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Una passeggiata sul Verbano con Gigi Comolli

In una mostra, la vita e le opere di un autore libero che non si piegò nemmeno davanti a fama e ricchezza. L'amore per le nostre zone, in particolare per il lago Maggiore nei dipinti del pittore-poeta.

Capita troppo spesso di imbattersi in nomi di bravi e importanti artisti, che certamente si sono guadagnati un loro posto nel cammino scritto dall'arte e che, tuttavia, dopo aver goduto in vita di apprezzamento e fama, in morte rischiano di finire nel dimenticatoio. Sembrerebbe questo anche il caso di Gigi Comolli (1893-1976), pittore di buona scuola e di traguardi interessanti, "riscoperto" ora da un'antologica in corso a Villa Ponti di Arona, curata da Manuela Boscolo e Paolo Occhipinti. In realtà, come ha sottolineato Raffaele De Grada - omaggiato nella circostanza con il Premio Città di Arona per i suoi 60 anni di attività - Comolli non è mai passato di moda "perché mai alla moda ha piegato la testa per far successo in un tempo". Comolli, lo hanno ricordato gli amici che ben lo conobbero, come Giorgio Bacchetta, era uno che sapeva dire di no: anche a soldi e pubblicità. Disse no alla Coca Cola, che avrebbe voluto, pagandola a peso d'oro, la sua collaborazione d'artista. Disse no alla televisione svizzera, che desiderava raccontare la sua vita.
Si negò, nell'un caso e nell'altro, perché detestava apparire e aborriva quell'idea, troppo lontana da lui, di chi vuole "buttarsi avanti". Fu, da artista veramente libero, un anticonformista in piena regola e forse per questo la dote alta che gli è riconosciuta ancora oggi è la grande poesia di cui appare permeata la sua produzione e che certo gli derivava, oltre che dalle naturali qualità, dall'aver scelto di essere prima di tutto se stesso. Chi visita la mostra di Arona, dove sono esposte 120 sue opere, si trova soprattutto a compiere, come è piaciuto dire a De Grada, che già in passato ebbe a occuparsi di Comolli, "una passeggiata sulle rive del Lago Maggiore".

L'opportunità di visionare insieme tanti lavori mai prima esposti è stata resa possibile grazie ai numerosi prestiti di collezionisti privati, soprattutto milanesi e piemontesi, estimatori di Comolli: che rispondevano ai nomi di Motta, Alemagna, Marelli, Sandoz, Rivetti, Zegna, Sindona, Dal Pozzo, Sinigaglia. Milanese di nascita, di radici alto-borghesi, e aronese di adozione - con studio lungo la sponda lombarda del Verbano - Comolli s'innamorò tanto di quel lago che aveva conosciuto anche grazie all'incontro con la piccola patria della moglie, Oleggio Castello, che non riuscì più a distaccarsene. Per questo, da buon pittore da cavalletto, nemico dichiarato degli spazi chiusi e degli statici soggetti accademici, il pupillo di V.Grubicy de Dragon - ch'era stato frequentatore assiduo del salotto milanese dei Comolli - percorse il suo lago in lungo e in largo: di cielo in cielo, di stagione, in stagione, di ora in ora, di alba in tramonto. Andava da una riva all'altra, da prato a prato, per boschi e sentieri, o lungo le assolate strade di campagna, rincorrendo le luci del suo lago, quelle mattinali o quelle della sera, sconfinando da lido a lido, fino a inseguire le sponde umbratili del Ticino. O risalendo, nell'opposta direzione, verso quell'altra poesia, forse ancora più intensa, che gli rappresentava il paesaggio dardeggiante e magico del lago d'Orta. E intanto fissava sulla tela il biancore della neve, i riflessi tremuli nell'acqua dei torrenti, la flessuosità di betulle e salici inginocchiati alle rive, l'inquieta promessa della primavera già pronta a cedere all'abbagliante abbraccio della prima estate.
Non c'è dubbio, passeggiando tra quadro e quadro, su quanto Comolli abbia amato il suo lago e le sue acque. Ma non c'è anche dubbio che seppe essere, oltre che paesaggista, pittore completo. Lo dimostra la ritrattistica, della quale l'antologica fornisce prove ora raffinate - come "La vestaglia rosa"(1930) - ora intense, come "Serena malinconia" (1932), ora dolcissime, e si veda il ritratto " Il sonno del figlio"(1934). Lo provano anche i disegni, le nature morte di funghi e di caccia proposte "con bravura d'antico fiammingo", e quelle sue delicatissime esplosioni cromatiche di "poesie floreali". O le "Venezie", in alcune delle quali De Grada ravvisa le migliori opere di Comolli, pittore del Ticino e del Lago Maggiore, o quei prati dove si racconta l'intimità del quotidiano in una poetica assimilata dagli amati Courbet e Corot.
"E' merito suo - chiosa lo stesso De Grada in catalogo - di aver superato lo sfrangiarsi baroccheggiante del paesaggio lombardo di fine Ottocento, di essere riuscito a contenere l'emozione per creare un'arte durevole che supera il gusto di ieri e di oggi e che quindi può essere consegnata con fiducia alle nuove generazioni".
Al visitatore dell'antologica di Comolli è offerta in contemporanea anche l'opportunità di ammirare alcuni "capolavori nascosti" di Pierre-Auguste Renoir, con un omaggio a Richard Guino. E' un assaggio pregevole di quell'ininterrotto impegno verso i grandi nomi dell'Arte di cui s'è fatta portatrice da tempo la Città di Arona, con la Fondazione Art Museo.

Gigi Comolli
Un impressionista sul Lago Maggiore

in contemporanea:

Pierre-Auguste Renoir
Capolavori nascosti
(con un omaggio a Richard Guino)

ARONA - Villa Ponti
Via San Carlo, 63
Dal 2 marzo al 9 giugno 2002
10.00-12.30; 14.30-19.30
(tutti i giorni, anche festivi)

03/28/2002

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