Varesefocus_2 2020

Sono giorno difficili per le imprese e per il territorio, giorni che portano a rallentare ma non per questo a fermarsi. Facciamo il punto sull’industria della Lombardia. E' in atto una trasformazione di quest'ultima. Come un fiume carsico che scorre impetuoso nelle imprese e che sale in superficie solo ogni tanto, in occasioni come quella rappresentata recentemente dalla prima tappa del roadshow “SmartLand – La Lombardia del futuro”, organizzato su tutto il territorio regionale da Gruppo 24 Ore, Regione Lombardia e Confindustria Lombardia per capire in che direzione stia andando la nostra industria. Sottotitolo: “Senza l’intelligenza saremmo solo una regione”. Un confronto partito proprio da Varese e dall’Alto Milanese con un convegno che si è tenuto alla LIUC – Università Cattaneo. Ne diamo conto in questo numero di Varesefocus che come un’inchiesta giornalistica, ricostruita per storie aziendali esemplari, racconta su quali sentieri stia marciando l’economia della provincia di Varese. La via è indicata proprio dai singoli casi di imprese che attraverso nuovi investimenti nel sapere che cambia, nelle supply chain digitali, in nuove forme di finanza d’impresa, in progetti di economia circolare stanno cambiando il mondo del lavoro, le competenze, i rapporti all’interno delle filiere.
Sono trasformazioni che hanno impatti non solo nella vita aziendale, ma anche nell’organizzazione stessa del territorio, nei rapporti con le istituzioni e tra persone. 


La provincia sta cambiando sotto i nostri occhi e le imprese sono protagoniste di queste piccole rivoluzioni diffuse che nei prossimi anni ci restituiranno una Varese probabilmente molto diversa. Nel Focus di questa edizione abbiamo cercato di scattare delle istantanee di questa metamorfosi. Senza troppo ottimismo, ma con la certezza che Varese abbia tutte le capacità perché alla fine di questo percorso di riposizionamento possa riaffermarsi come uno dei motori di sviluppo della Lombardia e del Paese.
Il tragitto, è bene che tutti ne siano coscienti, non sarà lineare. Gli ostacoli, anche quelli non programmabili, non mancheranno. L’arrivo e il diffondersi del Coronavirus ne sono la prova. Il mondo è un unico quartiere, dove ciò che succede in un mercato della Cina, può arrivare fino a noi, cambiando priorità e scenari nel giro di poche settimane. Bisogna essere pronti anche a questo. Il nostro Paese, dal punto di vista sanitario, ha dimostrato di esserlo. Non altrettanto chi era ed è chiamato a dare la giusta rappresentazione di ciò che siamo. Decisori politici di ogni livello e i media hanno soffiato sul fuoco della psicosi. Basterebbe pensare, prima di scrivere o comunicare qualsiasi genere di messaggio, quali potrebbero essere le conseguenze delle proprie parole e dei propri gesti sul sistema economico, sociale e sulla cosiddetta “psicologia della folla”.
Basterebbe affidarsi alla scienza. Incredibile che si debba tornare a richiamare tutti ad un metodo scientifico nella gestione delle emergenze e del Paese. Il problema è che per anni abbiamo drenato terreno sotto i piedi della conoscenza acquisita (pensiamo anche solo a come si è cercato di demonizzare i vaccini) e ora che ci troviamo di fronte a un virus che non conosciamo, siamo alla disperata necessità di arginare il ritorno di una sorta di medioevo che si specchia in un’isteria generalizzata e che di fronte all’incertezza del “non so” inventa teorie assurde e ogni genere di caccia alle streghe, invece di fare come le imprese e gli scienziati di fronte al nuovo: cercare di capire per agire attraverso lo studio, la sperimentazione e l’innovazione. Come contrastare questo medioevo? Ripartiamo da chi nella storia lo ha già sconfitto: l’illuminismo. Il cui motto, come sosteneva Immanuel Kant, è: “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!” Ecco ripartiamo da qui: dall’intelligenza sul territorio. In inglese: SmartLand. 



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