei senza Uk sarebbe più difficile

L’accordo concesso a Cameron pochi mesi fa, rischierebbe infatti di creare asimmetrie in Europa. E, in ogni caso, la perdita di un paese che in Europa porta avanti le istanze più liberal rappresenterebbe un limite per tutti. Quanto alle previsioni sul voto, i docenti non si sbilanciano, nonostante gli ultimi fatti di cronaca possano per entrambi rappresentare un fattore importante per l’opinione pubblica. Ma la preoccupazione è più sociologica. “Fatta l’Europa, bisognerebbe fare gli Europei”: sottolineano entrambi gli studiosi, rovesciando uno storico concetto. Un processo a serio rischio con la Brexit.



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