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Varesefocus approfondisce l'argomento interpellando i Presidenti delle cinque aziende municipalizzate

Varesefocus approfondisce l'argomento interpellando i Presidenti delle cinque aziende municipalizzate che operano in provincia di Varese e nel Legnanese: Marco Reguzzoni (AGESP Busto Arsizio) Pierluigi Gallo (AMSC Gallarate) Giovanni Bianchi (AMGA Legnano) Riccardo Rota (Saronno Servizi) Enrico Malnati (ASPEM Varese)

Quali problemi, quali ritardi hanno, a suo giudizio, finora impedito di rendere effettivo il processo di privatizzazione?
Marco Reguzzoni (Busto Arsizio)
Hanno finora prevalso diversi elementi, primo tra tutti una malcelata resistenza di burocrazia e apparato politico.
Pierluigi Gallo (Gallarate)
Spero si tratti solo di problemi più burocratici che reali. D'altra parte gli attuali progetti di legge esigono un momento di riflessione.
Giovanni Bianchi (Legnano)
Sicuramente gli enti locali non sono esenti da colpe. Occorre però sgombrare il campo da un errore di fondo. Quello che sta avvenendo è il primo stadio; cioè la trasformazione da Azienda Speciale in Spa. Privatizzare il capitale è il seguito. Inoltre si sente parlare del nostro settore come se fosse monopolistico, non considerando che soprattutto nel settore "Igiene urbana", ma anche nel settore gas, la presenza di aziende private è elevata. Ben altro sono i monopoli di produzione e distribuzione: Enel, Snam. A volte penso che l'univoco modo di pensare di Cispel e Confindustria sul D.L. 4014 andrà solo a trasformare dei monopoli di produzione in oligopoli di distribuzione con buona pace dei privati e delle aziende speciali. D'altro canto, visto che tutti parlano di investire, perché l'unica operazione avvenuta è la vendita della Colombo Gas (privato) a Enel (pubblico)?
Riccardo Rota (Saronno)
I ritardi sono da addebitare in forma esclusiva a interessi monopolistici, o comunque di parte, che finora hanno bloccato il processo di privatizzazione.
Enrico Malnati (Varese)
Il processo di collocamento sul mercato della quota del 49% del pacchetto azionario della società sta vivendo proprio in questi giorni una fase cruciale. Nessun ritardo, ma al contrario stiamo rispettando le scadenze congiuntamente prefissate con l'advisor e riferite alle necessarie fasi di studio ed elaborazione in una problematica particolarmente complessa.
Se privatizzare vuol dire mantenere la maggioranza del capitale sociale in mano al Comune, come può esserci un reale interesse da parte dei privati ad entrare nella vostra azienda?
Marco Reguzzoni (Busto Arsizio)
Investendo in una S.p.A. multiutility, i capitali privati vanno a sostenere business in espansione, a potenziale alta redditività e caratterizzati da una forte "aderenza" territoriale. Il tutto con prospettive di significativi ritorni sull'investimento e senza peraltro escludere che - nel medio-lungo periodo - il socio Comune decida di cedere il controllo totale o parziale della Società.
Pierluigi Gallo (Gallarate)
Non è detto che uno o più soci debbano aspirare, con l'acquisto di quote, a detenere la maggioranza. Se la società dà reddito anche una partecipazione minoritaria può essere motivo sufficiente di interesse.
Giovanni Bianchi (Legnano)
I forti capital gain sviluppati all'indomani della collocazione sulle piazze finanziarie dei titoli AEM, Amga Genova, Acea, ecc. dimostrano che l'interesse è molto elevato. Credo però che qui per privatizzare non si intenda aprire il capitale all'azionariato diffuso, bensì cedere maggioranza e gestione al privato dimenticandosi che esiste la terza opzione: gestire le ex aziende speciali con metodi privatistici. Da qui l'interesse (vedere statuto Amga) a far entrare nel capitale partners industriali privati. Su questo non esiste la minima preclusione e non vedo perché non deve essere riconosciuto all'Ente locale Comune la possibilità di essere e fare l'azionista di maggioranza. Non confondiamo Consorzi con Ex Aziende Speciali.
Riccardo Rota (Saronno)
E' una domanda giustificata, anche se è altrettanto vero che il privato, pur non avendo la quota di maggioranza, potrebbe sempre essere gratificato con il potere di nomina, per esempio, dell'Amministratore Delegato.
Enrico Malnati (Varese)
L'interesse è lo stesso che determina la volontà di acquistare azioni di una qualsiasi società, e cioè l'attesa di aumento del valore delle azioni stesse e di percepimento di dividendi. Il Comune si porrà nei confronti dell'Azienda come un qualsiasi altro socio e quindi ne condividerà gli obiettivi.
Una spazzatrice
E' utile per l'economia del territorio una privatizzazione che, comunque, non garantirà ai soci privati il possesso della maggioranza del capitale sociale e quindi una vera e incisiva capacità operativa?
Marco Reguzzoni (Busto Arsizio)
Una vera e incisiva capacità operativa non è garantita solo ed esclusivamente dal possesso della maggioranza del capitale sociale. Credo infatti che - indipendentemente dalla dimensione della quota societaria privatizzata - il socio pubblico possa tutelare gli investitori privati attraverso meccanismi che garantiscano una gestione efficace a livello strategico e operativo.
Pierluigi Gallo (Gallarate)
E se dovessimo rovesciare la domanda?
Giovanni Bianchi (Legnano)
Sicuramente è utilissima. Va ricordato che le aziende speciali sono state e sono dei partners dello sviluppo industriale dei privati attraverso i loro investimenti e le loro reti. Occorre studiare un modello: perché pensare che esista solo il modello legato alla maggioranza? perché pensare che il modello privato è l'unico modello? Leggendo pag. 14 dello scorso numero di Varesefocus ho constatato che non esiste una conoscenza del settore. "Il pluralismo degli operatori porterà almeno tre effetti positivi:
a) L'avvio di investimenti.
Nell'articolo vengono citati alcuni dati di settore tranne quello degli investimenti: lo cito io...3.700 miliardi (12% del fatturato). Gli investimenti non hanno bisogno di essere avviati.
b) Riduzione dei costi.
L'estensore dell'articolo ha pensato che, allo stato, il costo della materia prima è fissato da un monopolio (gas), che le tariffe sono dettate dall'Autorithy e non libere. Considera tanto male il fatturato pro capite di Amga?
c) Trasformazione delle tariffe in prezzi .
Non è il privato che lo fa, sono le leggi. Pensare che la gestione di una parte (privato) sia un bene e di un'altra (pubblico) sia sempre male è profondamente sbagliato. Esistono modelli in Europa che sarebbero applicabili anche in Italia e che dimostrano che il connubio privato-pubblico è vincente.
Riccardo Rota (Saronno)
E' utile in ogni caso, perché l'ingresso dei privati consentirebbe all'azienda di migliorare la propria capacità operativa.
Enrico Malnati (Varese)
Non si capisce per quale motivo "privato = efficiente, efficace ed economico" quando si parla di un'Azienda che ha sempre conseguito risultati di bilancio assolutamente considerevoli. Il problema non sta nella compagine societaria, ma semmai nella capacità del management di perseguire e raggiungere gli obiettivi che l'Assemblea dei soci gli indicherà.
Perché tanta resistenza nei confronti di un ingresso maggioritario della mano privata?
Marco Reguzzoni (Busto Arsizio)
Le resistenze sono da imputare a barriere di tipo psicologico e politico, oltrechè a consuetudini.
Pierluigi Gallo (Gallarate)
Personalmente non ho nessuna preclusione ad un ingresso maggioritario di azionisti privati. E' un problema di carattere politico. La ricerca di redditività è un diritto dell'imprenditore, come è un dovere del Comune garantire servizi anche economicamente passivi ai cittadini, rivestendo detti servizi un necessario sacrificio sociale.
Giovanni Bianchi (Legnano)
La resistenza è nei confronti di chi descrive questo settore come quello gestito da incompetenti o peggio (Varesefocus n°1 - pag. 16) "centri di business e di potere..." Forse si pensa che in queste aziende non si usi pianificazione, non si facciano analisi di customer satisfaction, non si facciano piani di comunicazione, di marketing, che non esista un controllo di gestione per servizi condivisi, unità di business, ecc. Non tutte saranno così, ma è così anche nel privato.
Riccardo Rota (Saronno)
La risposta è implicita nelle mie affermazioni precedenti: sono sempre gli interessi monopolistici a prevalere condizionando l'intero processo.
Enrico Malnati (Varese)
Le ribalto la domanda: mi dica Lei perché un socio che detiene la maggioranza di un'Azienda che produce utili dovrebbe rinunciarvi ponendo sul mercato una quota superiore a quella che ritiene coerente rispetto ai propri obiettivi?
Vi ritenete garantiti dalla nuova legge in discussione in Senato rispetto alla possibile ingerenza dei Comuni sulla vostra attività?
Marco Reguzzoni (Busto Arsizio)
Il D.L. 4014 è tuttora in fase di discussione e presenta, come ovvio, aspetti positivi e negativi al contempo. Il testo licenziato dalla Commissione del Senato rappresenta senza dubbio un ulteriore passo avanti rispetto all'iniziale proposta del Governo, anche se personalmente auspico una formulazione più "liberista" e "autonomista" di taluni passaggi.
Pierluigi Gallo (Gallarate)
E' una legge buona anche se poco chiara relativamente agli aspetti che riguardano la proprietà degli impianti. Oggi l'Azienda è proprietaria degli stessi per averli avuti dal Comune, sarebbe ridicolo ritrasferire la proprietà al Comune che è a sua volta proprietaria dell'Azienda.
Giovanni Bianchi (Legnano)
Non esiste il problema; il comune è un'azionista e come tale si comporta.
Riccardo Rota (Saronno)
Non ci sarà ingerenza perché nel momento in cui saremo trasformati in società per azioni l'azienda acquisirà una completa autonomia gestionale. Ne sono convinto.
Enrico Malnati (Varese)
Se si riferisce al disegno di legge 4014, ASPEM ritiene di avere tutte le carte in regola per proporsi sul mercato della libera concorrenza potendo contare su risorse sia tecniche che finanziarie ed umane di assoluta garanzia.

05/08/2000

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