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Varese provincia Liberty Uno stile che ha caratterizzato un'intera epoca: all'inizio del '900 Varese risplendeva nelle sue architetture. E' in libreria in questi giorni, per le Edizioni Nicolini, un magnifico volume impreziosito da un numero pressoché infinito di fotografie d'epoca e no (queste ultime, di Paolo Zanzi), intitolato "Varese, provincia Liberty". L'opera, che ho subito amato, si occupa, naturalmente, con particolare dovizia di materiali, dei più importanti monumenti liberty della nostra provincia. Leggerla, mi ha fatto tornare alla mente un ormai antico racconto che, anni orsono, avevo dedicato alla montagna varesina e, in particolare, al Grand Hotel Campo dei Fiori - vero capodopera dello stile - che, da lassù, domina, pur nella sua decadenza, la città e, sembra, il mondo intero.l re di Varese Spesso, specie quando il bel tempo lo consente, la domenica mattina, in automobile, me ne vado al Campo dei Fiori. Sul presto, naturalmente, per evitare di rimanere imbottigliato nel traffico e per godere, nella maggiore solitudine possibile, la pace dei boschi e l'incredibile bellezza dei panorami. Verso le sette, otto al massimo, posteggio la macchina nei pressi della pensione Irma e mi dirigo verso la meta prefissata. Che so? Una volta può essere la cima più vicina, un'altra l'osservatorio astronomico e, quando davvero sono in forma, la vetta più lontana, quasi su Gavirate, il forte di Orino. Può sembrare impossibile, specie a chi, come me, è un sedentario che deve farsi violenza per camminare, ma i viottoli della montagna, anche a quell'ora, brulicano di persone. C'è chi cammina, chi corre in tuta, chi fa passeggiare il cane e chi ci arriva in bicicletta. Quello che è certo è che ci si incontra volentieri; ci si saluta almeno con un cenno del capo e mi è capitato di riincontrare, dopo tanti anni, amici e conoscenti scomparsi, a volte cancellati dalla memoria e mai più frequentati. Dopo qualche tempo, diventati ormai abituali frequentatori della montagna, ci si rende conto che, in fondo, siamo sempre le stesse persone o quasi: una specie di club, un'associazione di cui si è contenti di fare parte. Il mio stato d'animo è, dunque, dei migliori possibili mentre cammino e respiro l'aria pulita a pieni polmoni. L'unico cosa che evito di fare, di solito, è di dirigermi verso il vecchio Grand Hotel, ormai in stato di avanzato decadimento, almeno a giudicare da fuori, e così pure verso le stazioni della funicolare. Perché intristirmi? Perché suscitare vecchi ricordi? Perché confrontare la cruda realtà con la memoria di passati, lontanissimi giorni? Capita, però, a volte, di desiderare un momento di malinconia e, così, domenica scorsa, primo giorno del mio cinquantesimo anno di vita, mi sono deciso. Ho fermato la macchina al solito posto ed ho piegato, a piedi, verso destra. Superata la pensione, dopo poche centinaia di metri, mi sono fermato a guardare dall'alto l'albergo e, poi, più avanti, la bella stazione. In un attimo, per un bellissimo gioco della memoria, ho rivisto tutto come era una volta. Doveva essere un giorno di festa! Il piazzale del Grand Hotel era pieno di gente; la funicolare scaricava una continua fiumana di persone; bancarelle improvvisate vendevano da mangiare, da bere, giochi di bimbi e souvenirs di dubbio gusto. Le grandi sale dell'albergo, in piena attività, risuonavano di passi e voci e i lampadari di cristallo, con i mobili d'epoca di grande bellezza conferivano al tutto una improbabile aria di solidità e solennità. Per quanto osservassi con attenzione, nessuna macchina in vista se Dio vuole. Le carrozze della funicolare arrivavano e partivano puntualmente e nell'aria si "sentiva" la felicità. Questa mi sembra la caratteristica vera, più profonda di quei tempi e di quelle persone, che, felici, appaiono nei miei ricordi di bambino. Abbiamo smarrito l'allegria? Abbiamo perduto la speranza? O io, e soltanto io, ho perduto irrimediabilmente la giovinezza? Domande sospese, cui non voglio e non so dare una vera risposta. Tornandomene, poi, lentamente, verso la macchina, mi sovvenne quel gioco di bimbi, quell'indovinello che, credo, facciano ancora in tutti i posti in cui si trova una funicolare, naturalmente adattandolo secondo necessità: "Chi era il re di Varese"?, si chiedeva, e, poi, di fronte al mutismo del malcapitato: "Nicola, ignorante! Non vedi cosa c'è scritto: FU / NICOLA / RE DI VARESE", e bastava scandire differentemente le parole ben visibili sulla stazione di partenza. GHIACCIAIE Un volume che nasce da un'attività di studio e riproduzione effettuata dagli alunni della Seconda Liceo Scientifico "Mericianum" di Sesto Calende nell'ambito del progetto "La Scuola adotta un Monumento". Le ghiacciaie, che in taluni casi sono state utilizzate anche fino agli anni '50, ora sono considerate edifici superati: la fabbrica del ghiaccio, prima, l'avvento dei frigoriferi, poi, ne hanno decretato la fine. In molti casi sono state abbattute, in altri sono state riempite di rifiuti. L'opera curata da Lucina Caramella ci permette, invece, di scoprire la bellezza e il fascino storico e artistico di queste costruzioni, un tempo assai diffuse su tutto il nostro territorio. Tra le ghiacciaie illustrate, accanto ad alcune delle più significative del Nord Italia, quelle tuttora esistenti nella zona del Lago di Varese. Lucina Caramella - Ghiacciaie - 1999 - Libreria Pontiggia, Varese TRADATE CITTA' NEL VERDE - Arte - Storia - Turismo Tradate come tappa turistica, oggi magari per chi si reca a visitare i siti artistici di Castiglione, Castelseprio e Cairate; dalla seconda metà del secolo scorso e per un lungo periodo per si fermava proprio in questa località caratterizzata dalla presenza di colline boschive e di una ferrovia capaci di richiamare i villeggianti milanesi. E così è nato un patrimonio artistico di indubbio valore. Il volume, edito nella collana "Guide Macchione", ha il pregio di approfondire le testimonianze di una cultura che, nel tempo, ha dato vita alla Tradate dell'inizio del terzo millennio. Una città forse un po' distratta verso il proprio passato, ma sempre orgogliosa della sua identità. Una città che la ricostruzione storica e la descrizione degli itinerari artistici di Giampaolo Cisotti e di Raffaella Ganna ci permettono di riscoprire nei suoi aspetti più interessanti. Giampaolo Cisotto - Raffaella Ganna - Tradate Città nel verde - Macchione Editore, 1999 05/08/2000 | ||||||||
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