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Un Campionato Italiano 125 e molti podi nazionali ed internazionali già in bacheca. Intervista al fuoriclasse del motocross varesino: il 25enne Davide Bonini

Cè chi ha un mito da seguire e tiene una foto o un poster appesi in camera e chi invece il proprio mito lo insegue in sella a una moto e magari, in gara, a volte lo supera e comunque lo può vedere, spiare, studiare da vicino, parlarci insieme e con lui gareggiare. Come fa Davide Bonini con Tony Cairoli sui campi da cross di tutta Italia e mezza Europa. Fortuna? Anche, perché averne pizzico dalla propria parte non guasta mai. Bravura e passione? Certo! Ma soprattutto talento, che uno ha dentro senza saperlo, tanto che a volte sboccia quasi per gioco. Come per Davide Bonini da Ranco, 25 anni, con un Campionato Italiano 125 in bacheca, in compagnia degli Internazionali Italiani di super cross, di un terzo posto al Campionato Europeo, due terzi posto agli Assoluti Italiani Elite e un 12° assoluto in Repubblica Ceca. Bonini però ha capito di essere tagliato per il motocross prima ancora di vincere qualcosa di importante e perfino prima di andare a scuola.

Davide, tuo papà Michele ha un legame molto particolare con la pista del Ciglione per averla “disegnata”. Questo ha influito sulla tua scelta?
Direi di no. All’inizio il cross era solo un gioco e come tanti crossisti anch’io ho iniziato a correre nel minicross a Cairate. Solo più avanti è diventata una vera e propria professione.

Quando hai deciso che la tua vita professionale sarebbe stata in sella?
Finito il Liceo sportivo Pantani di Busto Arsizio. Avevo l’età giusta per provare e l’ho fatto.

La vita di un crossista è davvero tutta salti e moto?
Solo durante la stagione. Negli altri mesi dell’anno quando non corro in moto lo faccio a piedi. E poi nuoto, tantissimo, bicicletta e palestra. Quando parliamo di motori, il cross è forse lo sport più pesante a livello fisico. Allenarsi solo in moto non basta. Serve un’ottima preparazione atletica per aiutare il fisico a reggere tutte le sollecitazioni. Diciamo che faccio motocross, ma mi alleno come un triatleta.

Ricordi ancora la tua prima gara?
No, ne ho fatte talmente tante.

Davvero? Nemmeno la più bella?
Quella sì! Anno 2012, quando ho vinto il Campionato Italiano. Un errore alla penultima gara ha rimesso in discussione la posizione di leader che avevo conquistato e consolidato nel corso della stagione. E così sono arrivato all’ultimo appuntamento con i giochi ancora aperti e con un’unica possibilità: vincere entrambe le manche. Nella prima prova sono riuscito a vincere, anche se a quattro curve dalla fine ero ancora secondo. Forse è stata quella la gara perfetta. L’ultima manche invece è andata liscia. Si correva al Ciglione.

La nuova stagione sta per iniziare: Campionato Italiano e Mondiale ti attendono. Ti sei fissato qualche obiettivo particolare?
Per quanto riguarda il Campionato Italiano Mx1 voglio arrivare tra i primi cinque e provare a conquistare almeno il terzo posto. Al Mondiale farò le prove che si corrono in Europa e punto a stare subito dietro a quelli che vanno più forte.

 

Il sogno di riportare un Mondiale sul Ciglione di Malpensa

Cambiano i tempi, le regole e le situazioni, ma il motocross continua a esercitare il suo grande fascino. “Anche se – spiega il presidente del Comitato Regionale della Federazione Motociclistica Italiana, Ivan Bidorini – non è più come vent’anni fa. Alcuni campi sono stati chiusi e, inutile negarlo, il nostro sport ha accusato la crisi economica generale. Oltre al fatto che oggi i giovani hanno maggiori possibilità di scegliere quale sport praticare. Nonostante tutto però, negli ultimi due anni i numeri regionali sono tornati a crescere in tutte le specialità”. Attualmente i campi operativi sono quelli di Cadrezzate, Schianno, Laveno Mombello, Cairate e Gorla Minore dedicati al minicross e il Ciglione di Malpensa, forse uno dei più blasonati tra i cosiddetti crossodromi tradizionali, ovvero quelli tracciati in modo “naturale” rispettando le caratteristiche del terreno, dove però un appuntamento mondiale manca da oltre un decennio. “Riuscire a riportare qui un Mondiale credo sia il sogno di tutti coloro che amano il motocross – conclude Bidorini – Impossibile? Nulla è impossibile, piuttosto direi difficile, poiché un evento di questa portata oggi ha costi economici che nessun club può più sostenere, a meno che non si riesca a fare squadra e a quel punto si potrebbe davvero giocare la partita”. La realtà per ora è quella di continuare a lavorare sui temi della sicurezza e sul consolidamento del Comitato, insomma sulle fondamenta, con l’obiettivo di preparare il terreno per realizzare quello che al momento sembra davvero solo un sogno. (A.D.B.)

 

La palestra dei campioni è il motoclub Cairatese

C’è sempre un inizio e per chi fa motocross coincide con motoclub Cairatese. Davide Bonini, ma anche Rudy Moroni, Gianluca Deghi e Alice Magnoli sono passati tutti da qui. Da questo motoclub, vera culla del cross, anzi grande palestra del minicross, fondato nel 1959 da Antonio Colombo e oggi guidato dalla figlia Patrizia. Il motoclub Cairatese, forse la più grande realtà in termini di numeri di tutta la provincia, è da anni la scuola più autorevole per i giovani crossisti. Qui s’impara certamente ad aprire il gas, ma prima di tutto ad andare in moto. Qui ci si prepara per compiere il salto più importante: quello nelle categorie superiori. Qui si fanno crescere i campioni, che poi prendono la propria strada, senza rimpianti e con tanto orgoglio nel vederli correre e vincere.

Patrizia Colombo, crescere campioni è un po’ il vostro marchio. Ma ogni volta che un crossista “va via” bisogna ripartire da capo. Una scelta voluta o obbligata?
Direi un progetto basato su quello che abbiamo e su ciò che sappiamo fare. Partiamo da ciò che abbiamo, ovvero una pista dedicata al minicross, curatissima in ogni dettaglio sotto il profilo della sicurezza e dove tutti i bambini possono provare questo sport. E poi abbiamo anche un tecnico federale, Giordano Manzoni e tutti i nostri atleti sono seguiti con attenzione. Non solo, il cross è uno sport molto ambito dai giovanissimi, ma costa, per questo mettiamo a disposizione moto e abbigliamento per chi vuole iniziare. E non sono pochi, oggi abbiamo circa 80 bambini dai 7 ai 12 anni che corrono.

Parla da mamma o da presidente?
Parlo come una persona che ha iniziato a vivere i campi da cross prima ancora di imparare a camminare. Quando sono diventata Presidente ho dovuto, e a volte succede ancora, vincere i pregiudizi nei miei confronti. Non è stato semplice, ma alla fine il lavoro fatto ha dato i suoi frutti. Certo con i nostri piccoli non mi dimentico di essere anche mamma. Una mamma Presidente, per questo ai ragazzi dico sempre: apri il gas, ma prima di tutto stai attento e metti sempre in pratica ciò che gli istruttori ti hanno insegnato. (A.D.B.)



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