Bortoluzzi_lago_Reno_fotografando_i_laghi

Sul lago di Comabbio siamo affascinati dai riflessi dei canneti nell’acqua, ci ricordano i quadri di un famoso pittore della nostra zona: Antonio Pedretti. Standomolto attenti alla composizione e al movimento delle onde, scattiamo

Sono ben una decina i laghi della provincia di Varese, ognuno con le sue caratteristiche e il proprio fascino. È da questi specchi d’acqua che caratterizzano il territorio, che Varesefocus riprende il proprio viaggio alla riscoperta delle bellezze della provincia attraverso la macchina fotografica. Dopo Busto Arsizio, Gallarate e Varese, si parte dunque per un nuovo tour. Questa volta, però, niente street photography, nel mirino ci sono, invece, gli ambienti lacustri. Come sempre, la prima cosa che facciamo è lo studio dell’attrezzatura. Anche questa volta la scelta ricade su di una mirrorless: non avendo un sensore full-frame, ma un APSC, sfrutteremo questa caratteristica di sensore di minori dimensioni, per avere una focale più lunga a parità di obiettivo. Per quanto riguarda le ottiche, visto che ormai la qualità degli zoom è molto simile alle ottiche fisse, opteremo per una classica triade che possa coprire tutte le focali, partendo da un grandangolo equivalente a un 14, fino ad arrivare a un tele di escursione massima di 300mm; lunghezza focale ancora gestibile a mano libera. Il primo lago dove cominciamo ad operare è quello di Varese. Partiamo dalla Schiranna. Tra i canneti che contornano il parco Zanzi, notiamo subito una famiglia di Folaghe che hanno da poco nidificato. Mamma e papà fanno continuamente la spola per cibare i loro piccoli che sono nascosti tra i canneti. Subito montiamo il nostro tele-zoom e controllando di non utilizzare un tempo troppo lento, ci appostiamo aspettando il momento propizio per lo scatto. Una vecchia regola mai sorpassata suggerisce un tempo di scatto pari almeno al doppio della focale utilizzata per evitare problemi di mosso. Poco dopo ci appare uno svasso maggiore, ora è lui l’oggetto delle nostre attenzioni. Qui operiamo in campo aperto, sono le geometrie quelle che dobbiamo curare. Aspettiamo che il becco e la cresta del pennuto siano paralleli alle tante “saette” che si profilano sullo specchio del lago e scattiamo. Ad un centinaio di metri da dove ci troviamo, c’è la sede della storica Canottieri Varese, che nel nostro lago ha trovato le condizioni ottimali per questo sport. Grazie al gentilissimo Guido, uno degli allenatori, possiamo seguire uno degli allenamenti dei giovanissimi dalla barca. Usciamo, il tempo sta cambiando e non è il massimo per la voga, la superficie, di solito una tavola, ora è increspata.

 Anche il cielo è diventato minaccioso. Se per i ragazzi non è il massimo, noi segretamente ne siamo contenti, già immaginiamo l’immagine finale in bianco e nero, dove esalteremo queste condizioni metereologiche avverse. Al ritorno sul pontile, troviamo la mascotte della Canottieri Varese ad aspettarci: è un simpatico Germano reale che, per nulla impaurito, sembra mettersi in posa per lo scatto. Per oggi abbiamo finito. La mattina dopo proseguiamo il nostro “tour” portandoci a Biandronno. Un altro bell’aspetto del nostro lago è la pista ciclabile. Qui abbiamo un’idea ben precisa: fotografare uno dei tanti ciclisti di passaggio, ambientandolo con lo sfondo dove si vede il trampolino risalente al Ventennio. Questa volta è il grandangolo quello che useremo, ma in modo insolito, quasi fosse un teleobiettivo. Aspetteremo che il nostro soggetto ci passi molto vicino e scatteremo. Il tempo che useremo dovrà essere veloce, ma non troppo; vorremmo che ci fosse anche un leggero mosso che ci dia un’idea di movimento. Prima di lasciare la zona, vorremmo fare un’ultima foto: un pescatore. Ci portiamo allora a Cazzago Brabbia dove ci aspetta Gianfranco Zanetti, presidente della loro associazione. Il suo viso ci ricorda lo scrittore Ernest Hemingway. A lui dedichiamo una foto ancora in pellicola. Siamo sulla sua barca, inquadratura perfetta, ma ci vorrebbe un colpo di flash per schiarirgli il viso, che fare? Ci ricordiamo allora del trucco visto fare da un famoso fotografo, e sfilata la nostra tee shirt bianca, la usiamo come specchio riflettente. Ora possiamo spostarci sul lago di Comabbio, dove la natura la fa da padrona, ed è questo l’aspetto che vogliamo mostrare. L’idea è quella di percorrere tutta la ciclabile e raggiungere quel fantastico pontile di legno sull’acqua. Purtroppo, scopriamo che è chiuso per restauri, proviamo allora a raggiungerlo a piedi dal paese. Lungo il percorso siamo affascinati dai riflessi dei canneti nell’acqua, ci ricordano i quadri di un famoso pittore della nostra zona: Antonio Pedretti. Stando molto attenti alla composizione e al movimento delle onde, scattiamo. Sarebbe bello anche una foto di qualche ninfea o fior di loto in fiore, ma è ancora presto per la fioritura; in molti punti del lago non sono ancora spuntate le foglie dall’acqua. La speranza, però, è l’ultima a morire e, quando siamo a ridosso della passerella incriminata, restiamo estasiati. Per chissà quale miracolo in questo punto del lago la stagione è molto più avanzata e, proprio sotto di noi, troviamo alcuni fiori. La luce è insolita e straordinaria, le foglie sono argentee, sembra quasi che siano illuminate dalla luce della luna. Purtroppo, in fotografia, una foto facile non esiste e una serie di canne lacustri ci ostacola per un’inquadratura perfetta; la chiusura del pontile non ci voleva. Proviamo allora ad arrampicarci sulla staccionata della recinzione per avere una visione più dall’alto. Ahimè, non basta ancora! Per fortuna a tratti ci sono delle raffiche di vento che piegano le canne e, tribolando un po’, anche questo scatto è fatto. È tempo di dirigerci verso il Lago Maggiore. Qui l’obiettivo sono foto più tradizionali che ci descrivano le bellezze del lago.

La prima meta che ci prefiggiamo è Monvalle con il suo delizioso porticciolo. Sulla strada per arrivarci notiamo una casa che ha un meraviglioso pontile di ferro che entra dentro il lago. Un vero fotografo non si deve fermare di fronte a nessun ostacolo, così con un po’ di faccia tosta proviamo a suonare al proprietario. È una persona gentile e convinto dal nostro entusiasmo ci fa entrare esaudendo il nostro desiderio. Proseguiamo, eccoci arrivati a Monvalle poi a Reno. Come non rimanere incantati dalla vista del Monte Rosa e delle Isole Borromee, che d’improvviso ci appare tra due case. Decidiamo allora di fare due scatti, uno solo per il paesaggio e uno anche mostrando che l’estate è alle porte. Scendiamo allora in spiaggia e facciamo la stessa immagine con due ragazzi in costume da bagno, che prendono il sole. Per avere entrambi i soggetti a fuoco chiudiamo parecchio il diaframma, e quando la ragazza decide di sistemarsi i capelli, scattiamo. Dieci minuti dopo siamo a Laveno, il traghetto è in partenza.Quante volte abbiamo fatto questo tipo di foto, lo sappiamo è banale, ma pur sempre affascinante. Montiamo il grandangolo e, stando attenti alle geometrie, alla posizione del traghetto, e che nell’inquadratura compaia anche la scritta Laveno, scattiamo. L’ultimo specchio d’acqua che decidiamo di fotografare è il lago di Ghirla. Oggi poi ha un aspetto insolito, ricorda i laghetti di montagna delle dolomiti e quella sensazione per noi nuova, cerchiamo di trasporla anche nel nostro scatto. Missione compiuta, per oggi possiamo tornare a casa soddisfatti.
 



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