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La storia di Pietro Scidurlo, l’handbiker di Somma Lombardo che apre la via ai pellegrini sia normodotati sia con ridotta mobilità. Viaggiatori in carrozzina, dializzati, non vedenti o sordi a cui spiana la strada grazie ad una guida nata dall’esperienza in prima persona 

Non si compete per diventare i migliori ma per migliorare se stessi. Il fine non è tagliare la bandiera a scacchi, ma crescere come persone. Con questo approccio etico Pietro Scidurlo, 38 anni, di Somma Lombardo, paraplegico dalla nascita per un errore nel parto (“Ero podalico, mi tirarono fuori per le gambe spezzandomi la spina dorsale”) si è costruito una nuova vita. Gira l’Europa con l’handbike pedalando con le mani e scrive libri per i pellegrini. Ha cominciato con la “Guida al cammino di Santiago di Compostela” (Editore Terre di Mezzo, 320 pagine, 20 euro) in collaborazione con l’amico Luciano Callegari. Una guida per tutti. Una primizia in Europa.

“Quando dico tutti non intendo soltanto i normodotati - sottolinea - ma chiunque abbia esigenze specifiche. Segnalo chilometraggi, strade, percorsi, farmacie, alberghi e ostelli attrezzati per ospitare persone con mobilità ridotta, viaggiatori in carrozzina, trapiantati, dializzati che devono sottoporsi a trattamenti durante il cammino, non vedenti, non udenti, celiaci, vegani, famiglie con anziani e bambini al seguito e pellegrini con cavalli, cani e animali da soma”.

A Santiago, lui è già andato quattro volte. Nel 2012 e nel 2013 ha coperto il cammino dai Pirenei all’Oceano Atlantico e percorrendo quelle strade sterrate, superando colli e passi di montagna sotto il sole a picco e la pioggia, a forza di braccia e di volontà, ha trovato la sua meta. “Non accettavo la mia disabilità - spiega -. La prima volta partii con i miei genitori e dopo tanti viaggi della speranza deludenti, scoprii i valori del pellegrinaggio e dell’accettazione. Ora il mio obiettivo è comunicarli agli altri rendendo agevole il loro cammino. Voglio aprire l’esperienza a tutti, senza distinzioni. è un concetto fondamentale, non si deve più parlare di categorie ma di viaggiatori, ognuno con le proprie esigenze”. 

Di ritorno dal primo viaggio rivelatore, Pietro ha fondato l’associazione Free Wheels Onlus con sede in corso Europa 20 a Somma Lombardo (tel. 340-3914360 o 347-1406659). L’associazione, iscritta all’albo nazionale no-profit, ha un sito internet (www.freewheelsonlus.com). Finora si è concentrata sui progetti avvalendosi di numerosi volontari. Presto, grazie all’aiuto della Web Agency Hostinato di Legnano (CEO Luca Vasirani), comincerà a fare “scouting” con la nuova piattaforma aperta a chi vuole iscriversi.

Dopo il ritorno dal primo viaggio sul cammino che va dai Pirenei all’Oceano Atlantico, Pietro ha fondato l’associazione Free Wheels Onlus che porta avanti i propri progetti avvalendosi di numerosi volontari

“La guida presenta tre diversi itinerari - racconta l’handbiker varesino - il primo è quello classico per i normodotati. Il secondo segnala il percorso asfaltato ciclabile per viaggiatori alle prime armi, lontano dalle strade a scorrimento veloce, dalle autostrade e superstrade ma vicino al cammino originale. Il terzo è un tragitto né facile né difficile su un terreno misto asfaltato-sterrato per pellegrini con mobilità ridotta. Si può percorrere in mountain-bike o con altri strumenti adatti. L’associazione mette a disposizione veicoli speciali a chi non può spendere 8.000 euro di bicicletta”.
La guida è stampata in 6.000 copie e chi la ordina direttamente all’associazione contribuisce a finanziare i prossimi progetti. “L’obiettivo entro il 2020 è mappare la Via Francigena dal passo del Gran San Bernardo a Roma. L’ho già percorsa due volte e sono stato ricevuto da Papa Francesco in Vaticano. Era l’aprile del 2016, il Lunedì dell’Angelo. Mi ero preparato tante cose da dirgli ma quando me lo sono visto davanti, ho trovato il coraggio di dirgli soltanto che mi auguro che l’esperienza del pellegrinaggio religioso possa abbracciare tante persone perché ti cambia la vita. A Roma, sono stato ricevuto anche dal Ministro ai beni culturali Dario Franceschini”. 

L’idea di mappare la Via Francigena è costosa e non c’è ancora un progetto operativo. Ma è la strada giusta. “In Italia non esistono statistiche sui numeri e il tipo di persone che affrontano i pellegrinaggi - osserva Scidurlo -. Tuttavia ci siamo accorti che qualcosa in Europa sta cambiando. Nel 2014 soltanto dieci persone con disabilità affrontarono il cammino per Santiago, l’anno seguente furono centoundici, nel 2016 il loro numero salì a centotrenta. Questi dati ci fanno pensare che la pubblicazione della prima guida per tutti abbia suscitato interesse e voglia d’intraprendere l’esperienza. È importante che l’offerta di strutture di accoglienza e di servizi sia adeguata alla domanda e si possa migliorare il percorso rendendolo agibile veramente a tutti”.

L’associazione propone anche mete non religiose in accordo con il Consiglio d’Europa di Strasburgo, l’organizzazione più antica per i diritti umani e le pari opportunità. Le Cultural Routes hanno certificato sino ad oggi trentaquattro itinerari. Dopo il primo incontro a Strasburgo, l’associazione Free Wheels è stata portata ad esempio di buone pratiche per l’Italia e ora si lavora all’ipotesi di certificare il primo itinerario a fruibilità universale. “La nostra collaborazione - sottolinea Scidurlo - è finalizzata a questo obiettivo”. Per gli spostamenti in Europa l’associazione si avvale di un pulmino sponsorizzato per le persone con disabilità. L’automezzo è dotato di una pedana idraulica per l’imbarco e lo sbarco dei passeggeri, ha nove posti a sedere che all’occorrenza lasciano spazio a sei carrozzine ed è attrezzato per la guida di persone con mobilità ridotta. Il veicolo è stato acquistato con l’interessamento di Max Laudadio da una joint-venture tra Free Wheels e l’imprenditore Alessandro Carlomagno, titolare della società Delta che ha il mezzo e raccoglie la pubblicità. La Delta è in attività da tre anni e gestisce sette veicoli a Marzio, Gazzada, Somma Lombardo, Varese, Solbiate Olona, Induno Olona e Cardano al Campo. I furgoni “pubblicitari” sono adibiti ai servizi sociali per l’assistenza alle scuole, ai poveri, ai disabili e alle categorie deboli. 



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