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Le antiche vie della distribuzione commerciale

La comunicazione quale fattore della ragnatela di attività produttive e borghi sviluppati tra Milano e le Prealpi.

strada e ferrovia corrono parallele ed in certi tratti si intersecanoSe si pensa in termini storici ai territori che compongono la provincia di Varese, si è portati a pensare che questa particolare aggregazione di municipi abbia cominciato a prendere forma all'incirca un migliaio di anni fa. E' dalla fine del primo millennio, secolo più, secolo meno, che infatti troviamo consistenti testimonianze archeologiche e documenti scritti da cui si fa derivare la storia dei nostri borghi. Naturalmente, come spesso succede in storia, anche in questo caso si tratta di un giudizio espresso secondo il criterio o metodo dell'approssimazione". E' infatti sempre più cospicua, grazie al lavoro degli archeologici, la messe di "documenti" relativi al periodo tardo romano-longobardo, a quello corrispondente ai secoli d'oro dell'impero romano, e quindi alla grande civiltà dei Celti. Restando tuttavia all'ultimo millennio, ci accorgiamo che la voce "comunicazione" è tra quelle maggiormente indiziate per spiegare la ragnatela di borghi e cittadine che si sono rapidamente sviluppati tra Milano e le Prealpi e quindi le prime propaggini alpine. A ben guardare infatti la provincia di Varese territorialmente altro non è che una successione di tappe lungo una serie di percorsi obbligati che collegavano Milano alla volta dei valichi alpini. Come elementi di immediata percezione di questo farsi della storia si può indicare, da una parte, la sopravvivenza di tutta una serie di mercati settimanali e fiere stagionali e, dall'altra, la straordinaria vocazione all'ospitalità e alla produzione artigianale (e poi industriale) assunta da talune di queste comunità.
Come località simbolo di questo particolare divenire storico possiamo individuare Gallarate e Varese. Un dato questo che coincide con parametri importanti come quelli economici e amministrativi, giacché Varese e Gallarate hanno acquistato, proprio per essere state crocevia di innumerevoli traffici, il ruolo di città guida dei rispettivi Circondari.
E siccome le ragioni storiche difficilmente tradiscono, troviamo conferma che l'attuale Provincia di Varese è figlia di una decisione politica diversa dai processi storici spontaneamente delineatisi in precedenza, proprio nel fatto che Varese e Gallarate sono al vertice di due sistemi di comunicazione totalmente distinti e resi complementari solo in tempi successivi.
Gallarate era e per certi versi continua ad essere il punto di arrivo del sistema viabilistico che da Milano si proietta in direzione del Lago Maggiore e del Piemonte: a questo riguardo bisogna tenere conto del fatto che la riva piemontese del Verbano è stata parte integrante del Milanese sino a tre secoli fa.
Al contrario Varese è il punto di arrivo di un altro sistema viabilistico che, sempre da Milano, ma anche in stretta relazione con Como, si proietta verso la Svizzera: anche in questo caso bisogna ricordare che il Cantone Ticino ha fatto parte del Milanese sino a cinque secoli fa. L'importanza strategica di questi due assi di comunicazione è testimoniata dal fatto che gli stessi non hanno soltanto una natura viabilistica. E' il caso della rete ferroviaria che di fatto scorre parallela in entrambe le circostanze agli antichi assi viari. Strada e ferrovia del Sempione coincidono esattamente come, nell'altro versante della provincia, succede con la strada varesina e la ferrovia Nord Milano. E' il caso pure dell'autostrada che lungo l'asse Milano - Gallarate - Ossola rimane parallela sempre al Sempione. Per quanto riguarda invece il tratto autostradale Gallarate - Varese, anche da questo si ricava una conferma del dato storico: esso è parallelo alla analoga tratta ferroviaria con cui 140 anni fa si è voluto stabilire un collegamento più funzionale tra i due Circondari, cominciando a unire le due economie. Nell'uno e nell'altro caso a far decidere sulla costruzione della ferrovia e dell'autostrada furono le esigenze dei Varesini che pertanto se ne assunsero i costi. Non è facile modificare situazioni che hanno radici profonde. Forse dovremmo tenerlo presente tutte le volte in cui dobbiamo constatare le difficoltà di collegamento in senso trasversale esistenti tra i due antichi Circondari.

il SempioneA buon diritto il Sempione può vantare il titolo di strada più antica della nostra provincia. Lasciamo da parte le molte ipotesi oggi esistenti sui popoli antichissimi che avrebbero per primi valicato le Alpi. Sappiamo con certezza che fu l'imperatore Settimio Severo a delineare il primo, ma incerto tracciato di questa strada a grande vocazione commerciale e che le successive, tristi vicende dell'impero ne provocarono una lunga e inarrestabile decadenza. E' solo nel tredicesimo secolo che si trovano notizie di rinnovati scambi commerciali tra i due versanti alpini e di conseguenza tra l'area milanese e quella svizzera. Da quel momento questo processo economico non si è più interrotto, provocando una serie innumerevole di interventi volti a semplificare il tracciato e a migliorare la strada. Le stazioni di posta collocate al termine delle tappe percorribili durante una giornata divennero ben presto ricche cittadine e nei tratti più impervi furono realizzati speciali ospizi.
Se però cerchiamo un atto ufficiale dal quale fare partire la storia contemporanea del Sempione, dobbiamo portarci direttamente ai primi dell'Ottocento.
Fu infatti Napoleone Bonaparte a decidere nella storica data del 7 settembre 1800 la realizzazione della strada quale noi oggi (in buona parte) la conosciamo. La città di Milano venne coinvolta con la realizzazione del grande Foro Bonaparte da cui prendeva avvio, andando a congiungersi con la strada Varesina, un nuovo e rettilineo corso chiamato appunto Sempione. Pero, Rho, Nerviano, San Vittore, Legnano, Castellanza, ecc: lo sviluppo del Sempione, con le sue scelte che fecero tanto discutere, come quella di saltare Busto Arsizio, è troppo noto per doverlo qui ripetere.
Da qualche anno a questa parte sono stati anzi pubblicati diversi libri che oltre a raccontarne la storia e le leggende hanno recuperato antiche stampe e romantiche immagini. Tutto ciò va bene, ma in particolare sono due gli aspetti che non bisogna trascurare. Il primo è che siamo al cospetto di una grande opera di ingegneria, con innumerevoli ponti e gallerie per la cui realizzazione furono necessari ingenti investimenti. Il secondo è che il Sempione finì per diventare uno straordinario "accumulatore" di opere d'arte e civili di grande valore, un patrimonio immenso che ancora oggi è visibile, ma che in molti casi bisogna proteggere o curare.
Voglio dire che il Sempione è uno straordinario caso di strada-museo per il quale sarebbe opportuno un progetto culturale e ambientale di grande respiro.

05/08/2001

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