Gli alunni con disabilità nelle scuole statali della provincia di Varese sono 3.859, pari al 3,6% della popolazione scolastica (105mila).  A cui vanno aggiunti 551 studenti con fragilità che frequentano le scuole paritarie, per un totale di 4.300 individui

Gli alunni con disabilità nelle scuole statali della provincia di Varese sono 3.859, pari al 3,6% della popolazione scolastica (105mila). A cui vanno aggiunti 551 studenti con fragilità che frequentano le scuole paritarie, per un totale di 4.300 individui. “Ci sono altissime potenzialità dell’assistenza a distanza utilizzando le nuove tecnologie, sia a livello sanitario che per la scuola – spiega Cristiano Termine, Professore associato di Neuropsichiatria infantile all’Università Degli Studi dell’Insubria di Varese –. In questo modo si evita alle persone di perdere tempo in colloqui che si possono fare con Skype. Telemedicina e smart working sono utilizzabili anche dall’operatore senza far muovere da casa, con grandi difficoltà, gli studenti disabili”.

Il professor Termine, intervenuto al convegno internazionale che si è tenuto il 15 e 16 ottobre in live streaming all’Università dell’Insubria, intitolato “La ricerca di vita autonoma nelle dis-abilità cognitive e relazionali”, illustra i risultati di un interessante questionario sottoposto a 8.300 studenti varesini, dalla prima elementare alla quinta superiore, sugli effetti della quarantena. Il test ha registrato le reazioni dei bambini con disturbi di neuro-sviluppo nella fascia da 6 a 20 anni e ha coinvolto mamme e papà raccogliendo indicazioni sulla didattica a distanza, la paura del virus, la tolleranza in famiglia e le reazioni degli studenti. Fornendo utili indicazioni in caso (tocchiamo ferro) di nuovi lockdown. “L’impatto della quarantena – dice – è stato forte tra i bambini soggetti al disturbo da deficit di attenzione e a problemi specifici dell’apprendimento. Ma ha colpito anche quelli con difficoltà a seguire le lezioni a distanza, stravolgendo le abitudini alimentari, del ritmo sonno-veglia e delle ore trascorse davanti ai computer o con il telefonino in mano. La paura del virus ha scatenato ansia e senso di mancanza dei compagni e degli amici”.

Gravi difficoltà si segnalano anche a livello nazionale. Secondo l’associazione Misos, oltre 268.670 alunni disabili affrontano l’anno scolastico con 96.180 insegnanti di sostegno supplenti e oltre 70mila alunni fragili sono costretti a cambiare docente. L’emergenza è confermata dalle cronache giornalistiche: dal bambino autistico di 9 anni che a Roma è dovuto tornare a casa il primo giorno di scuola perché non c’era l’insegnante di sostegno, alla lettera di denuncia scritta al Presidente Mattarella, al Premier Conte e al Ministro Azzolina delle famiglie aderenti al Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di down contro il nuovo Piano educativo individualizzato che esclude dalla scuola le famiglie dei disabili.

Varese è al centro della ricerca sul fronte dell’autonomia delle persone affette da deficit cognitivi e relazionali. Una sfida scientifica, didattica, architettonica, che coinvolge a 360 gradi tutta la società. Mondi della cultura e dell’arte compresi

Il congresso nella sede dell’Università dell’Insubria, giunto alla quinta edizione, ha avuto il sostegno della Commissione Europea, del Comune di Varese, dell’Unione provinciale degli enti locali, dell’Ufficio scolastico di Varese per la Lombardia, dell’associazione sociosanitaria territoriale Settelaghi, dell’Ats Insubria, della Federazione degli sport paralimpici e di molti altri enti e aziende, tra cui Banca BBC, Elmec, Engel & Völkers. “Abbiamo cercato di capire quali siano gli strumenti per rendere il più possibile autonoma la vita dei disabili – spiega Giovanna Brebbia, già medico chirurgo in entrambi gli ospedali di Varese e responsabile scientifico del convegno –.Doveva essere una riunione di aggiornamento, ma il lockdown ha provocato la sospensione dei tirocini lavorativi e dell’attività dei centri di accoglimento con gravi problemi per chi li frequentava, per chi è fragile e deve affrontare la novità dello smart working. E ha reso urgente la necessità di discuterne”.

Un tema che vede in prima fila il mondo scientifico varesino in stretta connessione con la comunità internazionale. A partire dall’Unione Europea: “Dal 2010 – spiega Massimo Gaudina, Capo della rappresentanza della Commissione Europea nell’Italia settentrionale – ci sono stati netti miglioramenti nell’assistenza in Italia rispetto al resto d’Europa. I rapporti a disposizione evidenziano, però, forti divari tra il tasso di occupazione delle persone con e senza disabilità. Le rilevazioni Eurostat sottolineano che l’Italia è tra gli ultimi paesi europei a fornire adeguato supporto ai disabili nello spostamento con trasporti pubblici, per l’accesso agli edifici e la persistenza di barriere architettoniche. Sono stati fatti passi avanti con la Legge di Bilancio del 2019 che ha aumentato il fondo per il diritto al lavoro dei disabili e istituito un fondo per l’accessibilità e la mobilità delle persone fragili. Tra le cose positive è stata riconosciuta la priorità alle richieste di smart working da parte dei lavoratori con figli in condizione di handicap grave ed è stato istituito un fondo per l’inclusione delle persone sorde”.

Il tema è complesso. Così come le sfide che pone a tutta la società. La diffusione della cultura del rispetto passa anche dall’inclusione sportiva a scuola e nel tempo libero, fino ad arrivare alla capacità di racconto della disabilità attraverso la fotografia (come gli scatti di Carlo Meazza, autore delle immagini che illustrano questo articolo) o il cinema. A provarci, di recente, il regista varesino Giacomo Campiotti, autore di una straordinaria serie televisiva, “Ognuno è perfetto”, con ragazzi down nel ruolo di protagonisti di cui il film mette in risalto, con estrema delicatezza, i valori di solidarietà e amicizia.

“La Costituzione italiana ci ricorda che l’istruzione è un diritto inviolabile di ogni cittadino. Ed è un dovere per chi insegna tenere sempre a mente questo principio. All’Università dell’Insubria è da anni attivo un protocollo al servizio degli studenti e delle studentesse con vari gradi di disabilità fisica e psichica e c’è attenzione anche scientifica per lo studio di queste problematiche. In questo percorso a sostegno della ricerca di vita autonoma, l’ateneo affianca il Comune di Varese e gli enti del territorio, mettendo a disposizione le proprie competenze”, commenta il rettore dell’ateneo varesino, Angelo Tagliabue.

 



Articolo precedente Articolo successivo
Edit