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Il Liberty va in fabbrica

Una fabbrica di birra diventa un prezioso manufatto industriale grazie alle decorazioni Liberty.

la fabbrica Poretti a Induno OlonaE' il 1877. Il "ferroviere" Angelo Poretti s'impunta nel tentare il lancio industriale della zona varesina, s'inventa una fabbrica di birra tutta italiana ed occupa una serie di edifici esistenti sotto Induno Olona.
1898 il "signor" Angelo Poretti incarica lo studio di architettura e ingegneria "Bihl & Woltz" di Stoccarda di stendere il progetto di ristrutturazione, ampliamento ed attrezzatura della fabbrica ed i professionisti d'oltre confine inventano un insediamento che viene considerato, forse in modo un poco azzardato, "l'unico esempio in Italia di applicazione dello stile d'oltralpe a un progetto industriale" (Luciano Crespi e Angelo del Corso).
Professionisti e imprenditore non si preoccupano di camuffare la destinazione d'uso dei manufatti e non vogliono, d'altro canto, rinunciare a caratterizzare l'insediamento dal punto di vista estetico.
Il "Liberty" è una realtà culturale in via di affermazione e gli interessati intendono utilizzarlo per esprimere le potenzialità e la "freschezza" della Ditta.

Secondo gli storici dell'arte è uno stile fiorito intorno al 1900 in Europa, e particolarmente in Inghilterra, che si esprime nelle arti decorative ed in architettura. Il termine diviene popolare in Italia accanto a quello di "floreale" o, all'estero, con i termini di "Art nouveaux" e "Jugendstil".
la fabbrica Poretti a Induno OlonaI maggiori protagonisti di questa epopea furono J. McNeill Whistler, C.R. Machintosh, A.H. Macmurdo, H. Guimard, O. Wagner, V. Horta e H. Van De Velde, ma gli emulatori non si contano.
In Italia, però, i veri discepoli sono pochi ed operano entro un'area geograficamente piuttosto limitata che vede la nostra Lombardia in prima linea e Varese, come anche recentemente studiato, si pone in bella evidenza.
Questa scuola si caratterizza con ritmi decorativi studiati prevalentemente su due dimensioni:
la pittura diviene un fatto di linee e di superfici sviluppantesi indipendentemente dalla profondità prospettica; le arti minori (che utilizzano il ferro e altri materiali "duttili") riprendono la loro predominanza, favorendo il rinnovamento delle arti decorative.
la fabbrica Poretti a Induno OlonaNella loro totalità, i prodotti della scuola sono di alto livello qualitativo e sono destinati, per la loro stessa natura, ad un numero di persone piuttosto largo, grazie all'accoppiamento operato con l'industria e la nascente lavorazione seriale.
Avendo sollecitato la collaborazione dello Studio tedesco ben prima del Novecento, dunque, la lungimiranza del nostro Imprenditore si rivela non solo per l'innovazione degli "articoli" trattati - che evidentemente si staccano dalla tradizione locale - ma anche per la capacità di intuire, con quasi trent'anni di anticipo, le tendenze dell'architettura.
Il binomio Poretti/Bihl & Woltz prosegue nel tempo, se è vero che il nucleo originario si sviluppa con gli ampliamenti eseguiti, a partire dal 1901; con il progetto di ristrutturazione globale del 1905, entro cui si inquadrano i progetti proseguiti con la costruzione, tra il 1907 ed il 1908, della Sudhaus (sala di cottura) - preceduta dalla bellissima pensilina in ferro e vetro realizzata per proteggerne l'ingresso - e della centrale termica; con la torre dell'acqua (1909-20); con il deposito Monte Golico (1910); con le cantine e il deposito del 1921, per concludersi nel 1923 con una serie di interventi edilizi perfettamente in linea con il progetto iniziale.

Gli ultimi reparti "storici" furono conclusi nel 1928 senza l'ausilio dei "tedeschi", ma in perfetta sintonia stilistica con le origini.
La Villa padronale Inoltre, poichè effettivamente vale il detto che "buon sangue non mente", i nipoti Angelo Magnani e Edoardo Chiesa chiedono (1903) al milanese Ulisse Stacchini di costruire la villa padronale che sovrasta il complesso produttivo.
Oggi la costruzione, dall'accentuato slancio verticale e dalla plastica decorazione a fasce floreali in "Liberty" italiano, appoggiata sul terrapieno massiccio, è utilizzata quale palazzina degli uffici della Ditta e mantiene ancora il suo ruolo di "legatura" tra il fondovalle produttivo e le pendici che portano all'abitato di Induno.
La sensibilità ai fatti dell'arte, poi, deve essere nascosta ed annidata entro le forre della Valganna se, oggi, alle soglie del terzo millennio, anche i nuovi Proprietari non si lasciano sopraffare dalle pur contingenti necessità operative, ma mantengono l'insediamento primigenio nelle condizioni originarie facendo sì che la fabbrica sia, nel contempo, luogo di "produzione", "museo" dell'attività imprenditoriale e "sito d'arte".

In tale situazione, dunque, è stata mantenuta la bicromia originaria delle cortine perimetrali, ove le lesene verticali e le ghiere degli archi a tutto sesto si staccano, con il loro particolare azzurro/blu, dai fondi uniformi gialli che caratterizzano l'intero complesso.

La composizione architettonica dei corpi originali risulta contrassegnata da una cadenza geometrica delle facciate segnate da elementi decorativi sapientemente ripetuti che non appesantiscono, certo, il ritmo ma lo caratterizzano in modo piacevole.
Le stesse decorazioni a medaglioni e a maschere leonine, che si sostituiscono ai capitelli sommitali posti sotto la trabeazione delle coperture, fungono da "controcanto" alle decorazioni, schiettamente "giovanili", che sostituiscono le basi degli elementi portanti.
Lo stesso uso sapiente delle cornici, che alternano decorazioni semplici ma efficacemente dosate nella grafia tipica del periodo floreale, serve ad interrompere le alte pareti dei capannoni produttivi.
Le aperture, sia archiacute che rigorosamente rette, si sovrappongono in un gioco che alterna la funzionalità, necessaria a garantire la perfetta efficienza degli apparati produttivi, al gusto del "segno" inteso quale elemento creativo e, dunque, d'arte.

Si aggiunga, a tutto ciò, che l'intervento stilistico coerente non si ferma al "vestito" esterno ma interviene nello studio e nella realizzazione degli interni. Questi, infatti, sono definiti da un rigore progettuale notevole che sa coniugare la tecnologia necessaria per una produzione qualitativamente elevata ad un "gusto" artistico veramente invidiabile.

Infine, proprio in perfetta aderenza alle indicazioni dello "stile", il vasto impiego del metallo e del vetro sa coniugare splendidamente le necessità funzionali della protezione degli accessi (pensiline), alle esigenze della decorazione ed alla maestria dell'artigianato chiamato a collaborare alle riuscita dell'intrapresa.
Par dunque di poter sintetizzare che l'intuizione di una grande mente si è sposata alla capacità professionale di alcuni artisti e si è concretizzata nell'operosità delle braccia che hanno dato materializzazione ai pensieri.

09/04/2000

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