diventare grandi rimanendo piccoli.jpg

Si sa che l’unione fa la forza, ma cambiare la propria mentalità, passando dal considerarsi una singola unità, a un’azienda parte di una rete fatta di tante imprese che agisce e si relaziona con il mercato in maniera univoca, non è immediato. Eppure tra le Pmi dello Stivale si sta diffondendo, tra non poche diffidenze, ma anche crescente curiosità, una visione di sviluppo secondo cui “together is better than alone”, ovvero “insieme è meglio che da soli”. Lo strumento è quello delle reti d’impresa. Ma è davvero possibile diventare grandi rimanendo piccoli, parlare con una sola voce a banche, fornitori, estero pur mantenendo la propria identità? A quanto pare la risposta è sì. Un esempio sul territorio di Varese è Rete 4.6. “Abbiamo costituito una rete d’impresa perché strategicamente ci sembrava una possibilità intelligente da valutare”, spiega Paolo Boldoni, Amministratore Delegato di Mida, azienda di Malnate produttrice di etichette adesive e sleeve.

Da concorrenti, a partner aggregati in una rete d’impresa. La storia di cinque aziende che hanno deciso di smettere di pestarsi i piedi per fare squadra. Aumentando credibilità e risparmiando nella fornitura. E ora il progetto Rete 4.6 si apre a nuove sfide

Insieme a Mida, Aro, Notarianni e Pilot, hanno fondato nel marzo 2012 Rete 4.6, una rete d’impresa basata sulla convinzione che le quattro aziende partecipanti al progetto fossero “complementari piuttosto che concorrenti, cioè che sulla carta facessimo lo stesso mestiere, ma con tecnologie diverse, per clienti e in ambiti differenti e che dunque, unendoci, avremmo fatto sentire meglio la nostra voce, senza pestarci i piedi”. Ma qual è il fattore scatenante che spinge un gruppo di imprese ad aggregarsi e come si fa a “fare rete”? “La spinta – prosegue Boldoni – è venuta dalla considerazione che in un mercato in cui sono presenti 500 concorrenti solo in Italia, che mediamente fanno poche centinaia di migliaia di euro di fatturato, fosse indispensabile aggregarsi e fare massa critica”. Il risultato? “Non si misura solo a livello di conto economico, ma anche sul piano dell’apprendimento e del rafforzamento del capitale sociale del progetto”, precisa Federico Visconti, Rettore della LIUC - Università Cattaneo: “Ci si abitua ad interagire con interlocutori sulla stessa barca, ci si allena a gestire processi inevitabilmente caratterizzati da affinità e divergenze, ci si stimola a guardare avanti”.

E i vantaggi per le aziende partecipanti ad una rete d’impresa non sono certo pochi. “Abbiamo iniziato a comprare insieme, passando dall’acquisto di 5 milioni di metri quadri di materia prima a 20 milioni – racconta l’Amministratore Delegato di Mida –, il che ci ha consentito di avere un vantaggio economico, ma soprattutto di diventare un interlocutore interessante per una serie di progetti innovativi, di sviluppo, di ricerca con i nostri fornitori principali. Da quando abbiamo iniziato a comprare insieme, abbiamo risparmiato circa il 5-6%: per qualcuno è stato un grandissimo risultato, ma tutti abbiamo guadagnato in considerazione, in servizio, in capacità di avere a disposizione prodotti che prima non avevamo”. Oltre alla credibilità e alla maggior considerazione nei confronti di fornitori e nuovi clienti, Rete 4.6 è diventata incubatore di legami più stretti. “Alla fine del 2011 abbiamo messo in relazione i nostri primi 100 clienti, constatando che nella pratica le sovrapposizioni fossero molto poche. Nel 2014, poi, Aro e Notarianni hanno rilevato le quote del fondo di private equity che controllava Mida e ne hanno acquisito la maggioranza e l’anno successivo anche Eurolabel è entrata a far parte della rete”, spiega Paolo Boldoni.

Paolo Boldoni, Amministratore Delegato di Mida: “In rete siamo diventati un interlocutore interessante per una serie di progetti innovativi, di sviluppo, di ricerca con i nostri fornitori principali”

Dopo una stagione ricca di progettualità, in cui la rete si è strutturata per una vera e propria attività di ricerca e sviluppo a livello di gruppo ed ha avviato le prime azioni realizzative, le cinque aziende di Rete 4.6 hanno iniziato a pianificare il futuro. “Stiamo lavorando ad un progetto di fusione – chiarisce Boldoni –, di aggregazione di maggior impegno con altre aziende, ma stiamo anche pensando alla creazione di altre reti o di allargamento della nostra, coinvolgendo realtà che realizzino prodotti realmente diversi dai nostri e complementari”.

Risultati importanti e progetti a tendere di grande spessore. Quindi, qual è la chiave per la buona riuscita di una rete d’impresa? Per l’Ad di Mida “un’approfondita conoscenza tra le persone che partecipano alla rete. Ci vuole un impegno fuori dal comune: la difficoltà principale è quella di allargare la visione e passare dal considerarsi unità singola a gruppo e rendersi conto che ora una serie di necessità possono essere soddisfatte in un modo diverso da prima”.



Articolo precedente Articolo successivo
Edit