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Nuove figure per vecchi mestieri

Un convegno per illustrare i dati di una ricerca che evidenzia il fabbisogno di competenze nel distretto economico della meccatronica.

Il lavoro è veramente cambiato. Non si tratta di un semplice luogo comune ma di un fatto concreto sempre più evidente, un adeguamento a nuovi ritmi, esigenze, evoluzioni tecnologiche ma soprattutto ad un diverso modo di concepire la persona e, quindi il lavoratore, non più come un puro manovale bensì per le sue qualità umane individuali.
Saper coniugare capacità manuali a capacità tecniche, intellettuali e creative rappresenta una dote irrinunciabile per un datore di lavoro e, di conseguenza, il lavoratore si sente più valorizzato e stimolato a svolgere bene le sue mansioni in un ambito aziendale più "a misura" d'uomo.
In questa situazione di indubbio miglioramento, le imprese, in particolare quelle del settore più tradizionale, cioè quello meccanico, evidenziano, però, da qualche tempo, una crescente difficoltà nel reperire risorse umane adeguate.
E' nata proprio da questa esigenza l'idea di realizzare una ricerca per capire quali siano le nuove competenze richieste dal settore della "meccatronica", un neologismo per identificare imprese che uniscono lavorazioni e componenti meccanici a quelli elettronici.
I risultati sono stati presentati in un convegno dal titolo "Nuove figure per vecchi mestieri - le nuove competenze per la competitività della meccatronica", organizzato in collaborazione con l'Università Carlo Cattaneo e il Lions Club III Circoscrizione. Alla ricerca hanno partecipato l'UCIMU, l'associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, l'Unione Industriali della Provincia di Varese e l'Associazione Legnanese dell'Industria.
L'incontro ha segnato un'occasione di confronto, proponendosi come un primo forte segnale della volontà degli operatori dell'industria dell'area di Varese e dell'Alto Milanese di instaurare un dialogo costante e diretto con il mondo della formazione e sviluppare una fruttuosa collaborazione. Una collaborazione che tenga conto soprattutto del valore della conoscenza come fattore competitivo, come presupposto per il miglioramento continuo e lo sviluppo dell'organizzazione.
Lo studio, condotto tramite un'indagine a campione che ha coinvolto 47 imprese produttrici di macchine utensili, di cui 24 in provincia di Varese, ha avuto la finalità di analizzare le competenze professionali maggiormente richieste dal settore della meccatronica che, in Italia, occupa circa 553.000 addetti, il 4% dei quali impiegati nella sola provincia di Varese.
Un settore dunque fiore all'occhiello del made in Italy. Nonostante questo, gli operatori del settore rilevano ancora una grande difficoltà nel reperimento di figure professionali qualificate, in grado di operare su macchine caratterizzate da altissimi livelli di qualità e innovazione.
Va constatato, infatti, che è proprio l'attenzione nei confronti della qualità, una qualità costante monitorata che garantisca un'offerta sempre in linea con le esigenze della domanda, il fattore strategico su cui l'industria italiana della meccanica fonda il suo successo internazionale. Questo impone una particolare attenzione nei confronti delle risorse umane, vero patrimonio delle imprese e reali protagoniste del lavoro in fabbrica.
Alle imprese è stato chiesto quali fossero le competenze più richieste nel settore, quali quelle che la formazione professionale, le scuole e le università dovrebbero garantire e come, attualmente, venga sopperita la mancanza di adeguate professionalità. Le risposte hanno messo in luce le difficoltà nel reperire le risorse umane e sono state "mappate" le competenze richieste. La prima priorità è stata attribuita alle competenze tecniche e tecnologiche, la seconda a quelle di customer care e progettazione esecutiva, mentre la terza riguarda la capacità di lavorare in gruppo e comunicare efficacemente.
Alcune figure professionali sono state segnalate come particolarmente richieste, come ad esempio il tecnico collaudatore, figura centrale per imprese ad alto grado di tecnologia, sia come verificatore del prodotto che come "testimone" dell'azienda nei confronti del cliente nella fase di messa in funzione ed assistenza. Una figura chiave, quindi, che necessità di competenze multidisciplinari.
Dall'analisi dei dati è inoltre emerso un rapporto di collaborazione fattivo e non occasionale tra le imprese intervistate e il sistema educativo. E' stato sottolineato il ruolo fondamentale di questi rapporti tra imprese e sistema scolastico: due mondi che devono interloquire sempre più per imparare a creare valore insieme,valore economico ma, soprattutto, umano.

Il settore in provincia di Varese
La provincia di Varese ha una concentrazione di imprese industriali tra le più elevate a livello nazionale. Produce un valore aggiunto industriale uguale a quello generato da intere regioni come la Liguria o il Friuli Venezia Giulia. Poco meno di 4 occupati su 10 lavorano in imprese industriali e poco meno della metà di queste lavora nel settore metalmeccanico.
Il solo settore della meccatronica (intendendo con questa definizione, il concetto allargato alla fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici) in provincia di Varese occupa circa 21.000 addetti, ossia il 4% del totale degli addetti nazionali. Nel comparto delle macchine utensili poi si concentrano quasi 1.700 persone il 4% del totale degli addetti a livello nazionale ed il 10,2% di quelli lombardi. (Dati censimento 1996)
Si tratta di settori molto aperti all’estero e particolarmente dinamici con presenza rilevante nei nuovi mercati.


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03/27/2003

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