Marco Ghiringhelli, maestro alla Robur et Fides Varese: “Non è semplicemente uno sport, ma una filosofia di vita che aiuta ad affrontare le difficoltà quotidiane”

‘‘La flessibilità può neutralizzare la forza bruta”. Non si può capire cosa sia il judo se non si parte dal significato. La  parola judo, infatti, è composta da due ideogrammi: “ju”, che significa flessibilità, non-resistenza, dolcezza e “do”, che si traduce con cammino o via. Una strada che Marco Ghiringhelli, maestro della Robur et Fides Varese ha imboccato ben 49 anni fa e sulla quale ancor oggi “cammina”.

Per Ghiringhelli il judo è una questione di famiglia. Da sempre. Da quando lo zio Antonio lo portò per la prima volta al Judo club Varese, la cui palestra si trovava proprio sotto le tribune del Franco Ossola. Da una parte il tatami e dall’altra il ring della boxe. Ghiringhelli non ebbe dubbi tra correre il rischio di finire al tappeto con i guantoni infilati o combattere a mani nudi sul tappeto giapponese. Scelse la seconda opzione. E in famiglia non fu l’unico. Oltre allo zio e al fratello Walter, che ha praticato il judo per anni, anche i due figli di Marco sono judoki. Matteo, oggi fisioterapista, continua ad allenarsi una volta la settimana, mentre Manuel è maestro nazionale “e – spiega il papà – la cosa più logica sarebbe che iniziasse a prendere in mano lui le redini dell’insegnamento alla Robur”.

La via del judo è lunga e anche quella percorsa da Marco Ghiringhelli in questo sport: “Varese, Gallarate con il maestro Walter Scolari, con il quale ancor oggi mi alleno sono state le palestre in cui mi sono formato prima di approdare allo Robur trent’anni fa, quando ho avviato i corsi”. Ghiringhelli, maestro cintura nera sesto dan, che sul tatami ha conquistato un terzo posto ai Campionati Italiani, un Campionato europeo Master nella propria categoria e un terzo posto ai Campionati Mondiali sempre Master, conosce alla perfezione il mondo del judo, “che – spiega – non è semplicemente uno sport, ma una filosofia di vita e chi lo pratica impara ad affrontare le difficoltà che si incontrano quotidianamente, a sviluppare la resilienza, lo spirito di adattamento, ma anche a conoscere i propri limiti, il fatto che si può sbagliare e che, dopo ogni sbaglio, che equivale ad essere buttato per terra in un combattimento, ci si rialza e si riparte”. Tantissime cose per un’arte marziale che insegna a sfruttare la forza fisica dell’avversario prima ancora di utilizzare le propria.

Il maestro Jigoro Kano, fondatore di questa disciplina, infatti, sosteneva che fare judo significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l’addestramento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico e spirituale. Per arrivare a questo la strada da seguire è una sola ed è fatta di fatica e perseveranza negli allenamenti: “Per ottenere buoni risultati servono sacrifici – spiega Ghiringhelli –. I miei allievi più promettenti vengono in palestra anche due volte al giorno”. La mattina prima di andare a scuola o al lavoro e alla sera. Solo così si allena il proprio fisico e la propria testa: “Per combattere è fondamentale la tecnica e per averla bisogna allenarsi. Più stai sul tatami e più acquisti consapevolezza nelle tue capacità e ciò significa che quando hai di fronte un avversario, qualsiasi esso sia non hai mai paura”. 

Una disciplina in crescita nell’intera provincia

Contatto fisico con l’avversario, ma soprattutto contatto con se stessi. Sport ideale per aiutare lo sviluppo armonico del fisico dei bambini, ma anche per “allenare” la testa e soprattutto imparare a gestire l’aggressività. Il judo, che rientra tra le discipline olimpiche, è ancora molto legato all’esposizione mediatica della più grande manifestazione sportiva mondiale, anche se nella nostra provincia sta vivendo un buon momento sia sotto il profilo dei risultati degli atleti, sia sotto l’aspetto dei numeri in termini di iscritti alla FIJLKAM - Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali.
“A livello provinciale - spiega Raineri Perego, il delegato della federazione in provincia di Varese - possiamo contare su più di mille iscritti tra judo e karate e più di venti società aderenti alla FIJKAM. A livello di promozione del judo è chiaro che le Olimpiadi rappresentano un volano eccezionale, soprattutto se i nostri nazionali conquistano medaglie, proprio come a Rio 2016, quando l’oro di Fabio Basile è stata la duecentesima medaglia olimpica vinta dall’Italia. Ma sia la Federazione, sia le società stanno svolgendo un ottimo lavoro”. Basti pensare ad esempio che il Judo club di Castellanza ogni anno organizza una manifestazione che conta la partecipazione di oltre 600 bambini e che anche i risultati non mancano grazie a Emma Petrolo, campionessa italiana esordienti, Angelica Zanesco, arrivata terza nella categoria Giovanissimi come Roberto Campo agli Assoluti o Franco Ghiringhelli, che ha conquistato l’oro mondiale a Olbia nella categoria Master.
Il lavoro più importante però non è solo sul numero di tesserati, bensì sulla diffusione dei veri valori di questa arte marziale che ha alle spalle una storia ultra secolare: “Come Federazione - prosegue Perego - anche sul territorio provinciale, stiamo portando avanti un ‘Progetto Arti Marziali’ a partire dalle scuole dove l’obiettivo è far comprendere sia ai bambini, sia ai genitori che sul tatami si cresce. Certo il nostro è uno sport di contatto, ma il primo obiettivo deve essere la crescita dell’individuo e sotto questo profilo il judo è considerato uno sport completo poiché sviluppa le capacità motorie, aiuta a mantenere a lungo la concentrazione, a canalizzare l’aggressività e a mantenere in armonia mente e corpo”. Ma per far attecchire questi principi occorrono buoni maestri, “che noi abbiamo - prosegue Perego -. Penso a Marco Ghiringhelli della Judo Robur et Fides Varese, a Claudio Zanesco della Pro Patria Judo, ad Antonio Pitrelli del Judo Ken Kyu Kai di Somma Lombardo, a Franco Minimo del Gymnic club di Induno Olona e a Cinzia Cavazzuti, ex atleta olimpionica e vicepresidente del Comitato regionale lombardo”.



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