Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

L'equivoco della contrapposizione fra "new" e "old" economy

La nuova economia non è altro che un insieme di mezzi e tecnologie per agevolare l'efficacia degli strumenti produttivi tradizionali.

Il mondo cambia, sempre più velocemente. Ma la vecchia "legge di Gresham" - la moneta cattiva scaccia quella buona - sembra ancora valida nel campo delle idee. Lo dimostra il successo (anche un po' salottiero) della cosiddetta "nuova economia". Come generalmente intesa, si basa sull'equivoco di una contrapposizione fra "new" e "old economy". Che, a sua volta, rischia di richiamarne un'altra, poco lusinghiera: quella fra "economia di carta" ed "economia reale".
l'economista Mario TalamonaFra l'altro, per l'enorme suggestione speculativa dei titoli "tecnologici" sui mercati finanziari specializzati, dal Nasdaq in giù. In generale, è come se nello sviluppo economico moderno, dalla Rivoluzione Industriale in poi, si fosse parlato di "nuova economia" in riferimento alla caldaia a vapore, al petrolio, alla chimica e più ancora al telefono, alla radio o alla televisione, in contrapposto alla produzione "materiale" di altre merci. Un evidente non senso, un'assurdità. Si dovrebbe piuttosto pensare alle grandi potenzialità di crescita dell'economia nel suo complesso, sospinta dagli aumenti di produttività derivanti dalla rivoluzione telematica e dall'applicazione delle corrispondenti tecnologie innovative.
La loro diffusione negli altri settori che le utilizzano (e che ne costituiscono lo sbocco) è infatti la via per la modernizzazione dell'intero tessuto produttivo. Questa, in realtà, è la "nuova economia". E proprio l'esperienza americana ne rivela il vero significato attraverso l'esplosione di guadagni di produttività senza precedenti. Soprattutto dopo che il motore dell'alta tecnologia si è messo a girare a pieno ritmo e i massicci investimenti realizzati in questo campo hanno iniziato a dare frutti sempre maggiori (nonostante l'iniziale scetticismo), non si può più dubitare delle straordinarie prospettive dell'"età del computer". Appunto per questo non si può scambiare la "parte" con il "tutto".
Il futuro dipende soprattutto dalla capacità dei settori tradizionali di avvalersi tempestivamente ed in modo intensivo delle nuove tecnologie per accrescere la loro produttività e quella di tutta l'economia
Emerge un nuovo paradigma economico che sposta la frontiera dell'efficienza in misura ancora inesplorata, grazie alle ondate innovative delle tecnologie collegate a Internet (o, più esattamente, al settore cosiddetto TMT: Telecom, Media & Technology). Ma ciò corrisponde all'utilizzazione di quegli "strumenti" da parte degli altri settori, alla loro diffusione nel resto dell'economia. Cioè in quella che paradossalmente, in contrapposto alla "new", si definisce come "old economy", con evidente superficialità.
Certo, contano gli incrementi di produttività nella produzione di computer e nello sviluppo del software. Ma questo resta pur sempre un settore relativamente esiguo rispetto al Pil. Contano invece, soprattutto, gli incrementi di produttività degli altri settori che innovano i propri processi applicando le nuove tecnologie.
Perciò la contrapposizione è un falso problema. Basta aver presente la struttura di un'economia (una tavola input-output o delle "interdipendenze settoriali" tipo Leontief) per rendersi immediatamente conto della decisiva rilevanza dei flussi produttivi, a cominciare dalle innovazioni, fra settori fornitori e settori acquirenti di mezzi di produzione.
Le nuove tecnologie appartengono sostanzialmente, con la dovuta approssimazione, a questa categoria, dal lato dell'offerta. Ma è la domanda "intermedia" degli altri settori che ne attiva il flusso, ne determina lo sviluppo, ne favorisce le economie di scala, quindi le riduzioni di costi. A parte, naturalmente, la domanda finale di consumo: importante, ma relativamente trascurabile dal punto di vista di una "nuova economia". Perciò quest'ultima espressione, per essere veramente seria e significativa, dovrebbe essere riservata all'intero sistema che utilizzi le nuove tecnologie. Mentre è ovvio, per conseguenza, che il futuro (in parte già il presente, nei sistemi più avanzati) dipende soprattutto dalle opportunità, anzi dalla necessità dei settori "tradizionali" di avvalersene tempestivamente e intensivamente per accrescere la loro produttività e quella di tutta l'economia. Specialmente in Italia, di fronte alla globalizzazione e al mercato unico europeo, dove la competitività è un imperativo assoluto.

05/08/2000

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa