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Nell’era dell’Internet of Things non basta essere digitali, occorre essere smart: parola di Digicom

Tutto nasce dalla ricerca di entusiasmi nuovi”. Parte da qui Luigi Provasoli, Management Consultant della Digicom, per raccontare le recenti novità che riguardano l’azienda di Cardano al Campo che ha segnato profondamente la storia del digital in Italia (chi non ha avuto almeno un modem Digicom?) e che quest’anno ha festeggiato i 40 anni di attività. Un anniversario prestigioso celebrato con un cambiamento recente ed importante: un passaggio di proprietà che segna la maturità con un’operazione piuttosto esemplare di quella ambita commistione tra innovazione e tradizione, oggi indispensabile per un’impresa che ambisce a definirsi 4.0.

Il matrimonio è quello con la reggina B810 Srl che, invece, è azienda giovanissima. Solo 6 anni di vita alle spalle, ma sufficienti per l’affermazione sul mercato nientemeno dell’Internet of Things e per procedere, ai primi di maggio di quest’anno, all’acquisizione di Digicom, con un progetto che riconosce all’impresa di Cardano al Campo non solo il valore di business, ma soprattutto l’esperienza di lunga data. “Digicom vanta un patrimonio di conoscenze nelle telecomunicazione e un organico di esperienza e di vision invidiabile”, ha confermato Riccardo Pedroni del Gruppo B810 e oggi Ceo di Digicom. “È evidente la complementarietà di una struttura con questo skill con la natura giovane di B810. Avevamo entrambi bisogno di idee nuove e questo è tanto più importante nel nostro settore: noi lavoriamo per un mondo connesso, in cui però la connessione non è fine a sé ma aiuta le persone a vivere meglio”.

L'azienda di Cardano al Campo del settore dell’elettronica che festeggia i 40 anni con un passaggio di proprietà, dopo l’acquisizione da parte dell’impresa reggina B810

“B810 - conferma Provasoli - produce e punta su ricerca e sviluppo legata soprattutto a oggetti per le persone, come ad esempio la wearable tech, capi di abbigliamento tecnologico sviluppati per il benessere e la salute di chi li indossa. Quello che vogliamo è unire l’intuizione di puntare su un mercato di oggetti che comunicano, con la nostra esperienza nel campo delle telecomunicazioni. Naturalmente le nostre competenze sono comprovate e si sono evolute nel tempo: Digicom ha più volte cambiato pelle restando sempre un riferimento nel mercato. Oggi, però, la partita non si gioca più sul trasferimento dei dati ma sulla gestione delle informazioni”.

“C’è qualcosa di poetico - suggerisce Pedroni - in un nuovo progetto industriale che unisce una realtà produttiva molto giovane con un lato di Ricerca e Sviluppo molto marcato e una realtà come Digicom con un know-how commerciale di lunga data. Da una parte una realtà nata relativamente da poco che, come tutti i bambini, rischia di fare errori, dall’altra l’esperienza di chi può aiutare quest’ultimo a non farli. Entusiasmo e solidità, servono entrambi: del resto un’azienda non si costruisce dall’oggi al domani. Poi c’è la condivisione di intenti.

Nella visione di entrambe le realtà c’è la certezza che oggi in un settore talmente vasto occorra una specializzazione e la volontà di essere non digital ma smart. Cosa significa? Il nostro obiettivo è rendere smart la vita dei singoli: un tempo la tecnologia connessa, il cosiddetto IoT, era appannaggio dei professionisti, oggi aiuta le persone. Il nostro obiettivo, lo confermo, è creare oggetti che facilitano la vita: se non lo fanno, parliamo meramente di gadget. Bisogna distinguere ciò che aiuta a vivere meglio da ciò che appesantisce la vita.

Luigi Provasoli: “Vogliamo unire il know-how di B810 sugli oggetti che comunicano, con la nostra esperienza nel campo delle telecomunicazioni”

Quello che produciamo ha sempre come fine questa distinzione ben chiara: dallo smartwatch che fa arrivare a casa l’allarme per chi è in difficoltà, al prodotto realizzato per Artsana – Chicco che segnala ai genitori l’allontanamento del bambino. Per non parlare dei sensori per la sicurezza sul lavoro o i progetti per l’agricoltura, che aiutano a ottimizzare la semina o i trattamenti da effettuare per prevenire eventuali malattie. Gli ambiti sono infiniti e per questo è importante la specializzazione”.

“I sensori già presenti nel nostro storico - aggiunge Provasoli - sono un ambito su cui puntare, ad esempio per tutti quei settori dove la manutenzione predittiva diventa valore aggiunto. Per quanto riguarda la nostra realtà, Digicom può dare molto al gruppo: mi piace pensare all’immagine della pianta e dell’innesto. In un panorama di tante tecnologie possiamo affermare, senza timore di presunzione, che insieme le dominiamo tutte. Noi siamo nati facendo trasmissione di dati, poi il mercato è cresciuto e cambiato e alla fine degli anni ‘90 abbiamo smesso di produrre modem: abbiamo fatto un’autoanalisi critica e iniziato ad investire in nuove tecnologie di sistemi di trasmissione. Il filo rosso è sempre quello: trovare soluzioni per le persone, che facciano risparmiare soldi e tempo”.



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