|
Guerra e Pace sui sentieri di Cadorna
Trincee, bunker, postazioni militari: ottant'anni dopo, torniamo a scoprire in un bosco bellissimo un pezzo dimenticato della nostra storia.
Una Valganna diversa, poco nota anche ai cultori della natura, sospesa fra il versante nord e quello sud, fra Lago Maggiore e Lago Ceresio, sempre immersa in vasti boschi dove il faggio maestoso mantiene il predominio e l'uomo lavora ancora il legname, ne fa combustibile per le tante abitazioni che, da queste parti, si sono dotate di moderni impianti di riscaldamento a legna.
Giusto per stare al passo coi tempi senza dimenticare il recente passato.
Un trekking non sempre comodissimo, ma gratificante, alla ricerca dei manufatti della Prima Guerra Mondiale che la voracità della vegetazione non è riuscita ancora a nascondere del tutto e che sono parte integrante della Linea Cadorna, prossimo Sentiero della Pace.
Eccoci in alta valle, dove i paesi sono rimasti agglomerati di poche centinaia di abitanti che, d'inverno, scendono a qualche decina addirittura.
I silenzi sono eterni, le distrazioni ridotte al minimo e non pare proprio di vivere a soli quindici minuti d'auto dal fondo della valle.
Il nostro punto di partenza per una camminata tutta all'ombra (e perciò adattissima ai caldi giorni estivi) è Marzio, paesello che si raggiunge in auto (oppure in bus, ma le corse giornaliere sono solamente tre: motivo in più, tutto sommato, per riposare una notte in uno degli intimi alberghi del posto) da Ghirla, dov'è l'omonimo lago, risalendo per quattro chilometri i tornanti che poi scendono verso Brusimpiano.
Ma noi ci fermiamo prima, esattamente dove termina la salita ed iniziano le prime case del paese, il cui nucleo storico (da visitare!) è posto meno di mezzo chilometro sotto. Qui siamo a Passo Forcorella, a metri 770 slm: rispetto al fondo valle abbiamo già guadagnato oltre trecento metri di quota.
Lasciata l'auto lungo la provinciale (non esistono parcheggi), la passeggiata ha inizio imboccando il sentiero (segnato) che sta a destra rispetto all'edicola votiva posta proprio al culmine della strada: un sentierello per la verità non semplice, subito ripido e piuttosto scosceso, con la vegetazione che tende a ricoprirlo.
Ma è questione di cinque minuti, poi l'ascesa si fa più comoda ed il bosco davvero maestoso, con esemplari centenari di faggi e castagni ed un sottobosco in genere ben tenuto. A seconda della stagione, le ampie vedute sui monti elvetici ed i laghi sono più o meno favorite dalla vegetazione, davvero intensa.
Rimaniamo sul sentiero principale sin quando giungiamo, dopo una mezz'ora dalla partenza, ad un primo belvedere da cui si scorge in fondo il Verbano; si prosegue su terreno agevole e piano (altri quindici-venti minuti) oltrepassando una radura (seguire le indicazioni bianco-rosse) e giungendo ad un ampio spazio con secondo belvedere ed una statua della Vergine protettrice degli Alpini. Siamo a meno di un'ora dalla partenza.
Qui i più stanchi possono scendere lungo l'ampia strada, che dopo un centinaio di metri diviene asfaltata, e tornare al Passo in un quarto d'ora: ma in tal caso vi perdereste la parte storica della giornata. Proseguiamo invece per la carrareccia opposta e, dopo dieci minuti, eccoci al terzo belvedere, decisamente il più bello in quanto si tratta d'un vero e proprio balcone sulla "stretta" di Lavena, il Monte Caslano, già Svizzera, che lascia libero solo un braccio di lago (il Ceresio, o di Lugano), quindi il valico di Ponte Tresa sulla sinistra e l'aeroporto di Agno-Lugano di fronte.
Un paio di metri sotto il livello dei nostri piedi c'è una postazione da mitragliatrice e possiamo percorrere, con qualche attenzione aggiuntiva, duecento metri di trincea che affianca il sentiero posto pochi metri al di sopra.
Per i cultori della materia è una vera e propria emozione, anche se rovi e sterpaglie hanno in parte invaso camminamenti, bunker, rifugi, ripostigli per munizioni. Peccato che gli alberi abbiano in gran parte precluso la vista che allora si doveva avere sulla piana ticinese, da dove si sarebbe dovuto sviluppare l'attacco austroungarico durante la Grande Guerra.
Tornati sulla carrareccia, basta seguirla per dieci minuti (a metà strada, sulla destra, altri manufatti del primo conflitto mondiale) e siamo sulla via asfaltata, fra belle ville e parchi secolari. Si prosegue (venti minuti) sino ad imboccare la strada principale che scende al centro di Marzio, oppure che risale in pochi minuti alla vostra automobile.
Se decidete per una visita al paese ed è giorno festivo, magari d'estate, è meglio che lasciate l'auto dov'è, in quanto i parcheggi sono limitati ed i villeggianti numerosi. Vedrete che la visita ad un nucleo rurale "a misura d'uomo" vi ripagherà dell'ulteriore fatica.
La Valganna-Valmarchirolo è una piccola Comunità Montana ricoperta da boschi e foreste per il settanta per cento del proprio territorio. Via di transito commerciale e dei pellegrini da almeno mille anni, ha conosciuto il suo periodo migliore fra le due guerre mondiali, quando divenne meta privilegiata del turismo milanese, quello della piccola nobiltà e della giovane borghesia rampante che qui trovava un ambiente selvaggio che incontrava i gusti del tempo, aria buona e fresca, possibilità di escursioni.
Queste ultime attiravano anche i turisti domenicali, favoriti da un collegamento ferrotramviario con Milano capace di far impallidire per puntualità e celerità i moderni mezzi di trasporto. In un'ora e mezza, infatti, si partiva in treno dal capoluogo lombardo e, saliti a Varese sul tram per Luino, si giungeva in uno dei paesi di fondovalle. Quanto a risalire i fianchi delle montagne, era un altro discorso... Ne sanno qualcosa coloro che, negli Anni Venti e Trenta, vestivano alla Balilla e, provenienti da ogni parte d'Italia, zaino in spalla si spingevano fin sopra Boarezzo, frazione di Ganna, dov'era una colonia estiva che, ceduta poi al Touring Club Italiano, giace ora sottoutilizzata in mezzo al bosco.
L'ospitalità alberghiera di Marzio vale l'intero anno, ma è tra la fine della primavera ed il primo autunno che, complice il clima e... i funghi, se ne apprezzano meglio le qualità. Sempre che non abbiate in testa negozi e locali alla moda (ma d'estate non mancano le feste in piazza). Diverse sono le offerte e le opportunità; fra tutte, vi segnaliamo gli alberghi-ristorante e l'hotel-ristorante che vanno sotto il nome di Milano, Monte Marzo e Vittoria. Semplici, totalmente ristrutturati di recente, piccoli (da 12 a 25 camere), curano in particolare la cucina, dove predominano i piatti di selvaggina, la pasta fatta in casa, i funghi, il brasato con la polenta, ma anche (i laghi non sono lontani) il pesce fresco. L'atmosfera è quella di casa, i prezzi sono più che accettabili: tre giorni di pensione completa, da settembre costano 60mila lire al giorno a testa, sette giorni valgono 115mila lire al giorno a coppia.
E per i bambini offerte particolari.
Caso mai vi venisse voglia di prolungare le vacanze...
|
Diverse sono le offerte e le opportunità; fra tutte, vi segnaliamo gli alberghi-ristorante e l'hotel-ristorante che vanno sotto il nome di Milano, Monte Marzo e Vittoria. Semplici, totalmente ristrutturati di recente, piccoli (da 12 a 25 camere), curano in particolare la cucina, dove predominano i piatti di selvaggina, la pasta fatta in casa, i funghi, il brasato con la polenta, ma anche (i laghi non sono lontani) il pesce fresco. L'atmosfera è quella di casa, i prezzi sono più che accettabili: tre giorni di pensione completa, da settembre costano 60mila lire al giorno a testa, sette giorni valgono 115mila lire al giorno a coppia.
E per i bambini offerte particolari.
Caso mai vi venisse voglia di prolungare le vacanze...
09/04/2000
|