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Uno splendido cammino tra paesi, lago e boschi, con tante sorprese lungo la strada. Partendo da Cerro di Laveno Mombello e lì ritornando, sono ben 17 i chilometri, per 400 metri di dislivello, che si possono percorrere, tra finestre panoramiche e centri storici a dir poco pittoreschi

Settembre è un mese incantevole per immergersi tra i sentieri della nostra provincia. Il caldo non è più troppo intenso, ma le ore di luce sono ancora sufficienti per lasciarci godere a ritmo lento itinerari e percorsi fino a tardi. L’anello di Santa Caterina è un percorso circolare che, partendo dalla frazione Cerro di Laveno Mombello, accompagna il visitatore attraverso alcuni luoghi iconici della provincia di Varese e svela anche alcuni piccoli tesori nascosti. Il sentiero si sviluppa lungo la fascia costiera compresa tra Laveno e Monvalle, interessando quello che si può considerare il gioiello storico-architettonico della provincia di Varese: l’Eremo di Santa Caterina, patrimonio Unesco. Oltre ad esso si ha l’opportunità di poter ammirare anche alcune località e punti di interesse tanto affascinanti quanto poco conosciuti, come il piccolo nucleo di Cerro col suo panoramico lungolago e il Museo della Ceramica, la chiesetta romanica di San Defendente, l’antico centro di Arolo con la sua strada romana, il piccolo promontorio del Sasso Moro.

Tutti i siti di grande interesse intervallati da finestre panoramiche tra le più belle di tutto il Verbano. Il sentiero si può chiudere ad anello percorrendo parte della Dorsale del Verbano che ci riporta a Laveno Mombello, per un totale di circa 17 chilometri di percorso e 400 metri di dislivello positivo, percorribili in bicicletta o a piedi, ma anche a cavallo o come terreno di percorso per chi pratica Nordic Walking. Non serve una preparazione particolare per affrontarlo, visto che come grado di difficoltà è considerato “turistico”, ma ovviamente è necessario avere già un po’ di dimestichezza con le camminate su lunghe distanze, perché sui piedi e sulle gambe gli ultimi 3-4 chilometri potrebbero farsi sentire. I punti di interesse che si toccheranno lungo il cammino sono soprattutto di tipo storico artistico e naturalistico. Incanteranno gli scorci sul lago a Santa Caterina e Arolo, ma allo stesso temo conquisteranno i sentieri nel verde, che regalano sempre qualche chicca inaspettata.

Da Cerro a Santa Caterina, quante sorprese!

Il percorso comincia, come detto in precedenza, lungo la fascia costiera tra Cerro di Laveno e Monvalle. Il cartello di inizio e fine anello è all’altezza del parco giochi fronte lago, nella piazzetta di Cerro antistante Palazzo Perabò, sede del Museo della Ceramica. Se si ha tempo, all’inizio o alla fine del tour il consiglio è di visitare lo spazio espositivo, una delle produzioni manifatturiere più antiche e caratteristiche di Laveno Mombello e fare visita anche al piccolo borgo, dove nel 1800 soggiornò in diverse occasioni anche lo scrittore Alessandro Manzoni, ospite dei conti Stampa che amavano molto queste zone. Il percorso poi procede ed è segnalato con la sigla VVL-C1 sulla classica segnaletica verticale bianco-rossa. Da Cerro si percorre il breve tratto di lungolago per giungere velocemente a Ceresolo, dove si trova un altro piccolo tesoro in un’atmosfera campestre. Si tratta della piccola chiesa di San Defendente, affiancata dal campanile romanico.
Continuando il cammino si arriva al punto più famoso della zona: Santa Caterina del Sasso. Il luogo giusto in cui fermarsi a prendere un caffè prima di visitare il santuario e riprendere col percorso. L’eremo fu fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale che, dopo essere scampato a un nubifragio si ritirò in una grotta iniziando una nuova vita da eremita e diventando un simbolo e un punto di riferimento di vita spirituale. L’Eremo di Santa Caterina prende il nome dalla cappella, visibile oggi sul fondo della Chiesa, che proprio il mercante fece dedicare alla santa.

Il sentiero si sviluppa lungo la fascia costiera compresa tra Laveno e Monvalle, interessando quello che si può considerare il gioiello storico-architettonico della provincia di Varese: l’Eremo di Santa Caterina, patrimonio Unesco

Piccole grandi scoperte

Dall’Eremo, si prosegue scendendo verso Cellina e anche qui lungo il cammino si ha una piccola sorpresa. Su un’altura, che si attraversa seguendo il sentiero, si incontrerà il Santuario di Maria Stella Maris, un edificio religioso dallo stile originale rispetto a quelli che siamo abituati a vedere. Si tratta infatti di una moderna costruzione di stampo neogotico. Edificata negli anni ‘50, la chiesa ha gli esterni, lasciati in cemento armato a vista, arricchiti da una facciata a vela, con aperture ogivali e andamento slanciato. La chiesetta al suo interno conserva il seicentesco dipinto della Gloria di San Rocco, attribuito a Camillo Procaccini. Un altro piccolo tesoro si trova ad Arolo, la più meridionale frazione di Leggiuno, con la bella scalinata che dal centro del paese accompagna verso il lago. 

La Torbiera di Mombello

Senza dubbio anche la parte di percorso che conduce nei boschi regala scorci e sorprese affascinanti. E passeggiando tra piccoli sentieri e tanto verde, ci si imbatterà anche in questa speciale area umida, la torbiera di Mombello. Una zona poco conosciuta da chi non abita nelle vicinanze eppure incantevole, anche per l’importanza storica e naturalistica che la caratterizza. La configurazione della torbiera risale all’era quaternaria, quando in una cerchia di colline moreniche dovuta all’azione disgregatrice dei ghiacciai, si formò un laghetto che col trascorrere del tempo vide diminuire le sue acque pian piano fino a trasformarsi in palude. Lungo il bordo orientale dello stesso laghetto si sistemarono i primi abitatori della nostra zona: qui installarono le loro capanne sostenute da palafitte e lasciarono una traccia della loro vita come frammenti di vasi, punte e pugnali. La zona della Torbiera è interessante anche dal punto di vista naturalistico. La flora spontanea assume caratteristiche a sé stanti. Ad esempio, tipici vegetali di questo ambiente umido sono le canne di palude, che occupano oggi una buona parte della torbiera e le carici (carex caespitosa) che formano vistosi cuscini emisferici. Tra le piante acquatiche prevale la tifa (tipha latifoglia). Numerosi alberi caratteristici di questi ambienti umidi si sono insediati tra le canne e le carici: l’ontano nero, il salice bianco e cenerini, la fusaggine, la betulla, il ciliegio a grappoli, la sanguinella, il pioppo nero ed il cipresso di palude (taxodium distichum) inserito nell’ambiente ad opera dell’uomo. Da segnalare la presenza dell’osmunda regalis, felce protetta di bellissimo aspetto, una volta diffusa nel nostro territorio ed ora assai meno frequente. Per quanto riguarda la fauna, oltre alle zanzare ed alle libellule, vi sono alcune specie di acari e ragni ben adatti alla vita acquatica come l’argyroneta acquatica, unico aracnide che trascorre la vita sott’acqua. L’ambiente è ideale per rane e rospi, soprattutto durante il periodo estivo. Tra i rettili è diffusa la biscia dal collare, innocua e perfettamente adatta alla vita acquatica. Alcuni uccelli migratori nidificano in prossimità della torbiera, come anatre selvatiche, germani, gallinelle e folaghe. Fra i mammiferi sono da segnalare il toporagno acquatico e l’arvicola terrestre che vivono in prossimità dell’acqua, scavando gallerie vicino alle rive.  

CONSIGLI PER NON PERDERSI

L’Anello di Santa Caterina è insomma una splendida gita da regalarsi a fine estate o inizio autunno, anche per i paesi e le piccole memorie che risveglia passeggiando per tutti questi chilometri. L’unica criticità è quella del percorso, non sempre chiaro e immediato. L’ideale è scaricare una mappa gps prima di mettersi in cammino. Ce ne sono diverse disponibili online, come ad esempio quella di GPS Varese.



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