Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Le nuove sfide dell’educazione scolastica

La riforma Moratti e i suoi obiettivi. L’esigenza di una scuola che si adegui ai continui mutamenti della nostra società, alle esigenze dei giovani e dell’economia.

Il secolo che si è aperto ci pone di fronte a cambiamenti di straordinaria portata per le imprese, i lavoratori e la società nel suo complesso.
La diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’uso intensivo del lavoro di gruppo, la riduzione dei livelli gerarchici, la diffusione delle responsabilità, lo sviluppo di professionalità polivalenti pongono il sistema educativo di fronte a nuove sfide obbligandolo a cambiare.
Le aziende non hanno bisogno di forme di addestramento standardizzato come quelle collegate all’organizzazione tayloristica del lavoro ma chiedono che i giovani siano dotati di competenze linguistiche, logico matematiche, storico sociali e al tempo stesso che siano aiutati a scoprire la propria vocazione e a rafforzare la propria personalità anche attraverso forme di apprendimento attivo e di diretta conoscenza del mondo del lavoro.
La formazione professionale cambia pelle incorporando dosi sempre più rilevanti di conoscenza. La capacità di individuare le competenze chiave, riconoscerle e incoraggiarne lo sviluppo per tutti i lavoratori rappresenta la base per una nuova strategia competitiva. Il buon uso delle competenze permette alle imprese di essere in linea con le aspettative dei mercati e ai giovani di migliorare la loro occupabilità e le prospettive di carriera. E’ questo lo scenario in cui si colloca la riforma della scuola approvata nel marzo scorso dopo oltre cinquant’anni di tentativi di cambiare la scuola italiana da parte dei governi che si sono succeduti. Stupisce dunque che una parte non irrilevante dell’opinione pubblica non ne abbia colto il carattere straordinariamente innovativo dipingendola come un ritorno ai tempi dell’addestramento e come una legge che introduce una precoce discriminazione tra gli studenti destinati alle professioni liberali che scelgono il liceo e i più sfortunati che optano per la formazione professionale. Al contrario, questa riforma se sarà davvero realizzata secondo i suoi indirizzi ci avvicinerà agli standard dei paesi più avanzati. Essa infatti porta in serie A la formazione professionale fino ad oggi relegata in Italia in un ruolo residuale e introduce finalmente l’alternanza scuola lavoro come modalità didattica, realizzata nell’ambito dei percorsi di istruzione e di formazione professionale, quale efficace strumento di orientamento, preparazione professionale e inserimento nel modo del lavoro.
L’alternanza scuola -lavoro infatti dovrà basarsi su periodi consistenti di stage in azienda con un adeguato supporto tutoriale ma non si riduce alla realizzazione di uno o più stage. Essa costituisce una vera e propria combinazione di preparazione scolastica e di esperienze assistite sul posto di lavoro, predisposte con la collaborazione del mondo dell’impresa per mettere in grado gli studenti di acquisire attitudini, conoscenze e abilità per l’inserimento e lo sviluppo della loro professionalità. L’alternanza nasce dal superamento della separazione tra momento formativo e momento applicativo e si basa su una concezione dell’educazione in cui educazione formale, informale ed esperienza di lavoro si combinano in un unico progetto formativo.
Nei paesi più avanzati l’insegnamento ex cathedra non monopolizza più il tempo della formazione ma l’apprendimento si realizza con modalità teoriche, pratiche, in simulazione, in tirocinio e in alternanza in ambiente lavorativo. E’ un dibattito vecchio insomma quello che contrappone come se fossero necessariamente un prima e un dopo non combinabili l’insegnamento teorico e le dimensioni operative del sapere.
Non vi è dubbio che la riforma della scuola porta con sé alcune questioni che bisogna affrontare per la sua piena attuazione: il rapporto cultura-professionalità, l’orientamento, la collaborazione scuola-impresa, le modalità per rendere l’alternanza uno strumento didattico efficace per i giovani e per stimolare le imprese italiane a realizzare percorsi formativi in collaborazione con le scuole.
La soluzione di questi problemi deve essere cercata tenendo conto della domanda dei giovani, delle famiglie e delle imprese.
La Riforma Moratti ha al centro la cultura e si propone di migliorare la capacità delle nostre scuole di trasmettere e rinnovare il patrimonio culturale di cui il nostro paese è ricco. Ha fatto bene il Parlamento a conservare il liceo classico e il liceo scientifico, veri pilastri della nostra scuola, che sono il frutto della grande tradizione dell’umanesimo nelle sue espressioni letterarie e scientifiche. E ha fatto altrettanto bene a introdurre il liceo economico (perché l’economia è cultura) e il liceo tecnologico.
Quest’ultimo dovrà esprimere l’umanesimo tecnologico collegando una solida preparazione di base con l’acquisizione di competenze operative nei diversi indirizzi in cui la legge Moratti saggiamente ha previsto che sia distinto. Indirizzi che dovranno valorizzare i diversi campi in cui la cultura diventa tecnologia e industria (dalla meccanica all’elettronica, dall’informatica alla chimica, dal tessile-sistema moda ai beni culturali). I licei tecnologici, con i loro diversi indirizzi, costituiranno la migliore valorizzazione della grande eredità italiana degli istituti tecnici che hanno avuto un ruolo decisivo nello sviluppo del paese e che sarebbe davvero grave se fossero archiviati nella loro peculiarità di associare solida preparazione scientifica, laboratorio, competenze operative.
Licei tecnologici ad indirizzo fortemente professionalizzante rassicurerebbero giovani e famiglie sulla qualità del percorso formativo scelto.
Le nuove modalità didattiche previste dalla Riforma Moratti consentiranno ai giovani una pluralità di offerte formative, dai licei tradizionali, che privilegiano una preparazione teorica, ai nuovi licei economico e tecnologico che coniugano sapere e operatività, alla formazione professionale che consente di ottenere una qualifica professionale ma anche di arricchire la preparazione dopo il diploma.
Combinando dunque i nuovi licei tecnologici con la formazione professionale e con i percorsi in alternanza scuola-lavoro si apre in Italia una nuova frontiera educativa che attua quell’obiettivo di continuità fra i livelli scolastici volti ad evitare separazioni brusche tra licei e formazione professionale e capace di consentire ad ogni studente percorsi personalizzati e recuperi di scelte rivelatesi non opportune. Mi pare una grande sfida a cui le imprese desiderano fornire, nel dialogo con le scuole, il loro contributo. Al tempo stesso essa è anche una convincente risposta a chi continua paventare una scuola classista fatta più di esclusioni che di inclusioni. Per diventare entro il 2010 l’economia della conoscenza più competitiva del mondo, l’Europa deve puntare sui giovani e rendere più competitivi i suoi sistemi educativi. La Riforma Moratti è un passo importante in questa direzione.

06/26/2003

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa