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Il ritorno alla crescita registrato nel 2021. Le incognite che caratterizzano il 2022. Le crescenti tensioni geopolitiche e l’impatto che il conflitto russo-ucraino potrebbe avere su un’economia locale fortemente internazionalizzata. L’analisi dell’Ufficio Studi di Univa

Il 2020 è stato, senza ombra di dubbio, un anno difficile e senza precedenti per la Provincia di Varese, sia sul piano economico, sia su quello sanitario. Il 2021 ha rappresentato invece l’anno della ripartenza: il piano vaccinale di massa, implementato a pieno regime a partire dalla primavera, ha permesso finalmente di vedere “la luce in fondo al tunnel” della pandemia, permettendo di ridurre progressivamente le misure restrittive. Ma soprattutto, ha contribuito a livello locale alla tenuta del nostro sistema produttivo, capace di porre a fattor comune le migliori energie del territorio.  

Secondo i dati dell’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, derivanti dalle diverse indagini congiunturali trimestrali condotte durante l’anno, lungo il 2021 il valore del grado di utilizzo degli impianti dell’industria varesina, primo strumento di misurazione dei livelli produttivi industriali, si è mantenuto su buoni livelli (mediamente stabili, attorno al 78,9%), superiori a quelli del 2020 (segnando così un recupero), ma ancora inferiori a quelli del 2019. Una dinamica sostanzialmente confermata anche dai consumi elettrici industriali, rilevati tramite i dati del Consorzio Energi.Va e utilizzati come secondo termometro dell’attività industriale provinciale: i consumi hanno segnato nel periodo gennaio-ottobre 2021 un incremento del +10,7% rispetto allo stesso periodo del 2020 (incremento concentratosi specialmente nel secondo trimestre 2021), ma mostrando al contempo livelli ancora inferiori del -2% rispetto al 2019. Uscendo dal perimetro degli indicatori strettamente “produttivi”, anche le statistiche sul mercato del lavoro e sull’export ci mostrano le altre sfaccettature della ripresa dell’economia industriale locale e del suo confronto col pre-pandemia. 

Il mercato del lavoro, che l’Ufficio Studi Univa osserva tramite la lente dei dati Inps della Cassa Integrazione Guadagni riferita all’industria, registra nel 2021 sicuramente un miglioramento rispetto al picco di ore di Cig autorizzate nel 2020 (-37,6%); tuttavia, i valori rimangono 5 volte superiori a quelli del 2019, con oltre il 30% delle ore autorizzate nel 2021 a carico del comparto dei Trasporti e delle Comunicazioni (un segnale chiaro degli effetti della crisi pandemica su Malpensa). Il commercio estero registra invece una performance positiva per entrambi gli anni, considerando il confronto dei dati Istat di esportazione a valore nei primi 9 mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo sia del 2020 (+22,8%) sia del 2019 (+7,1%). Tuttavia, bisogna tenere in conto anche il possibile effetto prezzi sui dati del 2021.

Nel 2021 il valore del grado di utilizzo degli impianti dell’industria varesina si è mantenuto su buoni livelli (mediamente stabili, attorno al 78,9%), superiori a quelli del 2020 (segnando così un recupero), ma ancora inferiori a quelli del 2019

Infatti, il 2021 non è stato solamente l’anno della ripresa, ma anche l’anno in cui è tornata sullo scenario economico, locale e nazionale, l’inflazione. Già nella primavera 2021, le indagini congiunturali dell’Ufficio Studi Univa hanno rilevato, con appositi focus, come la maggior parte delle imprese del territorio abbia cominciato a sperimentare rilevanti aumenti dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati in maniera trasversale (per materiale e settore), nonché difficoltà nell’approvvigionamento delle stesse (scarsa disponibilità di determinati materiali, come i componenti elettronici; allungamento dei tempi di consegna) e criticità relative ai noli marittimi (aumenti imponenti dei costi di servizio; cancellazione delle rotte di navigazione; danni a merci). Fenomeni causati dalle strozzature di determinate catene del valore per le interruzioni produttive e commerciali dovute alla prima fase, la più acuta, della pandemia, a cui è seguito un mismatch tra domanda e offerta. Si può dunque notare come queste problematiche si siano presentate con un certo lag temporale rispetto al 2020: un effetto trascinamento “a cascata” che, a partire dalla seconda metà del 2021, si è portato anche sull’energia, con la dura crisi europea del gas naturale (di matrice geopolitica ed economica), che ha fatto lievitare nettamente il costo dell’energia per le imprese industriali, specialmente quelle energivore.

A dicembre 2021 l’inflazione italiana è arrivata così a toccare il +3,9% rispetto a dicembre 2020, dato che non si vedeva dal 2008; a gennaio 2022 il +4,8% rispetto a gennaio 2021, record che non si registrava dal 1996. Per ora l’inflazione è stata “trainata” prevalentemente dal crescente costo degli input (energia e materie prime), ma già a gennaio 2022 anche l’inflazione core ha raggiunto la soglia dell’1,5% sull’anno precedente: il rischio di erosione dei margini industriali è alto e al momento solo i produttori di beni intermedi sono riusciti mediamente ad alzare i prezzi, mentre sui beni di consumo la dinamica inflattiva è ancora “tenue” (esclusi ovviamente energia e alimentari).Questi fenomeni, uniti alle crescenti tensioni geopolitiche a livello internazionale e allo scoppio della guerra in Ucraina con l’avanzata delle truppe russe, agiscono da forte elemento di incertezza sul percorso della ripresa dell’industria varesina. E da limite. Un limite che è necessario gestire non solo con politiche economiche congiunturali, ma con vere e proprie politiche industriali strutturali. Anche locali. 

 

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