Oggi si è svolta la prima prova dell'esame di maturità: il temuto tema. Tra le tracce per il saggio breve è stato chiesto ai ragazzi di cimentarsi sul titolo "Crescita, sviluppo e progresso sociale. È il Pil misura di tutto?" Varesefocus ha chiesto di sviluppare l'argomento alla responsabile dell'Ufficio Studi dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Paola Margnini. Ecco il suo svolgimento...

P.I:L. = definizione macroeconomica convenzionale che misura il Prodotto Interno Lordo.

La prima, vera, domanda, prima ancora di considerare se sia adatto a misurare crescita, sviluppo e progresso sociale è se abbia ancora senso e come si possa misurare il Prodotto Interno Lordo in epoca di globalizzazione, di mercati aperti, di sistemi fiscali e del lavoro che determinano asimmetrie di vantaggi comparati, di digitalizzazione, di servitizationdelle produzioni, di flussi finanziari che superano i flussi reali.

Insomma Il PIL come misura economica era nato in un mondo diverso, fatto di singoli Paesi, non uniti in mercati unici, di barriere e di dazi all’esportazione, di sistemi produttivi e di mercati di consumo più chiusi.

Quando l’economia, la macro-economia, aveva bisogno di misurarsi e lo poteva fare con ragionevole certezza. Quando il valore del PRODOTTO era certo e calcolabile. Quando l’economia reale era un’economia costituita da beni (materiali) che “facevano” i beni. Quando, come sostenevano gli economisti storici, la moneta e la finanza sono un velo.

Era un mondo prima della globalizzazione in cui i confini nazionali permettevano di definire con facilità e certezza cosa era prodotto INTERNO.

Ora della definizione originaria del  PIL  (Prodotto Interno Lordo) rimane un’unica sicurezza: il LORDO. Perché, diciamocelo, simpaticamente dopo le tasse, in Italia rimane assai poco.



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