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Il Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno

Un luogo di culto che dal 1498 richiama fedeli da località lontane ed è arricchito da preziose testimonianze artistiche.

il Santuario della Beata Vergine dei MiracoliLa nascita del Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno va legata al popolare culto mariano a cui molti fedeli, sin dai tempi più remoti, amavano rivolgere la loro devozione nella speranza di ottenere l'intercessione della madre di Cristo. Particolarmente intenso era il sentimento religioso che li spingeva anche a percorrere molti chilometri per arrivare, da luoghi lontani, al Santuario per chiedere la grazia al simulacro della Vergine a cui venivano attribuiti poteri taumaturgici. Suggestive e coinvolgenti apparivano inoltre le processioni che si tenevano nei giorni di solennità fissati dal calendario annuale: i deputati del santuario, infatti, erano soliti reclutare musicisti, organisti e cantori per accompagnare la preghiera con canti e suoni finalizzati a coinvolgere maggiormente il fedele. L'apparato artistico partecipava con lo splendore dei dipinti e il naturalismo delle sculture ad accrescere l'emozione del devoto che, in tal modo, godeva di tutti i supporti possibili e gli stimoli percettivi necessari per vivere totalmente la propria religiosità.
In origine l'edificio coincideva probabilmente con una sorta di piccola cappella, mentre la zona su cui ancora oggi sorge il santuario era rurale ma strategica, dal momento che lì si diramavano le quattro strade che conducevano rispettivamente a Saronno, Milano, Legnano e Varese. La larghissima diffusione del culto della "Madonna Santissima dei Miracoli" rese ben presto necessario un intervento architettonico di ampliamento della struttura iniziale, al fine sia di poter accogliere più fedeli sia di costruire una "casa" più dignitosa per la statua della Vergine Maria.
La posa della prima pietra risale al 1498, come ricorda anche l'iscrizione posta sopra la porta che attualmente collega il chiostro con la chiesa, mentre tra il 1505 e il 1511 venne realizzato il tiburio ad opera dell'Amadeo, alla cui cerchia va probabilmente ascritto anche il progetto dell'edificio.
La scelta della pianta centrale a croce greca non è casuale per un edificio dedicato al culto della Vergine, poiché ben si prestava a far avvertire l'armonia celeste valida universalmente e dominata dalla figura divina; possedeva inoltre il potere di accrescere l'impressione di essere innalzati alla contemplazione di Dio.
Tra il 1511 e il 1516 venne invece realizzato il campanile, mentre, a partire dal 1556, furono iniziati ulteriori lavori di ampliamento sotto la direzione dell'architetto Vincenzo Seregni che trasformò la pianta da centrale in longitudinale, certamente più funzionale all'aumentato flusso di devoti.
La facciata venne invece progettata nel 1578 da Pellegrino Tibaldi, sebbene i lavori di edificazione furono compiuti solamente nel 1595 ad opera di Lelio Buzzi che, tuttavia, rispettò il disegno pensato dal Tibaldi.
La facciata fu comunque la parte dell'edificio più soggetta ad interventi successivi, dal momento che costituiva il primo impatto che il fedele aveva con il tempio religioso. Doveva infatti apparire immediatamente evidente la presenza e l'imponenza nel territorio del santuario mariano. Ecco che allora dapprima venne innalzata la facciata su progetto di Carlo Buzzi che aggiunse la balaustra su cui, a partire dal 1656, vennero collocate le sculture, in pietra di Viggiù, della Vergine Assunta e dei quattro angeli che suonano la tromba. La facciata fu terminata solo nel 1757 con la realizzazione delle statue dei Profeti e delle Sibille, collocate nelle nicchie ed eseguite da Francesco Mariani e Ambrogio De Paoli, a dimostrazione che il desiderio di abbellire il santuario non andò scemando nel corso dei secoli.

particolare della cupola affrescataL'apparato decorativo dell'interno del tempio appare particolarmente ricco e di altissima qualità, essendo stato realizzato per la maggior parte da artisti di primaria importanza per l'arte lombarda e non solo. A parte i pochi resti della primitiva decorazione pittorica ad affresco visibili sulle lesene sorreggenti la cupola, opera di Giorgio da Saronno, e le due interessanti vetrate, il resto delle opere, specialmente quelle di epoca rinascimentale, presenta un coerente programma iconografico volto soprattutto a creare uno stretto rapporto tra la devozione a Maria e la Passione di Cristo. La statua della Vergine in origine era collocata probabilmente in una cappellina sotto il portico esterno, mentre sull'altare maggiore era visibile un'ancona lignea andata perduta in seguito alla decisione dell'arcivescovo Carlo Borromeo di far costruire un altare per contenere il simulacro, che di conseguenza venne poi spostato in area presbiteriale.
Sin dalla fine del Cinquecento, quindi, è evidente che il fedele che visitava il santuario avesse come fine quello di recarsi a venerare la statua della Vergine, collocata sull'altare maggiore. Tuttavia, prima di giungere alla meta ambita, doveva compiere un percorso obbligato che lo aiutava, attraverso precise testimonianze artistiche, a rivivere alcuni momenti spirituali importanti e indispensabili per poter poi avvicinarsi all'immagine della Madonna.
Nelle cappelle della tribuna centrale sono ancora oggi presenti i due gruppi scultorei raffiguranti la Deposizione nel Sepolcro e il Cenacolo, realizzati dallo scultore Andrea da Saronno rispettivamente nel 1528 e nel 1531. Le opere, in legno intagliato e dipinto, rappresentano un vero capolavoro della scultura lignea lombarda e furono eseguite con lo scopo di consentire un'immedesimazione del devoto in quelle che furono le sofferenze di Cristo. In origine, dietro il Cenacolo, che richiama quello più famoso in pittura di Leonardo, erano presenti altri due gruppi più piccoli di statue raffiguranti Gesù nell'orto del Getsemani con un angelo e San Pietro, San Giovanni e San Giacomo addormentati. Le cappelle erano inoltre affrescate con dipinti, in seguito perduti, opera di Cesare Magni.
Il fedele, rivissuto il dramma di Cristo culminante nella Crocifissione, volgeva poi gli occhi alla cupola dove gli appariva il mirabolante Concerto di Angeli, dipinto da Gaudenzio Ferrari tra il 1534 e il 1535.
Il fascino dell'opera non si limita al suggestivo coro di angeli che reggono tra le mani un'interessante serie di strumenti musicali dell'epoca, ma va attribuito anche alla presenza, accanto alle immagini dipinte, delle sculture della Vergine Assunta e di Dio Padre, posta al centro della cupola. Ad assistere all'assunzione della Vergine sono anche le ventidue sculture di Profeti e Sibille collocate nelle nicchie del tamburo e realizzate da Giulio Oggioni.

particolari dell'affresco di Gaudenzio FerrariEcco che allora anche gli affreschi eseguiti nel 1525 da Bernardino Luini nell'abside della cappella maggiore e nel presbiterio acquistano ancora più valore se relazionati a quanto visibile in precedenza. A tale proposito meritano particolare attenzione i dipinti collocati sulle pareti laterali del presbiterio raffiguranti rispettivamente l'Adorazione dei Magi, sulla destra, e la Presentazione di Gesù al Tempio, sulla sinistra.
Entrambe le opere appaiono estremamente suggestive dal punto di vista stilistico per il loro naturalismo, per la vivacità e luminosità cromatica e per l'evidente influenza del linguaggio leonardesco e del rinascimento maturo.
Nella Presentazione al Tempio, che conserva in un cartiglio sulla parasta centrale la firma dell'artista e la data di esecuzione dell'opera, è inoltre visibile, nel paesaggio dove si svolge la Fuga in Egitto, la veduta del santuario stesso come doveva apparire ai visitatori all'epoca. Per la realizzazione dei due dipinti l'artista si rivelò aggiornato su quanto si andava elaborando artisticamente nei maggiori centri artistici italiani, dal momento che le pareti vennero dipinte con il chiaro intento di apparire illusionisticamente come due reali "finestre" aperte sul mondo.
Evidente era quindi l'intento di trasmettere al fedele la sensazione di partecipare fisicamente agli eventi che poteva vedere illustrati attraverso gli archi a tutto sesto. La scelta di decentrare le scene, collocando quindi le figure principali di entrambe le storie spostate verso sinistra, nasceva dalla necessità di risultare immediatamente visibili al fedele, non appena questi varcava l'antipresbiterio. In quest'ultimo spazio sempre il Luini, che tra l'altro lasciò molte altre opere in santuario, dipinse anche la Disputa di Gesù tra i Dottori e lo Sposalizio della Vergine.
Numerosi altri furono comunque gli artisti che misero la loro arte a servizio del tempio saronnese; lavorarono infatti, in santuario anche Bernardino Lanino, che prese le redini del cantiere dopo la morte di Gaudenzio Ferrari, Camillo Procaccini e il Legnanino, a cui si devono le opere più significative tra il tardo Cinquecento e la fine del Seicento. Non vanno inoltre dimenticate le presenze di Pompeo Marchesi, Giuseppe Cagnola e Camillo Pacetti che realizzarono, intorno al 1817, alcune opere caratterizzate da un linguaggio neoclassico nella cappella del Battistero.
Il Santuario di Saronno, quindi, si presenta ancora oggi al visitatore come un interessantissimo contenitore di opere di elevatissima qualità, soprattutto in relazione al rinascimento lombardo, consentendo anche una valida occasione per ripercorrere una strada spirituale dalle antiche radici.

05/08/2000

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