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"Serve il coraggio delle decisioni forti"
All'assemblea dell'Unione Industriali il presidente Vago lancia l'idea di un accordo provinciale per l'acquisto del gas. Il Ministro Letta: "Ottima proposta". D'Amato: "Vogliamo un paese normale".
"Il coraggio di chi deve prendere le decisioni forti e gli strumenti per poterle assumere. E' questo ciò che manca al sistema-Italia così come al nostro territorio. Non le risorse, non i progetti né tantomeno le capacità di realizzarli".
E' uno dei passaggi della relazione del Presidente Marino Vago che ha maggiormente caratterizzato l'assemblea annuale dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese.
Decisioni forti come quelle di un accordo fra tutti gli operatori pubblici e privati del Varesotto per l'acquisto del gas, come ha proposto lo stesso Vago per mettere a reddito, sul piano territoriale l'imminente avvio del processo di liberalizzazione in questo segmento del mercato.
Il Ministro dell'Industria Letta ha avuto parole di plauso per la proposta del presidente degli Industriali, mentre il nuovo presidente di Confindustria Antonio D'Amato ha puntato l'attenzione sulla necessità di garantire al più presto condizioni favorevoli allo sviluppo dell'economia italiana: "Non abbiamo più giorni da perdere se vogliamo sfruttare le opportunità offerte dalla congiuntura economica favorevole. Siamo consapevoli dello sforzo di risanamento compiuto dal Paese, ma adesso occorre recuperare velocemente la distanza che ci separa dai nostri concorrenti. Non c'è più tempo: ci troviamo di fronte a una competizione dove o si vince o si perde!".
Vago: la competitività del sistema economico-territoriale
Il Presidente dell'Unione Industriali ha rivolto innanzi tutto la sua attenzione alla nuova Giunta della Lombardia.
"La nostra Regione ha bisogno di un Governo forte, perché deve confrontarsi quotidianamente con l'Europa e il mondo. Il processo d'apertura e d'innovazione richiede un crescente livello di competitività. Occorre quindi, e lo ripetiamo da tempo, dotare il territorio di strutture, infrastrutture, condizioni di mercato e strumenti operativi al livello delle più sviluppate regioni continentali". Le cose da fare sono indubbiamente tante. Ma tutte sono collegate da un filo d'Arianna, un unico minimo comun denominatore. "Il filo d'Arianna è la competitività del sistema economico-territoriale, a tutti i livelli. In primo piano c'è il livello istituzionale, dove crediamo che federalismo e sussidiarietà debbano essere applicati fino al massimo consentito dalla legislazione vigente, nell'attesa e insieme sollecitando le necessarie modifiche costituzionali".
Lo stesso si deve dire per la riorganizzazione funzionale degli assetti territoriali. "E' indispensabile forzare la mano. I 1.543 Comuni lombardi, forse troppi, possono recuperare efficienza solo superando l'eccessiva parcellizzazione e iniziando a progettare, programmare e realizzare insieme".
Anche in questo caso, insomma, serve il coraggio delle grandi scelte.
"E' necessario, poi, avere più coraggio sul fronte della modernizzazione della società – ha ribadito Marino Vago -. In Italia c'è ancora troppo poco mercato. In particolare, è clamorosa l'incapacità delle forze di Governo di pensare e, soprattutto, di agire con coraggio sul fronte delle riforme del mercato del lavoro. Molti potrebbero essere gli esempi.
Dalla riforma del collocamento, limitata da vincoli e oneri frutto del vecchio garantismo, ai nuovi istituti per l'accesso all'impiego fino all'ultima legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero nell'ambito dei servizi pubblici.
Una legge che, più che stabilire regole a garanzia dell'utenza, ha introdotto semplici procedure per continuare a garantire l'esercizio del diritto di sciopero".
Riforme coraggiose e capacità di aggregazioni politiche forti. Sono queste le risposte di cui il sistema ha bisogno a tutti i suoi livelli.
"L'Italia dà ancora una volta l'impressione di essere un vaso di coccio tra vasi di ferro. Si sono aggiunte fragilità a fragilità per il nostro Paese. Fragilità che bisogna combattere sul terreno delle liberalizzazioni".
Le risorse per uscire da questa situazione si possono, però, trovare anche all'interno del territorio. Ci sono ormai le occasioni per farlo. "L'autonomia non deve essere necessariamente conquistata, a volte deve essere solo applicata coniugando federalismo e sussidiarietà. Si tratta di saper immaginare per il futuro nuovi assetti di collaborazione tra pubblico e privato. Occorre calarsi in una visione imprenditoriale del territorio. Occorre avere il coraggio della sperimentazione".
Il processo di liberalizzazione del mercato del gas potrebbe offrire una prima, nuova occasione.
"Ci piacerebbe che questa provincia diventasse luogo in cui sperimentare i salutari effetti dell'aggregazione consortile". Ed ecco la proposta: "imprese, aziende municipalizzate e altri distributori locali uniti in un consorzio per l'acquisto del gas metano. Immaginatevi quale potere negoziale avrebbe un simile consorzio nello scenario ormai prossimo del mercato libero. Immaginatevi i benefici per aziende e utenti locali". "Una proposta ottima – ha subito sottolineato il Ministro dell'Industria Enrico Letta -.
Una proposta che auspico possa essere presa a esempio da altre zone del Paese. Quello dell'accelerazione delle liberalizzazioni è un passaggio decisivo sul fronte della competitività italiana".
Apertura al mercato per liberare risorse, che devono però anche trovare un terreno favorevole su cui estendere le proprie radici.
La situazione, invece, è caratterizzata da una drammatica insufficienza.
"Penso ai collegamenti viabilistici bloccati per decenni, come quello est-ovest (Pedemontana) – ha ricordato Marino Vago – o al collegamento nord-sud sulla rete viaria provinciale, perché può fare molto anche una strada per rilanciare il territorio del Luinese o per rafforzare i legami con il Saronnese. Penso anche all'aggancio della rete ferroviaria locale a quella europea ad Alta Capacità attraverso l'Arcisate-Stabio. Ma penso anche ai giochi di compagnie aeree che, sulla questione Malpensa, devono difendere le loro posizioni e gli investimenti fatti per servire altri aeroporti che sono i diretti concorrenti del nostro. Penso inoltre a Roma, che rivendica maggior spazio per il suo scalo o alla lobby dei Sindaci del Sud che vorrebbe aver voce in capitolo nella ripartizione dei voli tra Malpensa e Linate".
Non è insomma utile ad alcuno continuare così. Il Sindacato stesso, se vuole assumere un ruolo propulsore dell'occupazione, è sollecitato dal Presidente dell'Unione Industriali a remare a favore della piena entrata a regime dell'aeroporto.
D'Amato: non perdiamo il treno della ripresa
Il coraggio della responsabilità insieme alla piena consapevolezza dell'urgenza dei tempi che viviamo. Sono principi che all'assemblea degli industriali varesini ha espresso anche Antonio D'Amato.
"Occorre capire che il treno della ripresa sta passando rapidamente – così il neoeletto presidente di Confindustria -. L'Italia non può permettersi di perdere un'occasione come già avvenne nella seconda metà degli anni Ottanta. Allora, piuttosto che avviare le riforme, ci mettemmo a mostrare i muscoli con la Gran Bretagna per il quinto o sesto posto nella classifica dei paesi a economia più avanzata del mondo. Oltre Manica, dove le condizioni di partenza erano peggiori rispetto alle nostre per pesantezza dell'interventismo statale e per qualità imprenditoriali, si impegnarono a fondo nella ristrutturazione della loro economia, che oggi è tra le più virtuose. Noi invece ci troviamo soltanto ora, e sempre con ritardi e ostacoli, ad avviare i processi di risanamento".
D'Amato non nega il ruolo dello stato sociale in Italia.
"Dopo l'intervento all'assemblea di Confindustria, mi hanno voluto far passare come un liberista, proprio io che da sempre sono un liberale!
Vogliamo uno stato sociale equo, senza sprechi e che protegga chi va protetto. Al contrario, oggi abbiamo a che fare con un welfare che protegge i protetti e lascia ai margini tutti gli altri, che produce più esclusione che inclusione".
Serve perciò un confronto chiaro con tutte le forze politiche e sociali, Governo e sindacati.
"Il conflitto non è utile a nessuno. Siamo aperti a un confronto franco e sereno con il mondo sindacale, purché non ci siano veti o pregiudiziali ideologiche. Tanto più che questo confronto con le forze politiche e sociali deve permettere anche di far emergere quella fascia d'economia illegale che mina il nostro sistema. Dobbiamo porre rimedio a una situazione intollerabile, specialmente in vaste aeree di quel Sud da dove io provengo. Bisogna restaurare il primato della responsabilità e della legalità".
L'Italia come un paese normale all'interno di un'Europa che, però, dovrà essere disposta a compiere presto un vero e proprio salto di qualità.
"Se, dopo aver guadagnato il mercato unico, il vecchio continente non si dà un forte rilievo politico, lo stesso Euro non avrà la forza di essere moneta di riferimento in un mercato sempre più integrato".
Al di là delle difficoltà europee, per le imprese italiane resta l'esigenza di un fisco più equo.
"Non possiamo continuare a pagare maggiori tasse rispetto ai nostri concorrenti europei: perfino in Germania stanno avviando un riforma che porterà la tassazione ai livelli anglosassoni. Non possiamo più rimanere indietro: se vogliamo uno stato sociale più adeguato, con altrettanta forza reclamiamo un fisco più equo".
La politica deve così ritrovare la capacità di offrire progettualità al paese.
"Serve una riforma elettorale che garantisca governabilità e stabilità: all'inizio di ogni legislatura dobbiamo sapere, come sanno i nostri colleghi europei, che cosa si vuole fare di questo paese. Non è vero che vogliamo elezioni anticipate. E' assolutamente vero invece che vogliamo che ci sia subito la riforma elettorale. Altrimenti, non ha senso scivolare nell'agonia di un Governo che si trascina sino al prossimo appuntamento con le urne".
Letta: autonomia e liberalizzazioni
Un'attenzione verso gli strumenti istituzionali per garantire governabilità e stabilità che ha trovato conferma nelle parole del Ministro dell'Industria Enrico Letta. "Non possiamo più permetterci di perdere un mese e mezzo nel processo di liberalizzazione – ha detto Letta – così come è successo recentemente in Italia fa causa di elezioni regionali e crisi politica". Il fattore tempo è stato, dunque, al centro dell'intervento anche dell'esponente del Governo Amato. "E' vero, siamo in ritardo e dobbiamo recuperare al più presto. Ma ancora nel 1992, quando negli Stati Uniti Clinton lanciava il progetto delle autostrade informatica, l'Italia era occupata con le Partecipazioni Statali. Solo ora abbiamo incominciato a entrare in una logica di economia di mercato, anche perché nella prima metà degli anni Novanta eravamo impegnati in Tangentopoli".
La stessa vicenda Euro è sintomatica: è stato così difficile raggiungere il traguardo poiché al punto di partenza il nostro paese era pesantemente in ritardo rispetto agli altri.
L'obiettivo del Ministro dell'Industria appare ambizioso, quasi rivoluzionario per l'Italia.
"Le istituzioni nazionali devono passare dal compito della gestione a quello della strategia. Un traguardo da raggiungere attraverso due processi chiave: l'autonomia e le liberalizzazioni".
In particolare, per Letta autonomia vuol dire che, esclusi i settori di rilievo nazionale (è il caso dell'aeronautica), tutti i meccanismi di incentivo all'industria devono svilupparsi a livello regionale.
"La struttura statale si potrà così ritagliare il ruolo di elaborare strategie per promuovere la competitività del nostro sistema economico. Il riferimento è anche all'economia digitale. Solo nelle ultime settimane, dopo mesi di ubriacatura di parole, abbiamo acquisito una consapevolezza: più ancora che nel rapporto diretto fra consumatore e produttore, la new economy potrà portare benefici sul versante del business to business. E' qui che si possono creare situazioni di grande interesse per le nostre imprese, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni".
06/05/2000
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