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Suole in gomma senza petrolio, tessuti biodegradabili, impianti a basso impatto: sostenibilità dei prodotti. Questo il cambiamento messo in atto da molte imprese del Varesotto e dell’Alto Milanese. Non per moda, ma per precorrere e anticipare i tempi della competitività

Abbiamo capito che un territorio, per potersi definire smart, dev’essere al passo con la formazione, innovativo e saper aggiornare continuamente la finanza d’impresa tra pubblico e privato. Le imprese di Varese, e non solo, però puntano anche su un altro aspetto strategico: la sostenibilità. Dei prodotti, dei processi e del pensiero. Un cambio di rotta e di prospettiva imposto non solo dalla rivoluzione digitale attualmente in corso, ma in prima persona anche dai consumatori. Specialmente quando si parla di nicchie produttive. “In tempi di grandi cambiamenti bisogna saper reinterpretare innanzitutto se stessi. Questo vale per le persone, ma anche per le imprese e i territori – afferma Roberto Grassi, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese nel corso della prima tappa di SmartLand –. È cambiato il modello di definizione dell’azienda, passato da quello in cui a definire l’azienda era ciò produce, a un modello che potremmo definire ‘Tridimensionale’, che oggi deve ricomprendere anche tecnologia e conoscenza del mercato di sbocco. Non si tratta più di un modello chiuso per settori. Anzi, il futuro delle aziende passa per la loro capacità di scambiarsi tecnologie tra realtà di diversi comparti. Per questo si possono e si devono creare mappe in grado di aiutare le imprese a valorizzare il capitale di tecnologia anche al di fuori del proprio mercato di origine. La parola chiave è una: apertura trasversale”.

E proprio di cambiamenti e apertura ha parlato Antonello Ghignone, R&D Consultant di Vibram, azienda che ha praticamente creato un brand da un prodotto che, testuali parole: “Una volta era banalizzato e poco considerato”. Ovvero le suole delle scarpe. “L’ambiente è nel nostro Dna da sempre”, spiegano dall’impresa di Albizzate, nata da una brillante idea dell’artigiano appassionato di alpinismo, Vitale Bramani. Se Vibram e natura possono considerarsi sinonimi, per quanto riguarda il tema della sostenibilità è stato necessario improntare un percorso più strutturato: “Noi forniamo un componente a produttori di calzature, un mercato decisamente di nicchia. Alte performance e personalizzazione, per permettere al cliente di avere qualcosa di ‘speciale’ sotto i piedi, ci contraddistinguono da sempre: abbiamo, perciò, pensato che puntare sulla sostenibilità avrebbe fatto la differenza”, racconta Ghignone. È nata così una nuova mescola priva di petrolio, insieme ad altre azioni green “super importanti per lo sviluppo del prodotto, come riduzione dei costi energetici, riciclo e laboratori che misurano le performance. Abbiamo iniziato un percorso per valutare il nostro impatto sull’ambiente – prosegue Antonello Ghignone –, insieme al Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande ente pubblico di ricerca italiano, sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare attività di ricerca scientifica e tecnologica. Abbiamo quindi messo in atto un’analisi dettagliata degli impatti dei processi di lavorazione, individuando un certo numero di parametri su cui poter intervenire per minimizzare costi e impatto ambientale”.

C’è poi chi, partendo da lontano, ha fatto della sostenibilità una vera e propria bandiera, come la Stamperia Olonia: “Dalla fine degli anni ‘90 parliamo di green in azienda, da quando abbiamo sostituito alcune sostanze chimiche utilizzate nei processi industriali con prodotti a minor impatto”, spiega Mauro Miele, Amministratore Delegato dell’impresa di Gorla Minore, attiva nella produzione in conto terzi di tessuti naturali stampati per la casa e per l’abbigliamento. Motto aziendale è: produrre sostenibilmente. Messo in pratica anche grazie ad un continuo rinnovamento del parco macchine, che ha il solo scopo di rendere gli impianti moderni, efficienti, sicuri ed energeticamente vantaggiosi. “Nel corso degli anni abbiamo sviluppato un sistema di monitoraggio dei consumi energetici, informatizzato ad inizio 2020, che permette il controllo continuo delle principali linee di produzione – prosegue Miele –. Le strategie di risparmio esegetico messe in atto ci hanno permesso di essere più competitivi sul mercato”. E i risultati si vedono. “Negli ultimi 4 anni abbiamo investito 12milioni di euro, di cui 5 milioni nel 2019 solo nel reparto digitale: ciò ci ha permesso di fare il salto di qualità e produrre in tempo reale a basso impatto ambientale, minimizzando gli scarti e velocizzando la messa appunto delle richieste dei clienti”. A fare la differenza alla Stamperia Olonia, però, sono le persone: “Il continuo lavoro di sensibilizzazione su temi come sostenibilità e sicurezza nello svolgimento delle proprie funzioni, contribuisce ad un ambiente di lavoro migliore e una garanzia per le future generazioni”, chiosa Mauro Miele.  

Antonello Ghignone, Vibram: “L’ambiente è nel nostro Dna da sempre. Abbiamo iniziato un percorso per valutare il nostro impatto ambientale, con lo scopo di agire per migliorare le nostre performance”

Infine, c’è chi, poco al di fuori dei confini della provincia di Varese, a Robecchetto con Induno, produce denim sostenibile fatto di prodotti smart, con tecnologie impiegate da big brand del fashion come Stella McCartney. È la Candiani, 580 addetti per 90milioni di fatturato annuo. “Negli ultimi 4 anni abbiamo fatto ricerca e sviluppato il brevetto per una tecnologia, completamente made in Italy, che permetta ai tessuti di biodegradarsi – racconta il Consigliere di Amministrazione, Alberto Candiani –. In altre parole, un capo realizzato con questo tipo di tessuto se ‘piantato’ nel terreno diventa biofertilizzante. Senza nuocere minimamente all’ambiente perché è microplastic free, compostabile e fatto da polimeri di origine naturale”.



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