Cinquant’anni di vita della GAM, oggi MA*GA, e venticinque di attività del Premio Arti Visive Città di Gallarate. Una festa doppia, che vale molto di più perché "fatta in casa" tra i gioielli di famiglia, con un’eccezionale parata delle più importanti opere che fanno parte del patrimonio museale e che dal Mac, Movimento Arte Contemporanea,  tra pittura naturalista, spazialismo  e neo-avanguardie, arriva fino all’oggi, all’arte concettuale e, infine, alle prime opere multimediali.

La mostra "Ritmo sopra a tutto",  curata da Franco Buffoni per rendere omaggio alla ricorrenza, rivela al meglio lo scrigno dei suoi tesori, raccolti dalla città di Gallarate grazie all'entusiasmo originale di un manipolo di artisti e innamorati dell'arte.

Un viaggio appassionato e poetico, tra storia, arte e poesia. Il Museo d’Arte Moderna di Gallarate mette in mostra il proprio patrimonio per celebrare i 50 anni di vita e i 25 anni del Premio Arti Visive

“Eravamo i giovani di allora - dice con orgoglio Giovanni Orsini, presidente del Premio - e il Premio oggi continua a vivere”. Negli anni Sessanta Orsini era già accanto a Silvio Zanella, colui che guidò per anni, affiancato poi dalla figlia Emma, attuale direttore MA*GA,  le sorti della GAM. E che diede corso all’ acquisizione delle opere che si possono osservare in mostra, a partire dal primo allestimento storico. Prologo e chicca della mostra è infatti  il riallestimento curato da Emma Zanella- secondo le proporzioni e il criterio espositivo originali - del primo museo inaugurato il 15 ottobre 1966 in via XXV aprile al 4, in due appartamenti attigui di circa 170  mq, affittati dall’Amministrazione comunale di allora per dar vita alla  Civica Galleria d’Arte Moderna. E come allora sono esposte le 123 opere donate alla Città dal Premio Nazionale Arti Visive quale nucleo iniziale. Tra gli altri nomi: Afro, Renato Birolli, Carlo Carrà, Franco Gentilini, Ennio Morlotti, Mario Radice, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso, Atansio Soldati, Ernesto Treccani, Emilio Vedova.

Oggi il MA*GA è una realtà museale d'eccellenza - presieduta da una Fondazione- della quale, come ha sottolineato l’appassionato curatore della mostra, gallaratese di nascita, si deve andare orgogliosi.

Silvio Zanella aveva scritto già nel 1950 per la nascita del Premio, che avrebbe avuto cadenza biennale: “L’arte è venuta tra noi  e vivrà nella nuova Galleria che dal Premio sboccerà e dal Premio trarrà alimento, sia la benvenuta oggi: domani sia il caro ricordo e l’orgoglio della nostra fatica coraggiosa”.

La prova è data dalla rassegna in corso. Si presenta quale vero e proprio viaggio, per annate dei Premi e nuclei di acquisizioni, supportato da un’attenta analisi. Ma è anche felicemente incentrata, come spiega Buffoni, “sul connubio tra arti figurative e poesia, con il concetto di Ritmo posto a denominatore comune, ben raccontato in un disegno di Amelia Rosselli”.

Prologo e chicca della mostra è il riallestimento del primo museo inaugurato il 15 ottobre 1966 in via XXV aprile, in due appartamenti attigui di circa 170  mq

Nel percorso espositivo, opere e poesie - a volte le une e le altre di mano dello stesso autore - si accompagnano  in un parallelo cammino ricco di spunti di riflessione, di ammiccamenti tra versi e cromatismi, tra ritmo poetico e atmosfera pittorica,  tra parola e segno, tra visionaria realtà e finzione narrativa. E avviene che le poesie di Pavese di “Lavorare stanca” siano accostate alle opere del solitario Giorgio  Morandi, quelle di Vittorio Sereni, cantore luinese del Lago Maggiore - maestro carissimo per Buffoni - alla pittura a sua volta “lombarda” di Silvio Zanella, e le gagliarde sperimentazioni di Enrico Baj alle accorate rime di Raboni. Montale e Aldo Nove sono altri nomi di poeti eccellenti che raccontano l’evoluzione parallela dei due linguaggi espressivi, dell’arte e della poesia, che  si incontrano - a volte si sovrappongono - nel quotidiano confronto con l’evoluzione culturale e sociale dei sessant’anni attraversati. Si vedano ad esempio le opere di Carol Rama, di Marinella Pirelli, di Mirella Bentivoglio e Amelia Rosselli, che esprimono, di quegli anni di grandi battaglie per i diritti civili, di femminismo, la decisiva esperienza delle donne nell’arte.   

Un racconto di viaggio, dunque, spiega Buffoni, “dello spostamento, dell'erranza, come testimoniano Dante, Chaucer, Cervantes” che è “il modo più significativo per esprimere l'avventura del pensiero e dei sentimenti”.

 “Che cosa è - si chiede ancora il curatore - quell'ampio appartamento di 170 mq che poi diviene GAM, che poi diventa MA*GA, se non un viaggio nella storia di una città, ma anche nella Storia tout court, nella cultura, nell'arte?”

“La mostra - avverte infine - non vuole essere solo celebrativa dei 50 anni del MA*GA, ma rappresenta soprattutto un'occasione propositiva di riflessione per il futuro”.

Ricordiamo che dal 2015 il MA*GA fa parte del Polo per le Arti Contemporanee dell’Alto Milanese con i comuni di Gallarate e Legnano. Proprio qui, a Palazzo Leone da Perego, è in corso fino al 26 febbraio 2017 un’importante rassegna. Si tratta di “Mirabili mostri. L’Apocalisse secondo Baj”, curata da Emma Zanella, Roberta Cerini Baj e Chiara Gatti, dedicata a uno tra i più grandi e illustri ospiti della bella, auspichiamo infinita, storia iniziata a Gallarate nel 1966.

Ritmo sopra a tutto

Cinquant’anni di storia e di arte al MA*GA (1966-2016)

15 ottobre 2016 - 5 febbraio 2017

da martedì a venerdì: 9.30/12.30-14.30/18.30

sabato e domenica: 11.00/19.00

info@museomaga.it

www.museomaga.it< /i>

 

 



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