gli alieni sono tra noi.jpg

La natura è stupenda, soprattutto quella vivente. Ci emoziona, ci stupisce, a volte ci commuove. Ma talora l’uomo ci mette lo zampino, anche inconsciamente, e ne altera gli equilibri arrecandole gravi danni che poi si ripercuotono su se stesso. È successo e succede ancora, infatti, che alcune specie viventi siano state fatte entrare in ecosistemi non loro e in poco tempo siano riuscite a cacciare specie simili che avevano vissuto in quelli che sono stati i loro habitat per millenni, con conseguenze drammatiche per l’ambiente.
Per capire cosa stia succedendo in Italia attorno a questa problematica, a Varese è stata pensata e allestita una mostra ai Musei Civici di Villa Mirabello con un titolo che non può lasciare indifferenti: “Alieni. La conquista dell’Italia da parte di piante e animali introdotti dall’uomo”. Già, “alieni”, perché quando una specie di un’area lontana viene introdotta in un luogo diverso è di per sé un alieno, in quanto i danni che può portare potrebbero non essere molto differenti da quelli arrecati da vere specie di altri mondi che dovessero arrivare sulla Terra. L’introduzione di specie aliene in ambienti non loro è quasi sempre legata a ignoranza da parte dell’uomo, il quale, a volte, agisce addirittura con fini che crede benevoli. Ne è un esempio l’inserimento dello scoiattolo grigio in Italia, che avvenne quando Giuseppe Casimiro Simonis di Vallario che si trovava negli Stati Uniti a metà del secolo scorso, lo notò girare libero per i parchi delle città e così ne volle una coppia per la sua villa che si trovava nei pressi di Torino. Oggi questa specie sta soppiantando l’autoctono scoiattolo rosso.

Oggi sono circa 12.000 le specie aliene giunte in Europa e di queste ben 3.000 hanno fatto ingresso in Italia e il 15% di esse sono risultate fortemente invasive

A volte però le specie aliene arrivano via nave, oppure sfruttando vie di comunicazione aperte dall’uomo che la natura non aveva creato, come il Canale di Suez, che ha permesso a specie di mondi tropicali di spingersi nel Mediterraneo e qui rimanervi. Tra l’altro il riscaldamento globale ha reso il Mar Mediterraneo molto simile ai mari tropicali per le elevate temperature che si registrano per la maggior parte dell’anno. Oggi sono circa 12.000 le specie aliene giunte in Europa e di queste ben 3.000 hanno fatto ingresso in Italia e il 15% di esse sono risultate fortemente invasive. Spiega Adriano Martinoli, dell’Università degli Studi dell’Insubria: “Gli ambienti naturali sono una preziosità importantissima da conservare e valorizzare, ma è necessario andare oltre l’approccio estetico della natura: un ambiente esteticamente ‘bello’ non sempre è anche sano. Tra le molte forme di alterazione dell’ambiente messe in atto dall’uomo, l’introduzione di specie aliene ha avuto negli ultimi due secoli un ruolo determinante, che però è stato sottovalutato per molti decenni”. Oggi si parla di “inquinamento biologico” e deve essere affrontato sia con mezzi pratici, ma anche promuovendo un cambiamento culturale che possa permettere di avere coscienza del problema e di “bloccare la macchina” che continua ad alimentarlo.

Lo scoiattolo grigio, il gambero rosso della Louisiana, i pesci gambusie, la cimice asiatica. Perfino la robinia. Una mostra ai Musei Civici di Varese racconta come animali e piante, se introdotti dall’uomo in ambienti diversi da quelli di origine, possano danneggiare l’ecosistema

La Mostra di Varese permette di prendere visione di alcuni animali che hanno creato impatti negativi sull’ambiente in cui sono stati introdotti. Tra gli esempi più significativi vi è quello del gambero rosso della Louisiana. In Italia fu importato da quello Stato degli Usa in Toscana da un’azienda di Massarosa, vicino al Lago di Massaciuccoli, per un tentativo di commercializzazione. Complice anche l’irresponsabilità degli allevatori e la mancanza di politiche di gestione ordinata dell’immissione di nuove specie sul territorio nazionale, i gamberi sono sfuggiti dal controllo degli allevatori che li avevano importati e così si sono diffusi in quasi tutta Italia, fino a raggiungere la Sicilia e la Sardegna. Un altro esempio sono le gambusie, pesci nativi del bacino del Golfo del Messico e che vivono sia in acque dolci che salmastre. Sono stati importanti in mezzo mondo, tra cui l’Italia perché si pensava che potessero combattere le zanzare, anche quelle portatrici di malaria, ma hanno fatto ben poco a tal fine, mentre hanno alterato profondamente gli ecosistemi dove ora vivono. E poi ci sono insetti alloctoni (ossia arrivati da altri luoghi) che stanno allargando i loro confini in Italia arrecando gravi danni anche all’agricoltura. Un esempio è la temuta cimice asiatica, la quale, dai paesi d’origine (Cina, Giappone e Taiwan), è arrivata dapprima negli Stati Uniti, attorno al 1998, poi anche in Europa, raggiungendo nel 2012 l’Italia. I danni alle coltivazioni di frutta si sono già fatti sentire.
Ma anche i vegetali possono essere fortemente infestanti: la robinia, oggi quasi un simbolo della Pianura Padana, è un caso molto evidente. Importata dal Nord America all’inizio del 1600, ha modificato fortemente il paesaggio italiano, alterando boschi e conseguentemente la fauna delle aree di pianura. Secondo il Ministero dell’Ambiente oggi vi sono in Italia 49 specie dannose per i nostri ecosistemi e dunque è stato necessario redigere un Regolamento che stabilisce misure di rilevamento precoce e di eradicazione rapida per impedire che si propaghino sempre più. Ma a questo si deve aggiungere un forte impegno da parte di tutti per conoscere il problema e sapere come affrontarlo. La mostra è un importante mezzo.

La mostra "Alieni"

La conquista dell’Italia da parte di piante e animali introdotti dall’uomo” consiste nell’esposizione di piante, microcosmi, animali vivi e storie fotografiche, ed è promossa dall’Università degli Studi dell’Insubria e dal Comune di Varese, con la collaborazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e il Progetto LIFE ASAP (Alien Species Awareness Program, LIFE15 GIE/ IT/001039). È allestita a Varese ai Musei Civici di Villa Mirabello, piazza della Motta n. 4. Rimarrà aperta fino al 27 maggio 2018.



Articolo precedente Articolo successivo
Edit