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Il tiro con l’arco ha fatto centro anche all’Università dell’Insubria dove è nato un college per accogliere studenti appassionati di questa disciplina in cui il territorio esprime più di un rappresentante in nazionale con lo sguardo rivolto alle prossime Olimpiadi

Mariangela Casartelli, presidente dell’Arcieri Varese, è una donna di sport e con molte frecce nella sua faretra. Una delle migliori, con la quale ha fatto centro, è certamente quella lanciata cinque anni fa, quando, insieme a Walter Sinapi, ha avuto prima l’idea, e poi la forza, di dare vita, grazie alla collaborazione dell’Università dell’Insubria e della Federazione, al College di tiro con l’arco. Una realtà partita con due soli arcieri, Giorgio Cazzaniga e Alberto Fioroli, ai tempi studenti universitari e belle promesse dell’arco varesino e del panorama italiano. In questo momento il College conta 5 atleti di cui 4 nazionali, pronti a giocarsi la partecipazione alle prossime Olimpiadi. Il College oggi non solo è un fiore all’occhiello nel panorama sportivo universitario e del territorio della provincia, ma rappresenta anche un esempio unico nell’Italia intera. Un punto di riferimento nazionale dove le giovani promesse che vogliono coniugare lo studio alla pratica di questa disciplina possono trovare nel Campus anche gli spazi per vivere il resto della giornata e poter così dare continuità a didattica e sport in maniera certamente più organica. “Tutto è nato con Cazzaniga e Fioroli – spiega Casartelli – erano studenti universitari e arcieri molto bravi e promettenti. E poi il progetto è partito subito sotto una buona stella, ovvero la medaglia di bronzo conquistata da Fioroli nel 2014 ai Campionati Europei”.

Un arciere, in gara corta, ovvero quella a 72 frecce, alla fine della prestazione, arriva a sviluppare uno sforzo pari a quello necessario per sollevare 18 quintali

Insomma, il buon giorno si è visto subito dal mattino, tanto che, anno dopo anno, il College si è consolidato ospitando arcieri universitari provenienti da differenti parti d’Italia. Che qui a Varese hanno quanto di meglio può immaginare un giovane che è studente, ma anche atleta ad alto livello. Una dimora, poiché il College conta su 4 “isole” con spazi abitativi indipendenti e con cucina, un’università, un tutor che assiste gli arcieri e un campo di tiro. Per il momento indoor, perché per tirare all’aperto si va all’Arcieri Varese di Calcinate. “Anche se stiamo lavorando per crearne uno all’aperto proprio all’interno del Campus al fine di evitare i continui spostamenti. Realizzarlo è importante poiché così i ragazzi, nei momenti di pausa dello studio, possono dedicarsi ad arco e frecce senza perdere troppo tempo”. Gli arcieri universitari poi hanno a disposizione la palestra per la preparazione atletica. Aspetto questo fondamentale per chi tira con l’arco, “uno sport – come l’ha definito il professor Del Monte – di destrezza, che richiede impegno muscolare a scopo posturale e direzionale”. Insomma, non basta avere una buona mira, poiché occorrono: forza, rapidità, resistenza, resilienza e capacità coordinative. Oltre che una grande concentrazione. C’è un dato davvero curioso a tal proposito che ben fa comprendere quanto il tiro con l’arco sia disciplina complessa: un arciere, in gara corta, ovvero quella a 72 frecce, alla fine della prestazione, arriva a sviluppare uno sforzo pari a quello necessario per sollevare 18 quintali. Pesante, eppure leggero, proprio come la freccia che, una volta scoccata, viaggia rapida e sospesa nell’aria fino al paglione.

In provincia di Varese il tiro con l’arco può contare quasi 500 tesserati e ben 7 società, molto attive e ottime scuole di formazione per chi si dedica a questo sport che può essere praticato a partire dai 9 anni di età

Ma il tiro con l’arco in provincia di Varese non “frequenta” solo l’università. Il movimento, infatti, gode di buona salute su tutto il territorio. Può contare quasi 500 tesserati e ben 7 società, molto attive e ottime scuole di formazione per chi si dedica a questo sport, che può essere praticato a partire dai 9 anni di età. Lo sport è disciplina, formazione fisica e mentale, ma anche agonismo e perfino su questo fronte la provincia di Varese può essere considerata terra di arcieri: ogni anno vengono organizzate in media 25 gare. Insomma, un movimento che è vivo, attivo e capace di superare le tante difficoltà economiche e organizzative che caratterizzano gli sport considerati, a torto, minori, ma anche le barriere. Già perché da quest’anno il tiro con l’arco della provincia può fregiarsi anche di un nuovo progetto dove sport e inclusione vanno di pari passo. Dopo la sperimentazione avvenuta nella passata stagione l’Arcieri Varese si doterà di due mirini tattili, che permetteranno anche agli atleti non vedenti di praticare il tiro con l’arco. “Il nostro è uno sport davvero per tutti – spiega Casartelli – non c’è una distinzione tra atleti e paratleti”.  

 

La curiosità

 

Di padre in figlio e nipote. Per i Barigozzi di Olgiate Olona il tiro con l’arco è una questione di famiglia. E proprio nelle prossime settimane, su un campo di tiro, esordirà anche il più piccolo, figlio di Marco, nella sua prima gara ufficiale. L’amore tra i Barigozzi e questo sport scoppia circa trent’anni fa. Marco a seguito di un infortunio deve lasciare lo sport praticato e prende in mano arco e frecce. Insieme a lui anche il padre il Franco. Prima nella Cam di Gallarate e ora, da qualche anno, nella Tre Torri di Cardano al Campo, dove Franco si occupa della crescita dei giovani. Ma una freccia tira l’altra e anche il piccolo di famiglia, si è lasciato affascinare da questo sport che ha un grande potere evocativo, ma che richiede grande disciplina fisica e mentale.
 



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