“La difesa dei nostri primati industriali passa dal traghettamento verso il digitale delle imprese. E per stare al passo degli ambiziosi progetti di Industria 4.0 dei nostri competitor tedeschi e francesi dobbiamo investire nei prossimi anni più di 330 milioni di euro”. È questa l’asticella che pone al sistema produttivo locale il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Riccardo Comerio.

“Accettiamo la sfida che lancia al sistema produttivo il Ministro Carlo Calenda”, dice il Presidente dell’Unione Industriali, Riccardo Comerio, che chiama a raccolta le aziende del territorio: “Ora tocca a noi fare la nostra parte, guardando alla concorrenza tedesca come benchmark di riferimento”

Perché proprio 330 milioni? 

Secondo Boston Consulting Group nei prossimi anni l’investimento complessivo del Sistema-Paese tedesco nell’Industria 4.0 sarà pari ad una forchetta che va dall’1 all’1,5% del fatturato delle aziende manifatturiere. Siamo partiti da qui. Da questo benchmark di riferimento. E ci siamo posti una domanda: cosa vorrebbe dire se la provincia di Varese si ponesse lo stesso obiettivo?

E la risposta qual è stata? 

Traslato sul nostro territorio il sistema produttivo locale per tenere il passo digitale della concorrenza tedesca sarebbe chiamato a investire dai 223 ai 336 milioni di euro. Sarà forse un caso, ma se poniamo l’asticella dei nostri obiettivi sulla punta più alta di questo range (336 milioni di investimenti, appunto), la cifra corrisponde esattamente alle risorse che il Varesotto avrebbe ben diritto ad ambire se ci impegnassimo a portare sul territorio una percentuale di quei 13 miliardi stanziati dal Governo con il “Piano Nazionale Industria 4.0” proporzionale alla quota di fatturato delle imprese della nostra provincia sul totale italiano.

Su questo punto, però, il Ministro per lo Sviluppo, Carlo Calenda, ha lanciato una sfida alle imprese. In pratica il messaggio è stato: ora tocca a voi. 

Ha ragione. Anche per il Varesotto centrare la meta di 336 milioni di euro di investimenti per la digitalizzazione delle nostra produzione dipende molto dalle imprese e da quell’opera di diffusione della cultura digitale a cui si lega gran parte della partita in atto. Per la prima volta dopo molti anni, quasi decenni, con il “Piano Nazionale Industria 4.0” ci troviamo di fronte ad un piano di politica industriale di cui abbiamo il dovere di cogliere le opportunità. Non fosse che per sola coerenza. Per decenni abbiamo chiesto ai vari governi che si sono succeduti un progetto di crescita con risorse e obiettivi tracciati nero su bianco. Ora questa opportunità ci è stata data, non dobbiamo farcela sfuggire. Sapendo che il cambiamento in atto non mette nessuno al riparo. Il passaggio al 4.0 riguarda tutti i settori, nessuno escluso, anche quei comparti manifatturieri più tradizionali e storici. Maturi si diceva una volta. Ma di maturo, nel senso di vecchio, senza futuro o senza margini innovativi, non c’è niente. C’è solo un sistema produttivo da ripensare. Ripeto: sia tecnologicamente, sia a livello organizzativo, sia a livello di lavoro, sia a livello formativo.

Soffermiamoci sul lavoro. Cosa cambia con l’Industria 4.0? 

Investire nell’impresa digitale non vuol dire solo implementare nuove tecnologie. Col digitale siamo chiamati ad essere imprese nuove, consumatori nuovi, ma anche lavoratori nuovi, non solo nelle competenze. La transizione verso un’impresa sempre più 4.0 sta spostando anche il baricentro delle relazioni industriali. Coerente con il fatto che la digitalizzazione porta in sé una valorizzazione delle persone all’interno delle aziende, il nuovo Contratto Nazionale dei Metalmeccanici, che l’Unione Industriali considera un modello a cui rifarsi anche in altri settori manifatturieri, ha spostato l’attenzione dal mero fattore economico, al fattore uomo. Il welfare e la conciliazione lavoro/famiglia diventano centrali.

“La difesa dei nostri primati industriali passa dal traghettamento verso il digitale delle imprese”

In questo come è messo il territorio varesino?

Per esempio può contare sul Progetto Varese Welfare della nostra Unione Industriali che mira a espandere quanto più possibile tra le imprese iniziative di sostegno nell’accesso ai servizi alla famiglia che coinvolge ad oggi 47 aziende per 6.100 dipendenti a cui bisogna aggiungere il dato delle 41 aziende per 21mila lavoratori che aderiscono ad un altro Progetto che riporta al centro dell’attenzione le persone: il WHP (Workplace Health Promotion), le imprese che promuovono con varie iniziative tra i lavoratori la salute e nuovi stili di vita più sani. Riportare al centro delle relazioni sindacali la persona vuol dire anche distribuire ricchezza là dove si crea: nelle aziende, non nei settori al cui interno osserviamo sempre di più una polarizzazione nelle performance delle imprese. Proprio per questo è necessario fare maggiore leva sulla contrattazione di secondo livello. Tra le nostre imprese associate sono state nel 2016 35 quelle che hanno siglato accordi per premi aziendali di risultato, per un totale di 5mila lavoratori. Dobbiamo assolutamente incrementare questi numeri, dando prima di tutto applicazione a quell’accordo territoriale siglato coi Sindacati che ci permetterà di estendere anche alle Pmi e a tutte le aziende prive di Rsu, anche non associate, i benefici dell’ampliamento dei vantaggi sui premi di risultato previsti nell’ultima Legge di Bilancio. Anche questa è, per noi, Industria 4.0.

Qual è il contributo che un’Associazione datoriale come l’Unione Industriali può e deve dare per la digitalizzazione delle imprese e del territorio? 

La risposta a queste domande sta nel progetto “Varese Digital Evolution” che avvieremo nel corso di questo 2017 e che abbiamo presentato durante la nostra conferenza stampa di inizio anno. Ben sapendo che la trasformazione digitale non va letta solo come un cambiamento tecnologico, bensì come qualcosa che sta modificando profondamente il nostro lavoro, il nostro tempo libero, la nostra cultura; in una parola la nostra società. Abbiamo dunque pensato ad un’azione nei confronti delle imprese con iniziative d’informazione e con progetti specifici per singoli settori e Gruppi merceologici in grado di aumentare la visibilità commerciale digitale delle imprese varesine e aumentare anche la capacità di penetrazione commerciale sul web delle stesse.

Vi rivolgerete solo alle imprese? 

Assolutamente no. Le grandi trasformazioni socio-economiche in atto impongono all'Unione Industriali di assumere un ruolo proattivo nei confronti non solo del sistema economico ma anche verso il territorio in maniera più allargata e generalizzata. L’idea è di strutturare degli incontri nelle più importanti città della provincia in sedi non istituzionali, aperti a tutta la cittadinanza e in particolare alle scuole. Da qui anche l'idea di istituire un Digital Transformation Awards, un premio a livello Regionale/Nazionale in grado di coinvolgere altri partner sull’esempio di quanto già fatto con l’RFID Italia Award.



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