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Il declino demografico, il calo delle nascite e l’invecchiamento della popolazione non sono fenomeni ineluttabili. Ci sono Paesi in Europa, come Germania e Francia che, con politiche fiscali e di sostegno alle famiglie, sono riusciti a rialzare la curva della natalità. Anche la provincia di Bolzano ce l’ha fatta. Ora, in tutto il nostro Paese, va in scena il Family Act, diventato Legge dopo la recente approvazione in Senato. Basterà? 

Aumentare le nascite e frenare il progressivo invecchiamento della popolazione, riportando quel pendolo tra i neonati e i più anziani del Paese in una situazione di equilibrio. È questo il principale obiettivo del Family Act, diventato recentemente Legge con la sua approvazione al Senato il 6 aprile 2022. Un pacchetto di misure studiato ad hoc dal Governo italiano, in aiuto alle famiglie con figli a carico, per invertire l’attuale trend demografico. L’istituzione dell’Assegno universale mensile per ogni figlio a carico fino all’età adulta e senza limiti di età per i figli con disabilità; il rafforzamento delle politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative, scolastiche, ma anche per le attività sportive e culturali; la riforma dei congedi parentali, con l’estensione a tutte le categorie professionali e l’introduzione dei congedi di paternità obbligatori e strutturali. E poi ancora: gli incentivi al lavoro femminile, le detrazioni per i servizi di cura, la promozione del lavoro flessibile e dell’autonomia finanziaria dei giovani under 35, con il sostegno per le spese universitarie e per l’affitto della prima casa. Queste le principali linee d’azione del Family Act. Obiettivi dichiarati: promuovere la genitorialità, contrastare la denatalità, favorire la conciliazione del lavoro con la vita familiare

Gli stessi che perseguono ormai da tempo anche i Governi di altri Paesi, con risultati tangibili. Come dire: invertire il trend demografico non è impossibile e i casi virtuosi a cui ispirarsi non mancano. Uno di questi è la Germania che, secondo gli ultimi dati Eurostat, registra un tasso di natalità, rispetto al 2008, in crescita del +15%. Berlino ha messo in piedi negli anni un mix generoso di quattro misure per il sostegno economico delle famiglie. Da una parte è previsto un assegno erogato indipendentemente dalla situazione economica del nucleo famigliare; dall’altra i genitori senza lavoro o con orario di lavoro ridotto, resosi necessario per accudire i figli, possono contare su un secondo assegno sin dalla nascita e per i primi 14 mesi di vita dei neonati. A questi due assegni si aggiunge un terzo integrativo e supplementare per le famiglie a basso reddito. Nei casi più critici è previsto un quarto aiuto per permettere alle famiglie bisognose di far fronte alle spese legate ai servizi educativi e culturali dedicati al bambino. 

Una best practice di politica pubblica di successo a sostegno della demografia è sicuramente quella della Francia, dove la natalità, con un tasso di 10,9 nati ogni mille cittadini, risulta essere tra le più elevate in Europa. Probabilmente a giocare a favore sono le tassazioni applicate su base familiare. Sostanzialmente, le aliquote fiscali vengono imposte sul reddito complessivo di tutta la famiglia, diviso per il quoziente familiare; una sorta di progressività dell’imposizione fiscale tale da assicurare meno tasse al crescere del numero di figli. A questi, poi, in casi critici, le politiche francesi prevedono l’aggiunta di diversi aiuti economici: assegni per chi ha figli, ad esempio, con meno di 3 anni oppure che frequentano la scuola tra i 6 e i 18 anni e, ancora, per chi vive con un solo genitore o con i nonni. 

In Italia, invece, uno dei pochi territori a vantare un tasso demografico positivo è la provincia di Bolzano. Qui, nel 2019, le nascite hanno superato i decessi con un saldo di +887 (5.284 bebè contro 4.397 lutti). A contribuire alla tenuta demografica dell’area sembrano essere le politiche per la famiglia e per il sostegno alla natalità che la Provincia autonoma mette in atto a partire dagli asili nido. Le microstrutture per l’infanzia, infatti, costruite dai Comuni e gestite da cooperative sociali, hanno un costo veramente esiguo: parte da 90 centesimi in su, in base alle possibilità delle famiglie. Quelle con reddito e patrimonio non superiori agli 80mila euro, con bambini da 0 a 3 anni, inoltre, hanno diritto a un assegno mensile, per figlio, del valore di 200 euro. Nel settore privato, poi, i padri lavoratori dipendenti che usufruiscono del congedo parentale, possono ricevere fino a 800 euro al mese di contributo per i primi 18 mesi di vita del bambino. Inoltre, per le famiglie che hanno più figli minorenni o un figlio portatore di handicap, anche se maggiorenne, è disponibile un ulteriore contributo che varia in base al reddito. A cui poi si aggiungono gli assegni statali per la maternità e per il nucleo familiare.

Strumenti e misure per uscire dalla trappola demografica, dunque, esistono e sono già stati sperimentati con successo in Europa (dove però manca ancora una politica comune sul tema), ma anche in Italia. Ora rimane da vedere se le misure previste dal Family Act italiano saranno sufficienti a invertire la rotta e siano la risposta giusta alla sfida lanciata al Paese dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 3 febbraio scorso, in occasione del discorso di giuramento in Parlamento per il suo mandato bis: “Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. Un’Italia che sappia superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata”. Il Family Act basterà? 

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