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L’anno scorso il rinvio dei giochi olimpici a causa dello scoppio della pandemia, che sembrava far svanire un sogno inseguito per una vita. Poi il ritiro, durato mesi, nella bolla del centro federale di Pietralata per evitare qualsiasi rischio contagio. I continui slittamenti delle date delle gare. Lo stress psicologico. Infine, la qualificazione arrivata con la perfetta prestazione di Barcellona che ha permesso alla squadra azzurra di nuoto sincronizzato di qualificarsi per le Olimpiadi del Giappone. Tra le componenti, la bustocca Gemma Galli che, con le sue compagne, non vuole smettere di sognare, inseguendo il podio

Gemma preziosa a Tokyo. È sempre stata a un passo, lì vicina. Andava solo afferrata. Occorreva una data, una piscina e avere la possibilità di scendere in acqua per conquistare il pass che ogni atleta sogna: la qualificazione olimpica. Ma la data, una volta fissata, è slittata più volte per via della pandemia. Maledetto virus, che anche nello sport ha creato scompiglio e messo tutti alla prova. E anche la città dove disputare il test più importante è di volta in volta cambiata. Eppure, i campioni non mollano mai, anzi, proprio perché sono campioni, sanno che devono sempre farsi trovare pronti al posto giusto e al momento giusto. Come i grandi attaccanti, che hanno il fiuto del gol e sfruttano l’unica palla buona dei novanta minuti giocati. Come i giganti del basket, che sul filo della sirena non sentono il braccio tremare e mettono dentro il tiro da tre del sorpasso. O i motociclisti che vedono il pertugio e infilano l’avversario passando dove alle persone di questa terra sembra impossibile. Insomma, pronti a vincere. E pronta è stata Gemma Galli, azzurra della Nazionale di nuoto sincronizzato, che dopo rinvii, preparazione atletica eseguita ad hoc e ogni volta da affinare, è riuscita con la nazionale di nuoto sincronizzato a mettere in tasca il lascia passare per le Olimpiadi di Tokyo. E con Gemma Galli, in Giappone, ci va tutta Busto Arsizio, perché la sincronetta è tesserata per la Busto Nuoto.

Roba da non credere, ma la qualificazione più semplice sulla carta, poiché per Galli e le azzurre il pass era piuttosto scontato, è diventata la questione più complicata. Una salita da scalare fatta di date fissate, allenamenti mirati e rinvii a pochi giorni dall’appuntamento. Si potrebbe quasi dire che questa qualificazione vale già di per sé una medaglia. Di costanza, concentrazione, tenacia e voglia di superare i limiti non del proprio corpo, ma quelli imponderabili della pandemia. “Già il posticipo della Olimpiadi – dice Gemma Galli, finalmente soddisfatta per il risultato ottenuto a Barcellona – è stata una vera mazzata psicologica. Con la squadra ci eravamo allenate in una bolla e lo slittamento ha voluto dire prolungare questa situazione di isolamento necessaria, ma non semplice da sostenere”.

Pietralata, base del centro federale, come barriera di protezione. Perché Gemma Galli e le sue compagne sincronette non hanno avuto come unica preoccupazione quella di allenare al meglio corpo e mente. Il pericolo Covid, di infettarsi, era vivissimo e pericolosissimo. “Prenderlo avrebbe voluto dire rinunciare alle Olimpiadi e vedere svanire il sogno che ogni atleta ha fin da quando inizia a praticare in maniera professionale il proprio sport”. Ma non solo perché il nuoto sincronizzato non è una questione personale: “Ammalarsi avrebbe significato mettere in difficoltà tutta la squadra. E nel nuoto sincronizzato non è mai semplice cambiare un componente. Siccome lavoriamo sempre sulla stessa coreografia e su quella affiniamo tempi e movimenti, basta davvero pochissimo per destabilizzare tutto. Tenere lontano il virus è stata un’ansia. Uno stress che si è aggiunto allo stress”.

Ma le sirene azzurre hanno vinto superato anche questa prova. Un test non sportivo, ma psicologico. “La testa – spiega Gemma Galli – è fondamentale nel nostro sport dove tutto è calibrato sulle frazioni di secondo”. E in questi mesi la tenuta psichica ha giocato un ruolo decisivo: “I continui rinvii mi hanno fatto vivere momenti difficili. Quando ho saputo che la data delle Olimpiadi era slittata ho pianto. Ho visto crollare tutto quanto avevo fatto con le mie compagne. Ritrovare la motivazione non è stato facile”. Come non è stato facile ricalibrare gli allenamenti. Anzi, è diventato complicato: una continua tensione, una preparazione che non solo è stata rimodulata, ma con il rinvio delle qualificazioni, si è dovuta prolungare quasi all’infinito. Come viaggiare senza una meta, senza sapere in quale punto c’è piantato il traguardo. Come la linea dell’orizzonte: la vedi sempre, ma, per quanto ti avvicini, non l’afferri mai. Anche quando ti sembra a portata di mano.

Poi, finalmente, è arrivata Barcellona: 10 e 11 giugno. È lì che le sincronette azzurre sono scese in vasca, hanno scaricato tutta la tensione accumulata nei mesi precedenti e dimostrato tutto il loro valore. Tokyo non è più un sogno. Nella specialità a squadre saranno 10 le nazioni che si contenderanno il titolo olimpico. Oltre all’Italia, si sono qualificate Spagna e Grecia, che si uniranno così al Giappone, alla Russia, all’Australia, all’Egitto, alla Cina, all’Ucraina e al Canada. “Non ci crederete – rivela Galli – ma nel momento in cui ho realizzato che ci siamo qualificate ero più triste che felice. È venuto fuori tutto il disagio e la fatica di questi mesi. Mi sono sentita come fossi dentro una lavatrice. Le belle emozioni, però, sono arrivate dopo qualche giorno e mi sono gustata questo grande risultato”.

E ora che il biglietto per il Giappone è al sicuro, Gemma Galli è felice e guarda a quanto fatto fino a questo momento. “Siamo una grande squadra. Lavoriamo insieme da tanti anni. Anzi, posso dire che viviamo insieme da tanti anni. Ci conosciamo, ci basta uno sguardo per capire cosa passa nella testa dell’altra, per comunicare. Nessuna di noi riesce a nascondere qualche lato del proprio carattere. È come se fossimo un’unica persona, ma ognuna di noi ha una caratteristica diversa, quella che serve per creare l’identità di questa nazionale”. Un bel biglietto da visita per la sfida, quella olimpica, che un atleta attende da una vita. E che, se le cose andranno come tutti sperano, potrebbe restituirci dal Giappone una Gemma preziosa. E se fosse di un metallo prezioso, sarebbe bellissimo. Oltre che il meritato premio. 

Il triplete della Busto Nuoto

Stagione da incorniciare per le draghette della Busto Nuoto. Che con il successo negli Assoluti estivi mettono in bacheca un triplete da sogno. Le sincronette di Busto a Riccione hanno messo in acqua tutta la loro grazia ed eleganza e guidate dalle allenatrici Stefania Speroni e Elisa Mondonico nell’esercizio libero hanno concesso il bis al titolo conquistato il giorno prima nell’esercizio libero combinato e, dopo la medaglia d’oro degli Assoluti invernali. A corona degli allori di stagione, la società del presidente Renato Borroni ha conquistato anche un fantastico bronzo con il duo Pedotti-Macchi, che conferma il terzo posto delle qualifiche. La formazione del trionfo è composta da otto sincronette: Paganini, Amadei, Brogioli, Picozzi, Sichirollo, Gianazza, Macchi, Pedotti, con Restelli, Elena Torreggiani, Anna Torreggiani in veste di riserve. La Busto Nuoto, con un punteggio di 86.5667, ha preceduto ancora una volta le squadre della Rari Nantes Savona e della Zeus Lab Montebelluna. Un dominio che dopo qualche anno di assenza riporta la società nell’Olimpo del nuoto sincronizzato italiano.



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