Perché sempre di più si parla di “economia civile” in ambito manageriale? Quanto è importante per le aziende praticare questo nuovo approccio nella riorganizzazione del lavoro, che ha, allo stesso tempo, radici profonde nella cultura imprenditoriale italiana? Quali benefici porta alla crescita economica, ma anche sociale del Paese? Eliana Minelli, docente di organizzazione aziendale della LIUC - Università Cattaneo, offre una panoramica di un fenomeno sempre più diffuso. Non solo una disciplina, ma una vera e propria nuova filosofia d’impresa che punta ad una “economia della felicità pubblica” 

E' una invenzione italiana, un modo diverso di guardare alla realtà economica, che si ispira al pensiero di Antonio Genovesi, primo cattedratico italiano di economia a metà del ‘700. Costituisce un insieme di prassi manageriali che affondano le radici nella cultura e nella storia imprenditoriale del Paese: così si legge nelle prime righe del “chi siamo” del sito Internet del Festival dell’Economia Civile, la due giorni che si è svolta durante il mese di settembre, a Firenze, per aprire un confronto sui temi legati al lavoro, alla produzione, al benessere, all’uso delle risorse e alla sostenibilità, con l’obiettivo di generare sviluppo sociale ed economico per la collettività. Il modello dell’economia civile vuole offrire strumenti concreti per affrontare i limiti di quello economico tradizionale, individua strumenti di gestione che tengano conto del senso di soddisfazione dei lavoratori e promuove la partecipazione attiva dei cittadini ispirando nuove prospettive di crescita culturale, sociale e materiale. Della disciplina si occupa alla LIUC – Università Cattaneo, Eliana Minelli, professore associato di organizzazione aziendale.

Professoressa, partiamo dall’abc. Cos’è l’economia civile?
L’economia civile è una disciplina fondata su una antropologia positiva che contrasta le concezioni negative dell’uomo. Alla base ci sono i concetti di relazione e di gratuità. Il tema del dono assume un’importanza primaria perché si materializza nel concetto di “come si lavora”. In pratica, questo modello economico va oltre al puro concetto di contratto di lavoro. La concezione antropologica si sposa con i principi di reciprocità e fraternità per raggiungere il “ben vivere”, nel quale il benessere umano è il risultato di una combinazione tra risultato economico, salute e relazione. Quindi, l’economia civile è l’economia per l’uomo, intesa come fonte di libertà e di promozione umana. È una “economia della felicità pubblica” utile allo sviluppo sociale del Paese.

Quali strumenti offre rispetto al modello economico tradizionale?
L’economia civile è ispirata da domande concrete e intende rispondere altrettanto concretamente agli eterni quesiti sul rapporto tra proprietà-management-lavoratori, sulla produttività, sul benessere in azienda e sulla responsabilità. Non c’è economia civile senza azione concreta: ciò implica un coinvolgimento personale nelle soluzioni ai problemi. Il punto fondamentale è che l’impresa è intesa come una pluralità di obiettivi e non solo come la massimizzazione dello “shareholders value”. L’economia civile si pone dunque l’obiettivo di restituire all’impresa una capacità inclusiva e una rilevanza culturale e sociale, oltre a quella economica.

In che modo le imprese possono praticare l’economia civile?
Le imprese possono avvicinarsi a questa disciplina attraverso la conoscenza, la formazione e la pratica convinta dei principi fondativi. Ma l’economia civile non è una teoria astratta né un rito salvifico. È economia praticata tutti i giorni nelle difficoltà quotidiane, con una bussola che permette di trovare l’orientamento. La Scuola di Economia Civile (Sec) è il riferimento per gli studiosi, gli imprenditori e i professionisti che desiderano approfondire questa materia e confrontarsi per costruire competenze civili e che credono nella costruzione di un modello economico, compatibile con il capitalismo, che permetta il perseguimento del bene comune. La LIUC ha allacciato un proficuo rapporto di collaborazione con la Sec su questo fronte.

Quali sono i punti di forza? Se ci sono, quali quelli di debolezza?
Il punto di forza dell’economia civile è la capacità di riconoscere il valore della persona e di esaltarne la dignità attraverso l’attività economica. Il punto di debolezza consiste nella fatica del discernimento costante e dell’assunzione di responsabilità a cui nessuno si può sottrarre.

Qual è l’impegno della LIUC su questo fronte?
La LIUC ha organizzato con la Scuola di Economia Civile un percorso di Management Civile volto ad approfondire ed elaborare nuovi modelli d’azione, prassi e strategie, che possano tradurre i principi di questa disciplina nella gestione strategica e operativa di aziende, organizzazioni non profit, amministrazioni pubbliche e di ogni aggregazione umana che voglia mettere al centro la persona. Anche quest’anno, tra novembre e dicembre, l’Università ha organizzato un ciclo di incontri online che in questa edizione propone il tema: “Siamo ancora fondati sul lavoro? Dimensioni e orizzonti del lavoro”, promosso dal Centro pastorale Frassati in collaborazione con la stessa Sec. Il tema, di particolare interesse per il Varesotto, rappresenta un’occasione di riflessione a tutto campo, che coinvolge tutte le componenti della nostra società civile e sollecita le istituzioni a una presa di coscienza di un quadro complesso e sfidante con cui le giovani generazioni si dovranno confrontare.  



Articolo precedente Articolo successivo
Edit