Un edificio fortemente rappresentativo, come la Basilica di Gallarate, collocato nel centro cittadino e in un luogo di grande significato simbolico per la storia della città (il faggetum, probabilmente luogo del primo insediamento celtico), e le vicende della sua edificazione con la vita che in esso si sviluppa da oramai oltre 150 anni (e da ancora prima, con il precedente edificio demolito nel 1856), è indubbiamente un importante documento storico, rappresentato dalla sua consistenza fisica. Essa costituisce anche un rilevante fenomeno comunicativo, nel quale la professione della fede cristiana è stata incessantemente proclamata sempre in rapporto stretto e dialogante con tutti coloro che abitano la città e che, credenti o non credenti, si riconoscono nella sua storia, nelle sue tradizioni, nel tessuto edilizio storico e nei suoi edifici emergenti.

Il forte sviluppo economico di quegli anni - siamo alla metà dell’Ottocento - che comporta un profondo cambiamento sociale, si deve anche alla capacità imprenditoriale di alcune famiglie emergenti (quelle che metteranno a disposizione le prime risorse per la costruzione della nuova prepositurale), tra le quali i Cantoni, i Borghi e soprattutto i Ponti che, più degli altri, influiranno direttamente anche sullo sviluppo urbano della città.

L’odierna Prepositurale di S. Maria Assunta, dunque, è una antica Basilica e insigne Collegiata che fu capopieve dalle lontane origini. Le informazioni storiche che narrano di una Basilica cristiana, sorta al posto di quella pagana, con il nome di S. Maria, detta poi in Fajetto, sono contenute in una pergamena risalente al 974, riferita anche nel Liber Notitiae Sancotorum Mediolani, del XIII secolo. Dopo di questa fu costruita una nuova parrocchiale che fu demolita il 13 luglio 1856 a causa di un dissesto strutturale.

L’edificio attuale fu costruito negli anni cinquanta dell’Ottocento su progetto di Giacomo Moraglia, che però morì nel 1860, quando la facciata era ancora incompiuta.

Si preoccuperà del completamento l’arch. Camillo Boito, già presente in Gallarate su incarico della famiglia Ponti, per la costruzione dell’Ospedale e della Cappella funeraria della famiglia presso il Cimitero Maggiore.

Nel 1885 Carlo Maciachini, noto per la costruzione del Cimitero Monumentale di Milano, avrà l’incarico del progetto delle decorazioni interne.

Successivamente, nella primavera del 1887, l’apposita Commissione, istituita per dirigere i lavori di decorazione e fissarne con precisione i soggetti e i tempi di attuazione, però, decise di modificare l’originario progetto del Maciachini per lasciare spazio ad un complesso programma iconografico affidato al pittore Luigi Cavenaghi, e per dorature e statuaria anche ad altri artisti.

Assieme ai fratelli Stocchetti e a Cavenaghi, infatti, lavorarono alle decorazioni interne della Basilica anche il doratore Giuseppe Tosi, gli stuccatori Giacomo Sozzi, Antonio Soldini, Giacomo Bertini e lo scultore Odoardo Tabacchi. Si trattava di professionisti che avevano avuto una formazione comune, avendo tutti studiato all’Accademia di Brera dove, a partire dal 1860, ebbero come principale guida Giuseppe Bertini, illustre maestro di alcune generazioni di importanti artisti del secondo Ottocento.

Gli affreschi del Cavenaghi, realizzati tra il 1887 e il 1891, hanno come soggetto i martiri della Chiesa, i patriarchi, i dottori della Chiesa e gli evangelisti, sei scene dell’antico testamento e della storia cristiana delle origini e, sul soffitto i tre medaglioni raffiguranti l’Incoronazione della Vergine, sopra l’altare, la Giustizia e la Carità.

I lavori di decorazione della chiesa “maestosamente riuscita”, vennero inaugurati il 16 settembre 1888 mentre gli affreschi del Cavenaghi furono portati a compimento più tardi, appunto, nel 1891.

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