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Il costo del ritardo digitale italiano drena all’economia del Paese due punti di Pil ogni anno e frena la potenziale creazione di 700mila nuovi posti di lavoro. Il problema sta nel fatto che gli investimenti digitali, in Italia, sono fermi a una quota 4,7% del Pil, contro una media europea del 6,4%. Risultato: un gap digitale dello Stivale intorno ai 25 miliardi di euro all'anno in mancati investimenti.
Queste sono solo alcune cifre che hanno spinto i Giovani Imprenditori di Confindustria e Facebook ad organizzare per giovedì 14 luglio, al MiCo Centro Congressi di Milano (Piazzale Carlo Magno, 1), il Forum dell'Economia Digitale (FED). Un'intera giornata di lavori, intitolata “What’s next”, e dedicata al presente e al futuro delle imprese.

Giovedì 14 luglio al MiCo di Milano i Giovani Industriali e Facebook organizzano il Forum dell'Economia Digitae (FED)

Un think tank per capire come trasformare l’economia tradizionale in economia digitale con l’obiettivo di condurre l’industria verso un percorso di innovazione di processi e prodotti,  per essere competitivi, aprirsi a nuovi mercati e dominarli. Il tutto partendo da una constatazione: in Italia siamo ai margini di una rivoluzione che sta cambiando per sempre  non solo il modo di fare impresa, ma anche quello di essere cittadini, lavoratori, consumatori. Nel Nord Europa oltre il 90% della popolazione è online, in Italia meno del 60%. Il 60% degli italiani ritiene di non aver ricevuto una adeguata  formazione digitale per le richieste del mercato del lavoro. Negli USA e nel Nord Europa l'open government è una realtà, in Italia meno del 30% delle persone usa la rete per dialogare con la Pubblica Amministrazione.

Le aziende che investono nel digitale hanno mediamente una redditività più alta:  tra il 3 e il 4% in più di margine

“FED - spiega il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Marco Gay - nasce dalla necessità di un'industria innovativa, sostenibile e interconnnessa per far fronte ai cambiamenti in atto e diventare più concorrenziali. La digitalizzazione è un fattore di competitività per far accelerare il Made in Italy e conquistare nuovi mercati, per portare il nostro sistema produttivo nel presente in modo veloce per recuperare il ritardo in tempi brevi” . “L'investimento nel digitale - continua Gay - crea un Roi intorno al 20-25%, quindi si può parlare di un dividendo digitale del 50% superiore a quello dell'investimento medio”. Secondo il Presidente nazionale dei giovani industriali, inoltre, i vantaggi del digitale sono evidenziati dalla crescita maggiore messa a segno dalle imprese che hanno deciso di intraprendere questa strada. Realtà aziendali che registrano balzi in avanti del fatturato tra il 6 e il 13% l’anno e una maggiore redditività: tra il 3 e il 4% in più di margine. "Come Confindustria - chiosa Gay - vogliamo far capire alle nostre aziende che la cultura del digitale serve. FED vuole essere un punto di partenza per dare adito a dibattiti e spunti di riflessione. Durante la crisi l'84% delle aziende costrette a chiudere non aveva un sito Internet, erano distanti anni luce dalla digitalizzazione. Questo punto dovrebbe far riflettere".

Il consiglio di Marco Gay: "Ogni impresa dovrebbe dotarsi di un esperto digitale all'interno dell'azienda"

Gay rileva anche che le aziende meno digitalizzate sono quelle familiari, specializzate comunque in diversi settori. “È un problema trasversale a livello di comparti. Il tema è culturale e di politica industriale: 4 imprenditori su 10 dichiarano che Internet non serve alla loro impresa. Solo il 5% delle nostre imprese fa e-commerce contro il 15% di una media europea”. Cosa suggeriscono i Giovani Imprenditori di Confindustria?  Per esempio di dotarsi di un esperto digitale all'interno di un'azienda, sull'esempio delle quote rosa o quote giovani. “Si deve partire da piccole rivoluzioni - sostiene Gay - che poi fanno grandi cambiamenti. Dobbiamo passare dal concetto del digitale da costo a investimento”.

D’accordo sul punto Luca Colombo, country manager di Facebook Italia: “Sono 50 milioni al mondo le aziende che hanno una pagina Facebook e 3 milioni utilizzano gli strumenti di advertising grazie ai quali Facebook ha registrato un fatturato di 18 miliardi di dollari nel 2015. L'Italia è la quinta nazione al mondo per crescita anno su anno nell'advertising”.

Il Forum dell'Economia Digitale (FED) avrà come protagonisti i più importanti brand operanti in Italia che hanno in questi anni investito nel digitale

E dunque? Il messaggio è: imparate dai migliori. Il Forum dell'Economia Digitale (FED) avrà come protagonisti i più importanti brand operanti in Italia che hanno in questi anni investito nel digitale e reimpostato le proprie strategie partendo proprio dalle nuove tecnologie. Tra questi, oltre a player digitali per definizione, come Facebook, o della pubblicità, come Wpp, ci saranno anche esponenti del mondo del food  come Eataly, Grom e chefD'O, di quello dell'economia e della finanza con Boston Consulting Group e Cassa Depositi e Prestiti, delle infrastrutture con Wind e Cisco, del largo consumo con L'Oreal e Cir. Solo per fare alcuni nomi. Sul palco, inoltre, interverranno anche esponenti di alcune Pmi che hanno trovato proprio nel digitale nuove occasioni di crescita.

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Il programma dell'evento.



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