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È sempre difficile il ruolo del profeta in patria. Anche per il giovane maestro di fama internazionale Enrico Saverio Pagano, varesino d’adozione che con la sua orchestra “Canova” continua a mietere successi ovunque, ma con la speranza, un giorno, di potersi esibire anche nella sua città

Parlare con Enrico Saverio Pagano è come respirare un soffio di aria pulita, essere contagiati da un entusiasmo schietto abbinato a una solida professionalità, sorprendente per la sua giovane età, 25 anni da poco compiuti, frutto di anni di intenso studio e lavoro, che lo porterà a breve a diplomarsi anche in composizione, al Conservatorio di Como. Nato a Roma da una famiglia di origine salernitana, Pagano è varesino dal 2006, quando il giovane musicista si iscrive al “Puccini” di Gallarate, allievo di Andrea Scacchi per il violoncello, di Carla Rebora per l’armonia e Giacomo Mezzalira per il solfeggio, con in testa l’idea di diventare direttore d’orchestra, dopo che i genitori, entrambi melomani, lo avevano indirizzato a 8 anni allo studio del violoncello, strumento in cui si diplomerà al Conservatorio di Brescia nel 2016. 
Allievo per la direzione d’orchestra di Gilberto Serembe e Umberto Benedetti Michelangeli, nipote del celebre pianista, Enrico si diploma l’anno successivo per poi perfezionarsi al Royal Conservatoire of Scotland e al Royal Welsh College of Music. In precedenza, nell’estate del 2016, era stato uno dei due direttori selezionati per partecipare al Curtis Summerfest del Curtis Institute of Music di Philadelphia. Lo scorso anno Enrico Saverio Pagano è stato assistente di Alessandro Quarta, leader di Concerto Romano e direttore artistico della Federazione italiana di Musica antica, impegnato nelle opere “Aci e Galatea” di Händel e “L’empio punito” di Alessandro Meloni, un compositore romano degli anni ottanta del ‘600.

Ma già dal 2014 Pagano era a capo di un’orchestra, la “Ildebrando Pizzetti”, fondata a Varese con un gruppo di giovani musicisti desiderosi di dare alla città un’immagine musicale nuova e dinamica, con un occhio rivolto al classicismo musicale senza trascurare il ‘900 e la musica contemporanea. Da allora l’orchestra ha fatto molta strada e, lo scorso anno, ha cambiato nome e pelle, trasformandosi in “Canova”, sia per un omaggio al grande scultore sia per l’idea di una “cà nova”, un luogo dove mettere a dimora le proposte musicali di qualità concertate con il Presidente dell’ensemble, il musicologo e discografico Mario Marcarini. L’orchestra, dall’età media di 25 anni, conta su musicisti provenienti dall’Accademia della Scala e dai conservatori di Milano, Como e Novara, con alcuni professori varesini, come il contrabbassista Marco Di Francesco, la violinista Michela Carù e il violista Michele Rinaldi.

La collaborazione con Mario Marcarini ha portato il primo frutto, il progetto discografico a lunga scadenza dedicato a composizioni inedite o poco eseguite di Giovanni Paisiello e la registrazione del primo cd, con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in fa maggiore, eseguito da Ginevra Costantini Negri, quattro Sinfonie dalle opere “Ipermestra”, “La Finta amante” (utilizzata come traccia “promo” del cd), “La Disfatta di Dario” e “L’Orfana riconosciuta” e due arie, “La donna quando è in furia” e “Quell’ardor quel dolce foco”, tratte da “La Semplice fortunata” e cantate dal mezzosoprano Manuela Custer. 

Lo scorso anno Enrico Saverio Pagano è stato assistente di Alessandro Quarta, leader di Concerto Romano e direttore artistico della Federazione italiana di Musica antica, impegnato nelle opere “Aci e Galatea” di Händel e “L’empio punito” di Alessandro Meloni

“Il disco, pubblicato da Concerto Classics, sarebbe dovuto uscire a febbraio con tanto di presentazione alla Palazzina Liberty di Milano, ma il Covid-19 ha bloccato tutto e ora speriamo di averlo per ottobre e presentarlo dagli Amici del Loggione alla Scala di Milano. Per raccogliere il materiale per il primo cd ho compiuto lunghe ricerche sui manoscritti originali alla biblioteca Marciana e a quella del Conservatorio ‘Benedetto Marcello’ di Venezia. L’ultima alluvione a Venezia ha causato danni irreparabili a molti dei manoscritti, purtroppo custoditi al piano terreno del conservatorio, ma più che ‘vantarsi’ di avere fatto a tempo a lasciare una testimonianza in disco di quelle musiche, è importante riflettere su come in Italia siano conservati i manoscritti musicali. Basti pensare che quelli da noi studiati alla Marciana erano stati consultati l’ultima volta negli anni dieci del ‘900 e non erano mai stati catalogati al computer”, dice Pagano.  

Il giovane maestro ammira incondizionatamente l’arte di Teodor Currentzis, il direttore greco-russo che ha portato una ventata nuova nel modo di interpretare autori di culto come Beethoven, Verdi, Mozart, Purcell o Mahler: “Non ci si può che inchinare davanti alla sua intelligenza musicale, non è mai banale e il lavoro che ha fatto a Perm con la sua orchestra Musica Æterna dimostra il suo genio direttoriale. Un’operazione del genere è quasi impensabile qui, dove la musica è considerata quasi un’arte minore, perciò per noi è importante l’appoggio della Iuc di Roma”. 

Le dolenti note, per Enrico Pagano e l’orchestra arrivano dai mesi di chiusura forzata per la pandemia. La Canova vive con gli incassi dei concerti, in questo momento il piatto piange e le preoccupazioni crescono: “Siamo un gruppo ormai consolidato, abbiamo suonato a Malta e a dicembre ci torneremo, registriamo ottime critiche, il quotidiano ‘La Repubblica’, nel suo canale tv, ha prodotto una serie di mini-documentari dedicati a Beethoven con gli interventi dei nostri musicisti. Contiamo sul supporto di una casa discografica prestigiosa come Concerto Classics che ha ottenuto importanti premi internazionali. Ci esibiamo ovunque, anche nella nostra città, per due anni consecutivi abbiamo suonato presso la Stagione Musicale di Varese. Facciamo, però, appello al Comune perché ascolti le nostre richieste e valorizzi le enormi capacità musicali della città”. Nell’orizzonte di Enrico Pagano c’è un ciclo di concerti, con la collaborazione tra l’Orchestra Canova e il sassofonista Jacopo Taddei, con musiche di autori del ‘900 come Eric Satie ma anche un guizzo nel ‘700, complice la sapienza di Mario Marcarini. In attesa, un giorno, di poter ascoltare l’ensemble varesino nella città di origine, magari, se le promesse si trasformeranno in fatti, in un nuovo teatro. 



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