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La legge sulla parità scolastica? Un'occasione persa per il Paese.

E' negativo il giudizio di Confindustria su un intervento che estende alla scuola privata i difetti di quella pubblica

La legge sulla parità scolastica elaborata dal Ministro Berlinguer è quanto di più lontano possa esserci da una concezione europea e libera dell'istruzione.
E' un giudizio chiaro e pesantemente negativo quello espresso da Confindustria su un intervento legislativo che, al contrario, avrebbe dovuto costituire una chiave di volta per elevare finalmente il livello qualitativo della scuola italiana alle esigenze di una società evoluta. Invece di rendere più libera, attraverso la legge sulla parità, anche la scuola di Stato, si obbliga quella privata a diventare statale, se ne impiegatizza il personale e se ne irrigidisce il controllo. Tutti i difetti dello statalismo vigente, che neanche l'autonomia scolastica è riuscita a scalfire, vengono insomma pedantemente riproposti. Dall'inamovibilità del personale all'appiattimento retributivo, dalla necessità di disporre d'organici collegiali assemblearistici e pletorici all'obbligo di attingere dalle graduatorie nazionali sia per i docenti titolari, sia per i supplenti: peggior risultato di questo per chi ama la scuola - si sottolinea in un documento di Confindustria - non si sarebbe potuto ottenere.
Sulla parità, infatti, si giocava una grande battaglia di civiltà: quella tra una concezione da "società chiusa" autoprotettiva, egualitaristica, statalistica e una concezione da "società aperta" che, accanto allo Stato, dà spazio alle comunità intermedie, alla famiglia e ai cittadini, che coltiva la libertà in ogni sua forma, che non fa coincidere pubblico con statale. Ecco allora quelli che dovrebbero essere, secondo Confindustria i punti fermi per un approccio corretto al tema "scuola libera".
In primo luogo deve essere garantita ai genitori la libertà di scelta delle scuole per i propri figli. Ogni istituto scolastico, poi, dovrebbe aver diritto alla libertà di scelta dei docenti, sulla base ovviamente di comuni e rigorose regole che ne assicurino la qualità.
E' forte, inoltre, la convinzione che il finanziare l'apprendimento degli studenti anche nella scuola non statale sia conforme alla Costituzione, rappresentando per di più una modalità per non discriminare i cittadini meno abbienti che non sono in grado di pagare due volte l'istruzione: una prima con l'imposizione delle tasse (ogni famiglia italiana paga mediamente quattro milioni per finanziare la scuola dello Stato anche quando non ne usufruisce) e una seconda volta con le rette delle scuole non statali liberamente scelte.

05/08/2000

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