La conferenza sul clima di Glasgow che ha riunito i leader dei governi per impostare una strategia globale a tutela del pianeta. L’Agenda 2030 stilata dalle Nazioni Unite per raggiungere l’obiettivo zero emissioni. Greta Thunberg diventata il simbolo della battaglia contro l’emergenza climatica. Gli impegni presi dal G20 a Roma. L’agenda diplomatica internazionale è dettata dai temi della sostenibilità. Ma quali sono le reali politiche di economia circolare che stanno portando avanti i vari Paesi? Come si stanno muovendo le singole capitali? Europa, Nord America e Asia a confronto

Da un lato ci sono gli Stati che non hanno ancora sviluppato un piano d’azione politico che allinei obiettivi digitali e sostenibili. Dall’altro, i leader mondiali che hanno dato priorità a strumenti e strategie diverse senza seguire una linea univoca. Risultato: si sono create lacune e incongruenze che rischiano di ostacolare la circolarità delle catene globali del valore. Alcuni Paesi, come il Canada, hanno dato importanza al riciclo. Altri, invece, hanno adottato un approccio di prevenzione dei rifiuti più proattivo: è il caso dell’Europa e della Cina. Un atteggiamento frammentario all’economia circolare rischia di far perdere di vista i traguardi da raggiungere. Conoscere, invece, le strategie economico-sostenibili a livello globale, evidenziare le migliori pratiche e comprendere il ruolo che ogni Paese svolge in questo processo, è fondamentale per sviluppare quadri politici efficaci e integrati che adottino una linea di azione per una produzione più circolare e digitale. Un lavoro di studio e confronto è contenuto nel Report 2021 del World Manufacturing Forum.

L’impegno dell’Europa da oltre 20 anni: Italia e Regno Unito sono le capofila
L’Europa è in prima linea da oltre 20 anni nella transizione ecologica. L’ultimo impegno introdotto dall’Ue riguarda il Green Deal, con l’obiettivo di raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica. Le azioni più importanti sono: promuovere la circolarità dell’intera filiera produttiva, dal settore tessile a quello plastico. Dall’edilizia alle costruzioni. Dagli imballaggi all’automotive, passando per il distretto alimentare. Ridurre i rifiuti e promuovere sinergie con le politiche climatiche dell’Unione Europea. Parallelamente alla strategia sostenibile, viaggia quella della digitalizzazione. Obiettivo: applicare tecnologie nei modelli di business circolari. L’Italia su questi fronti di impegno sembra giocare un ruolo da protagonista. Non fosse altro perché è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan. “La sostenibilità stimola l’innovazione e l’imprenditorialità e rende più competitive le filiere produttive” si legge nel Rapporto “GreenItaly 2021” dal titolo “Un’economia a misura d’uomo per il futuro dell’Europa”. Il Paese vanta alcuni primati: “Siamo leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti del 79,4% (2018). Un risultato ben superiore alla media europea (49%) e a quella di Germania (69%) e Francia (66%)”. Sempre in Europa, ma al di fuori della Ue, il Regno Unito è, almeno su questo, allineato agli obiettivi di Bruxelles. Londra si è data un mandato preciso. Riduzione dei rifiuti, riciclo e riutilizzo sono alcuni sono punti fermi di una politica di economia circolare applicata che ha un obiettivo: portare a zero tutte le emissioni di gas serra del Paese entro il 2050. Si riassumono in 10 le aree chiave su cui punta Downing Street: eolico offshore; idrogeno a carbonio; energia nucleare; veicoli a zero emissioni; trasporto pubblico; navigazione verde; cattura del carbonio, utilizzo e stoccaggio; ambiente naturale; finanza. Per questo Piano sono stati investiti 12 miliardi di sterline.

Il ruolo del Nord America nella transizione ambientale
Il Nord America assume un ruolo importante all’interno della transizione ambientale: Stati Uniti e Canada, insieme, rappresentano oltre il 17% del Pil globale e generano una quantità record di rifiuti. L’azione degli Stati Uniti è ripartita con il governo Biden che ha fatto della transizione ecologica una priorità fondamentale della sua agenda politica. Il Presidente degli Usa, a inizio 2021, ha annunciato che il Paese mira a raggiungere una riduzione del 50-52% delle emissioni di gas serra entro il 2030. Sul piatto ci sono 14 miliardi di dollari che la Casa Bianca ha proposto al Congresso di stanziare nel budget del 2022. Procede a ritmo meno sostenuto, invece, il Canada. Il Governo ha recentemente formulato un Piano per raggiungere entro il 2030 il traguardo “zero rifiuti di plastica”.

L’impegno dell’Asia, tra crescita della popolazione, sviluppo economico e migrazione
All’interno del Continente asiatico un gruppo eterogeneo di Paesi sta vivendo una crescita della popolazione, dello sviluppo economico, dell’urbanizzazione e della migrazione. Tutte tendenze che esercitano una significativa pressione sulla domanda globale di energia e risorse naturali, rendendo l’adozione di modelli di business sostenibili ancora più urgente rispetto ad altre regioni. L’esempio della Cina è quello di migliorare l’efficienza energetica e delle risorse sia nei settori tradizionali, come quello manifatturiero o dei trasporti, sia in quelli emergenti come il 5G e il Big Data Center e di rafforzare le garanzie legali e le politiche per lo sviluppo verde. Ad oggi, gli obiettivi del Dragone sono stati perseguiti con una combinazione di strategie, legislazione e strumenti finanziari. È diversa la posizione dell’India, primo imputato sul banco di accusa del fallimento del recente vertice sui cambiamenti climatici di Glasgow: sebbene siano state messe in gioco politiche per promuovere l’efficienza delle risorse durante tutto il ciclo di vita, i risultati sono stati limitati a causa della mancanza di una strategia generale coordinata e di un ecosistema di supporto. Per superare queste sfide, il Ministero indiano dell’ambiente, delle foreste e dei cambiamenti climatici ha creato una cellula per l’efficienza delle risorse, incaricata di sviluppare un approccio organizzato basato su materiali, prodotti e processi. L’idea del Governo di Nuova Delhi è di investire nel digitale per farne la spina tecnologica del Paese e svolgere un ruolo chiave nel sostenere la transizione verso un’economia circolare. L’ambizione è quella di fare da esempio per altri Paesi in via di sviluppo. La realtà, però, è impietosa. E guardando anche solo al livello di inquinamento dei fiumi del subcontinente si capisce quando la strada verso questa visione sia ancora lunga.  

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