Il Museo di Maccagno mette in mostra l’arte di Tino Sartori. Opere scultoree altamente significative della sua lunga attività di ceramista

Il Museo di Maccagno, fondato da Vittorio Parisi, è un bell’esempio di museo di arte contemporanea, nato vent’anni orsono dalla volontà e dal sogno di un artista. Nativo di Maccagno, uomo di grande cultura e interessi, Parisi se ne allontanò per coltivare la sua arte, ma ritornò poi, ormai affermato, continuando a dedicarsi all’attività di pittore e scultore. Soprattutto gli stava a cuore la realizzazione di questo originale progetto, che impiegò diversi anni, per la particolare caratteristica del sito scelto, e anche per ragioni finanziarie e burocratiche, a diventare realtà. Il sogno, mai abbandonato, fu coronato con la creazione nel 1988 della splendida struttura, progettata dall’architetto Maurizio Sacripanti, che fu anche premiata per l’originalità del progetto: sorto a cavallo delle acque del Giona, là dove il torrente, che scende dalla Valle Veddasca, confluisce nel Verbano. 

Parisi e la moglie donarono la loro preziosa collezione d’arte - raffinate grafiche di artisti di fama nazionale e internazionale, pitture e sculture, comprese le opere di mano di Vittorio - e anche reperti archeologici appartenenti alla famiglia, alla Fondazione Parisi Valle legata al loro nome. La collezione è in gran parte presente all’interno delle sale del museo e in parte in deposito allo stesso. Chi non avesse ancora visitato questo originale luogo - ma verrebbe da dire tempio di arte -dovrebbe farlo, scegliendo se possibile una giornata di sole. Perché la bellezza del sito trova esaltazione anche dalla radiosità della giornata, quando la luce riflette per le sale, nell’azzurro del cielo e del lago, i bagliori dell’acqua. E varrebbe la pena di giungervi in concomitanza con le mostre, molte le abbiamo seguite negli anni proprio da queste pagine, dedicate periodicamente ad artisti contemporanei. 

Architetto, artista e insegnante, Sartori, nato nel 1956 a Samarate, ha coltivato la sua passione per l’arte, oltre che con gli studi e la professione, anche col confronto con paesi e culture diverse, in soggiorni e lunghi viaggi

Fino al 22 aprile è in corso un’interessante rassegna dell’arte ceramica di Tino Sartori, “Keramos: sospensione silenziosa di segni e simboli”, curata da Clara Castaldo, storica dell’arte e responsabile degli eventi di questo felice spazio. 
Architetto, artista e insegnante, Sartori, nato nel 1956 a Samarate, ha coltivato la sua passione per l’arte, oltre che attraverso gli studi e la professione (per anni si è occupato di restauro architettonico e pittorico), nel confronto con paesi e culture diversi, in soggiorni e lunghi viaggi. La mostra, come indicato dal suo titolo, si occupa di quella che è diventata nel tempo una delle passioni preminenti di Sartori: la ceramica. Tanto da avere l’artista anche fondato, nel suo paese di nascita, una scuola dedicata all’arte di modellare e decorare la terra.
Sempre a Samarate, fondamentale nella biografia di Sartori, avviene il suo incontro con il maestro Luciano Morosi, pittore, scultore e ceramista vissuto per anni in Brasile. Seguendo l’esempio di Morosi, Sartori inizia la sua ricerca di viaggiatore: per un decennio visita l’America Latina, l’Africa e l’Oriente. Gli interessano la ceramica precolombiana incaica, in Perù, e quella marajoara del Brasile e del Nicaragua. E scartando i sentieri facili del turismo massificato si inoltra in luoghi impervi e incontaminati: in Congo e in Camerun si accosta e familiarizza con gli indigeni per apprendere i segreti delle antiche tecniche di lavorazione della ceramica. 

Interessante è anche la motivazione sociale che spinge la ricerca di Sartori. Impegnato nella “cooperazione internazionale allo sviluppo” si specializza in “Architettura in terra”: il binomio ceramica-architettura lo affascina del resto fin dagli anni Novanta, quando scopre in Gaudì un punto di riferimento e di partenza per la sua ricerca. E anche qui, per dare risposta alle sue domande e attese, di artista e di uomo, si mette in viaggio verso Egitto, Marocco, Tunisia e Camerun. 
Nelle sale di Maccagno sono in mostra opere scultoree altamente significative della sua lunga attività di ceramista: lavori e forme che hanno a volte il colore e l’essenzialità materica della terra, e conoscono la silente riflessione di un mondo atavico, abitato da volti e corpi antichi. 

Sempre a Samarate, fondamentale nella biografia di Sartori, avviene il suo incontro con il maestro Luciano Morosi, pittore, scultore e ceramista vissuto per anni in Brasile

Ma si incontrano anche sculture d’esito più sofisticato, più strutturate e insinuanti, più raccontate e “illustrate”, dove la brillantezza cromatica dei turchesi, rossi, gialli, verdi smeraldo rimanda a un complesso cammino di vita intinto nei colori dei paesi sognati e visitati. Perché se Sartori continua a guardare alle tecniche e agli esiti di culture “incontaminate” non disconosce certo le lezioni di artisti occidentali contemporanei: come Picasso, gran maestro di ceramica. Coesistono dunque in questa rassegna opere tra loro diverse, che rivelano la pluralità di interessi dell’artista: elementi verticali (Totem) con allusioni di forme e oggetti, per esempio di strumenti musicali - la chitarra - che parlano di echi picassiani, ed elementi orizzontali che ricordano gli antichi graffiti dispersi lungo gli asciutti wadi africani. Ma si intuisce anche la raffinatezza essenziale dell’Oriente, accanto al gusto mediterraneo, ispanico e italico, nei decori geometrici e, di nuovo, nei colori brillanti di alcuni bassorilievi. Diverse le esposizioni tenute da Sartori in Italia e all’estero, così come gli interventi architettonici in edifici ad uso pubblico o privato. Sarebbe troppo lungo rammentare l’intero elenco. Facendo una scelta personale ricordiamo che motivo di grande soddisfazione sono stati per lui alcuni importanti lavori - pannelli - esposti dal 2004 a Paratì in Brasile, città patrimonio dell’Unesco. Mentre, per rimanere “in casa”, nel 2007, ha portato all’Aeroporto internazionale di Milano Malpensa diverse opere, nella mostra “Dalla terra alla forma”. Forse un pretesto d’artista per continuare a viaggiare, pur rimanendo in patria. 

La terra tra le mani 

Tra le mani 
la terra prende la forma dell’emozione, 
attraverso una lento e curato gesto guidato dall’occhio 
che a volte acconsente entusiasta,
altre sbadiglia annoiato e comanda il risveglio 
affinché l’atto creativo sia fresco 
ed anche audace. 

KERAMOS: SOSPENSIONE SILENZIOSA DI SEGNI E SIMBOLI
16 febbraio - 22 aprile
Civico Museo Parisi Valle Maccagno con Pino e Veddasca
Via Leopoldo Giampaolo, 1 

Venerdì dalle 14.30 alle 18.30 Sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 18.30
ingresso gratuito - tel. 0332 561202

 



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