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Ancora presto per i cantieri
Qualcosa si muove sul fronte delle grandi opere in Lombardia grazie ai finanziamenti previsti in Finanziaria e alla nuova "Anas lombarda”. Ma quando apriranno i cantieri? Raffaele Cattaneo lo ha spiegato agli imprenditori varesini.
Pedemontana, una nuova autostrada che attraversando la Brianza metterebbe in collegamento Varesotto e Comasco con la Bergamsca senza più costringere il traffico a transitare da Milano, divenuto ormai un "collo di bottiglia”. Per di più, collegando Orio al Serio con Malpensa, consentirebbe di dare concretezza ad un "sistema aeroportuale” della Lombardia che, oggi, risulta frantumato proprio per le difficoltà di collegamento autostradale tra i vari aeroporti.
Bre-Be-Mi, l'acronimo di una nuova autostrada che collegherebbe direttamente Milano con Brescia, un nuovo asse alternativo a quello attuale, passante da Bergamo, anch'esso molto congestionato nonostante la quarta corsia tra Milano e Bergamo.
Tangenziale Est di Milano, un nuovo tracciato destinato ad alleggerire la pressione del traffico nella cerchia esterna del capoluogo lombardo e rendere più efficace il ruolo della stessa Bre-Be-Mi..
Sono le tre grandi opere di cui si parla da anni in Lombardia. "Tutte importanti - sostiene Alberto Ribolla, presidente dell'Unione -. Muoversi oggi in direzione ovest-est e viceversa, lungo la fascia prealpina, quella dove sta la maggiore concentrazione di attività produttive, è un dramma”. La Lombardia è una delle aree ad alto reddito a maggiore vocazione manifatturiera in tutta Europa. L'industria in senso stretto contribuisce al valore aggiunto regionale per il 29,2% (33,6% con le costruzioni) mentre la media europea è del 20,5% Percentuali superiori si trovano solo nel Baden Württemberg (33,2%), in una regione svedese ed in una irlandese. Per la provincia di Varese il contributo alla formazione del valore aggiunto industriale manifatturiero è superiore alla media lombarda: raggiunge il 33% e sale al 36,3% se si considera anche il settore delle costruzioni. Varese produce quanto intere regioni del nostro paese. E' per questo che l'imprenditoria di una provincia e di una regione tra le più avanzate ed industrializzate d'Europa chiedono alle istituzioni un salto di qualità, perché si rendono conto che sta perdendo il passo delle regioni più dinamiche del Continente.
In effetti, nel confronto con 132 regioni dei 5 principali paesi europei, la Lombardia è al 71° posto per la dotazione ferroviaria ed al 91° per quella stradale. In Lombardia ci sono 0,63 km di autostrade ogni 10.000 abitanti, contro i 0,98 del Baden Württemberg , l'1,59 della Catalogna ed il 2,08 del Rhône Alpes. E l'indice della congestione del traffico, fatto 100 il livello lombardo, è pari al 73 in Catalogna, 58 nel Baden Württemberg e 25 nel Rhône Alpes.
La rete stradale lombarda ha un'estensione di 11.800 Km ( 6,8% della rete nazionale) e su di essa circolano 7 milioni di veicoli ( 16% degli autoveicoli circolanti in Italia). Ogni 10.000 abitanti ci sono 13,1 km di strade contro una media nazionale di 30,3 km. Su di esse si concentra il 22% degli incidenti così come il 22% delle merci trasportate in Italia. Attualmente in Lombardia transitano circa 22.900 tonnellate di merci via gomma per ogni chilometro di asfalto, contro una media nazionale di 7.100 tonnellate. Le previsioni di crescita dei flussi di traffico e di carico delle infrastrutture mostrano come la situazione di congestione sia destinata ad aggravarsi ulteriormente: senza i necessari interventi, nel 2010 in Lombardia la velocità media nelle ore di punta dei veicoli sul sistema autostradale e tangenziale milanese si stima sarà di 23 km/h contro i 72 km/h stimati in presenza di interventi correttivi.
La congestione, come si diceva, ha dei costi. Basta considerare che nei paesi europei l'incidenza media dei costi di logistica sul totale dei costi di un'impresa è pari al 6%. I trasporti rappresentano un segmento che incide fino al 50% dei costi totali della logistica, e con riferimento alla sola produzione industriale, in Europa l'incidenza del costo della logistica arriva al 20% del valore della produzione industriale, ma in Italia sale al 20,5%. In apparenza può sembrare una differenza esigua, ma è evidente che anche una piccola percentuale, riferita ad una base di enorme valore, dà luogo a sua volta ad un valore significativo. Si stima infatti che tale differenziale valga circa 4,5 miliardi di euro all'anno.
Da qui l'urgenza di un piano pluriennale di investimenti per ammodernare le infrastrutture di trasporto nella regione. E di questo hanno discusso la giunta dell'Unione Industriali e l'assessore regionale alle infrastrutture e mobilità Raffaele Cattaneo. Introducendo l'incontro, il presidente degli imprenditori Alberto Ribolla ha ricordato due importanti novità contenute nella Finanziaria 2007.
La prima è che, con riferimento alla Pedemontana, nella Finanziaria 2007 sono state stanziate risorse di un certo significato: un contributo quindicinale dello Stato di 10 milioni di euro a decorrere dal 2007, che sale a 30 milioni per il 2008 e a 40 milioni dal 2009. La seconda novità, che forse è da considerare ancora più importante della prima, è la decisione di accogliere la richiesta avanzata dal Presidente Formigoni di trasferire le funzioni dell'Anas ad una società che possa fungere, come è stato detto utilizzando un'immagine efficace, una sorta di Anas lombarda per consentire di avere procedure più snelle. la Società, denominata CAL (Concessioni Autostrade Lombardia), è stata costituita il 19 febbraio scorso. E la Finanziaria ha previsto il trasferimento delle funzioni di Anas con riferimento proprio alle tre grandi opere da realizzare in Lombardia: Pedemontana, Bre-Be-Mi e Tangenziale Est di Milano.
Oltre a queste opere - ha ricordato il presidente Ribolla - altre sono necessarie. "Mi limito a ricordare - ha detto - la bretella Malpensa-Boffalora, attesa da 15 anni, i cui lavori stanno ritardando. Poi il prolungamento delle Ferrovie dello Stato fino a Malpensa. E, ancora, la bretella ferroviaria Arcisate-Stabio, di cui si parla da vent'anni, che consentirebbe alla rete ferroviaria varesina di agganciare, in futuro, quella dell'Alta Velocità discendente dal Gottardo e, inoltre, porterebbe flussi di utenti del trasporto aereo dal Cantone Ticino a Malpensa”.
L'assessore regionale Raffaele Cattaneo ha riconosciuto come fondamentale, se si vuole ragionare di sviluppo economico, il ruolo delle infrastrutture, al pari di quello della formazione. E sulle infrastrutture ha svolto un'ampia disamina delle opere di cui la Regione Lombardia si sta occupando, soprattutto nell'ottica di creare una rete di collegamenti con le tre grandi reti europee che attraverseranno, nel prossimo futuro, il territorio lombardo: Lisbona-Kiev, Rotterdam-Genova, Brennero-Bari. "Per realizzare le infrastrutture - ha detto - occorre affrontare e sciogliere tre nodi: il consenso delle amministrazioni locali, le risorse economiche, la vischiosità delle procedure amministrative”.
Per il consenso, Cattaneo ha affermato di ritenere come un valido esempio il recente Accordo di Programma sottoscritto per la Pedemontana, un atto che ha vincolato contemporaneamente tutti i soggetti interessati: Ministero delle infrastrutture, Anas, Regione, le quattro Province interessate dal tracciato (Varese, Como, Milano, Bergamo) e una rappresentanza dei 78 Comuni nei quali la Pedemontana passerà. "Un fatto storico - ha sottolineato - mai verificatosi nella storia quarantennale di questo progetto rimasto finora sulla carta”.
Per le risorse economiche, l'assessore regionale ha detto che occorre prendere atto che lo Stato non è più in grado di sostenere i costi delle grandi opere e che, dunque, occorre coinvolgere i privati a condizione, peraltro, di poter offrire una prospettiva interessante di ritorno dell'investimento. In proposito, ha detto che le opere appaltate dalla Regione dimostrano di avere un costo a chilometro sensibilmente inferiore a quello normalmente riscontrabile negli appalti dello Stato. Diminuendo i costi, ecco che la remunerazione dell'investimento può essere una prospettiva più ravvicinata nel tempo.
Per le procedure, Cattaneo ha riferito che è in fase di predisposizione un progetto di legge regionale che, valorizzando la figura del General Contractor, del resto già prevista dalla normativa nazionale, possa accelerare le procedure. Sì, perché è questo, soprattutto, il grande ostacolo: anche quando c'è il consenso e ci sono i soldi, le procedure rallentano enormemente. L'esempio viene proprio dalla Pedemontana. "Con le norme attuali, dopo la firma dell'Accordo di Programma sappiamo che la prima pietra non potrebbe essere posata prima di 61 mesi. Un tempo inaccettabile”, ha riconosciuto Cattaneo. Che ha però precisato: "E' per questo che abbiamo fortemente voluto l'Anas regionale, con la quale contiamo, entro il 2010, di poter aprire i cantieri, nell'ordine, di Bre-Be-Mi, Pedemontana e Tangenziale Est di Milano”. Sulla quale, peraltro, non sembra del tutto superato uno degli altri nodi: il consenso.
Ponte Tresa-Cremenaga, strada ricostruita
Si circola di nuovo, lungo il confine della Tresa, sulla provinciale che da Ponte e prima ancora da Porto Ceresio, conduce sino a Luino. La "61”, questa la sigla della strada, era interrotta dal 2 novembre 2002 quando l'onda di piena del fiume si portò via 150 metri di carreggiata fra Cremenaga e Cadegliano Viconago, lungo la più tormentata delle strade del Varesotto. La nuova scogliera sulla Tresa è stata completata, i centocinquanta metri di strada inghiottiti dalla furia del fiume in piena sono stati ricostruiti, il manto finale d'asfalto steso: un milione di euro investiti e che comprendono anche opere di consolidamento del versante montuoso, di monitoraggio e di segnalazione di eventuali allarmi. La provinciale assicura di nuovo i collegamenti che, per più di quattro anni, hanno costretto a percorrere la strada alternativa che sta sull'altra sponda del fiume, in territorio elvetico.
"Riaprire la strada - ha commentato il presidente della Provincia di Varese, Marco Reguzzoni - significa restituire ai cittadini di Cremenaga un loro sacrosanto diritto. In assenza di ogni aiuto da parte dello Stato, che lungo la provinciale ha un confine, in assenza di un vero federalismo fiscale che ci ha impedito di intervenire prima per restituire a 800 abitanti la pienezza dei loro sacrosanti diritti costituzionali, abbiamo messo mano e con non poco sacrificio, alle nostre casse per finanziare completamente l'intervento. Oggi riapriamo senza aver ricevuto aiuto da parte di nessuno, ma con le sole nostre forze”. |
02/23/2007
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