“Un proverbio tibetano dice che ci sono malati tra i parenti del guaritore e ci sono  delle vedove tra le figlie dell’astrologo. Il futuro non si indovina mai, il futuro si costruisce”.
Il professor Dipak Raj Pant e la sua squadra di giovani ricercatori, dell’unità di studi interdisciplinari per l’economia sostenibile della LIUC – Università Cattaneo in questi ultimi dieci anni con il progetto “Bussola” non hanno fatto previsioni, ma hanno contribuito a dare un orientamento a quelle amministrazioni e organizzazioni che volevano costruire il proprio futuro. Uno dei comuni della provincia di Varese che ha preferito scartare l’opzione indovino per affidarsi a questi uomini di scienza, è stato Marzio. Nel 2008 questa comunità composta da circa 300 persone, caparbiamente residenti in un pugno di case costruite a quota 800 metri, ha deciso di rinascere trasformando la propria debolezza, territoriale e sociale, in una leva per la competitività. Da comunità marginale a comunità eco-tech, abbinando all’attrattività di un ambiente incontaminato l’efficienza di una infrastruttura tecnologica in grado di garantire servizi di connettività a tutti coloro che si sarebbero trasferiti lì per lavoro o per piacere. “L’economia sostenibile delle terre marginali - spiega Mark Brusati, ricercatore della LIUC - ci interessa perché abbiamo osservato che dove le risorse sono particolarmente scarse e le condizioni di contesto difficili, le popolazioni sono molto efficienti nell’ottimizzarle e rendere più resiliente la propria comunità”.
 

Marzio si è trasformata in comunità eco-tech. Viggiù punta sulla sua identità ricca di storia. Maccagno, Pino e Veddasca hanno scelto la via della fusione. Storie di piccoli comuni del Varesotto in grande trasformazione

Dunque, il team del professor Pant sta allo spopolamento delle aree estreme, come le piastrine stanno alle emorragie di sangue, cioè entrambi evitano il peggio. E siccome si può fare sempre meglio, dal programma di ricerca denominato “Extreme land program” tirano fuori anche il “vaccino” da applicare alle altre comunità, ovvero creano delle indicazioni di metodo da trasferire nei programmi relativi alle imprese, alle amministrazioni e perché no, anche ai governi.
Viggiù, seppur con caratteristiche diverse da Marzio, è un altro comune che ha deciso di intraprendere un cammino insieme alla LIUC e al team del professor Pant per disegnare le linee guida per i prossimi anni. L’obiettivo è superare una marginalità dell’immaginario collettivo che relega questo comune a ruolo di dormitorio, destinato solo al transito dei frontalieri che lavorano nella vicina Svizzera, per far emergere la vera identità di un luogo ricco di storia.
Se chiedete a un amministratore comunale come se la passa, la prima risposta che vi darà suonerà più o meno così: abbiamo le mani legate dal patto di stabilità e non possiamo garantire i servizi essenziali ai cittadini. In realtà un margine di manovra esiste ancora ed è dato dalla possibilità di fare consorzi o unioni tematiche con i comuni limitrofi. “Abbiamo fatto una serie di incontri preparatori con i comuni di Saltrio e Clivio - dice Antonio Banfi, giovane sindaco di Viggiù - con i quali abbiamo già una serie di servizi convenzionati, come la scuola media con Saltrio, il piazzale dei rifiuti, la polizia locale e la protezione civile con Clivio e i servizi sociali con entrambi”. L’unione dei comuni nei servizi darebbe un contributo importante anche all’evoluzione complessiva del modello distrettuale o, per usare un’espressione cara al team del professor Pant, una diversificazione evolutiva, dove l’interazione tra economia e politica ridarebbe agli imprenditori una centralità nel processo di riforma.
 

Marzio: l’attrattività di un ambiente incontaminato e l’efficienza di un’infrastruttura tecnologica in grado di garantire servizi di connettività
Viggiù: i consorzi e le unioni tematiche con Saltrio e Clivio. E l’obiettivo di superare una marginalità che nell’immaginario collettivo relega questo luogo a ruolo di dormitorio
I vantaggi di una fusione: a Maccagno con Pino e Veddasca l’Imu è al minimo e la Tasi non si paga

I comuni di Maccagno, Pino e Veddasca hanno scelto la via della fusione. Il neonato comune con i suoi 40 km quadrati di estensione territoriale è il secondo della provincia dopo Varese, per un totale di 2.650 abitanti. “Abbiamo ampliato e ottimizzato i servizi - spiega il sindaco Fabio Passera -. Due esempi su tutti: a Pino non c’era un servizio scuolabus, mentre oggi c’è. Invece per gli acquedotti di Pino e Veddasca abbiamo esportato le technicality che avevamo a Maccagno e il servizio è molto migliorato. Tutto questo è stato fatto mantenendo l’identità perché con la fusione le specificità dei singoli territori vengono valorizzate”.
Lo Stato ha premiato i comuni che hanno scelto la fusione con l’esenzione dal patto di stabilità per 5 anni. Non altrettanto ha fatto il Pirellone che invece ha bloccato i trasferimenti a tutti i 26 comuni lombardi che hanno scelto questo percorso. “Lo Stato aveva promesso 150mila euro all’anno a fondo perduto - continua Passera- e te li dava sulla fiducia per dieci anni. La Regione Lombardia li ha azzerati, facendo un federalismo al contrario perché di fatto penalizza chi ha fatto una scelta virtuosa e coraggiosa per il territorio”.
I vantaggi della fusione sono più che gli svantaggi, ma uno su tutti vale la pena citare perché archivia, almeno in quell’area, un argomento che negli ultimi anni è sempre stato il re della lamentela di qualsiasi categoria: la pressione fiscale. A Maccagno con Pino e Veddasca l’Imu è al minimo e la Tasi (la tassa sui servizi indivisibili) non si paga. Quanto basta per diventare una case history nazionale.



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