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Riforma Moratti: una scommessa tutta da giocare
Il punto sulla riforma della scuola secondaria superiore avviata dal Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti.
Nell'era Moratti si volta pagina: con l'approvazione del decreto per il secondo ciclo, la riforma affronta il "capitolo licei" e i paralleli percorsi di formazione, coerentemente con gli obiettivi che l'Unione Europea, nel Vertice di Lisbona del 2000, ha deciso di raggiungere entro il 2010. Primo: potenziare la libertà di scelta degli studenti e delle famiglie, nell'ambito dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e formative e di vincoli nazionali e regionali. Secondo: introdurre una notevole flessibilità strutturale e una possibilità di personalizzazione educativa, metodologica e didattica dei percorsi, a garanzia del successo formativo e del diritto all'apprendimento. Terzo: creare nuove formule di orientamento e personalizzazione attraverso il "portfolio" delle competenze, il riconoscimento dei crediti e la reversibilità delle scelte garantita e assistita lungo tutto il percorso formativo. Ma cerchiamo di capire cosa cambierà. Nel sistema dell'istruzione, saranno otto i licei tra cui i ragazzi potranno scegliere quello più consono alle proprie attitudini: classico, scientifico, artistico, economico, linguistico, tecnologico, delle scienze umane, musicale e coreutico. La preparazione sarà "propedeutica" alla prosecuzione nei livelli post secondari (università, formazione tecnica superiore), e si concluderà con l'esame di Stato. Il percorso sarà diviso in 2 + 2 + 1 e verrà data maggiore rilevanza alla cultura generale, via via integrata con conoscenze tecniche (soprattutto nei licei "vocazionali", quelli cioè che si articolano in indirizzi nel triennio - i licei artistico, economico, tecnologico - ). La formazione professionale si connoterà per il carattere prevalentemente terminale dei relativi percorsi rispetto all'inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni. La nuova legge prevede un formativo obbligatorio di dodici anni, che si deve concludere entro il diciottesimo anno con il raggiungimento di una qualifica o di un diploma. Chi continuerà nel quinto anno potrà sostenere l'esame di Stato e accedere all'Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, una sorta di specializzazione che terminerà con il diploma professionale di tecnico superiore.
Uno degli obiettivi principali della riforma è quello di migliorare la conoscenza delle lingue straniere, e, soprattutto, dell'inglese tra gli studenti italiani. Importante sarà anche il rafforzamento del rapporto tra scuola e mondo del lavoro: con momenti di stage e l'alternanza "scuola-lavoro" che, nei licei, costituisce una vera novità. La grande innovazione, introdotta dalla Riforma Moratti, è la "responsabilizzazione" di studenti e genitori nella scelta del proprio formativo: i ragazzi, sin dai primi passi nella scuola dell'infanzia, vengono dotati di un "portfolio" che racchiude la storia dello studente con tutte le informazioni circa le sue attitudini, le preferenze, le sensibilità, i gusti. Lo strumento ha il compito di "ispirare" il giovane nelle scelte di vita: una scelta che, comunque, viene condivisa con i genitori e con gli insegnanti. La scuola tornerà ad essere un "momento" nella giornata di uno studente. Il monte ore annuo di lezione diminuirà: se rispetto agli attuali licei le variazioni saranno minime, sicuramente accentuati saranno i "tagli", le riduzioni di ore, negli istituti tecnici che devono rivedere la propria organizzazione. I piani di studio dei licei si articoleranno in: attività e insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti; attività e insegnamenti obbligatori a scelta dello studente; attività e insegnamenti facoltativi. Per i licei vocazionali (con differenti indirizzi nel secondo biennio e nel 5° anno) sono previsti attività e insegnamenti obbligatori di indirizzo connotati da una forte presenza di laboratori. Il sistema dell'istruzione e formazione professionale conterà su un orario minimo di almeno 990 ore annue. I profili educativi conterranno: obiettivi generali, culturali e professionali comuni al sistema dei licei, mentre le qualifiche saranno riferite a figure di differente livello relative ad aree professionali individuate con le parti sociali, sindacati e associazioni di categoria.
La scuola così disegnata sulla carta ha, però, già fatto scattare alcuni campanelli d'allarme. C'è chi sostiene che nei licei linguistici l'insegnamento dell'inglese sarà impoverito. Chi lamenta la riduzione del monte ore complessivo, chi non è convinto dell'efficacia di strumenti di collegamento con il mondo produttivo come l'alternanza scuola-lavoro. Le critiche più accese e puntuali, però, si sono concentrate sul futuro dei licei tecnologici e vocazionali in genere, o meglio, sulla "scomparsa" degli istituti tecnici e il potenziamento della cultura generale a discapito di laboratori e materie professionali (nonostante siano state incrementate nell'ultima versione del decreto). Il canale della formazione professionale, con la sua impostazione e la sua tradizione, potrà sostituire gli istituti tecnici? Diverse voci hanno sollevato alcune obiezioni frutto di preoccupazioni serie per la scomparsa di una figura professionale che ha sostenuto lo sviluppo industriale dell'Italia fino ai nostri giorni, quella del perito. Queste preoccupazioni, così come l'incertezza sui criteri di "trasferimento" dagli attuali istituti ai nuovi indirizzi liceali con i relativi profili professionali (che saranno oggetto di ulteriori decreti attuativi) e la delicata fase di sviluppo che sta vivendo la formazione professionale (in cui sono le Regioni a decidere e a gestire i fondi) non permettono ancora oggi agli operatori di effettuare valutazioni plausibili su quelli che saranno gli sviluppi futuri. Tra le ipotesi migliori di sviluppo, i tecnici prevedono la nascita di "campus" che raccordino diversi tipi di scuola, ma anche per questi si dovrà attendere un accordo tra Stato e Regioni.
Di una cosa sono certi tutti: il ormai è tracciato. Ci saranno inevitabili aggiustamenti. Ma la Riforma Gentile è ormai prossima alla pensione.
www.miur.it
11/18/2005
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