I 3 mesi di lavoro straordinario che l’aeroporto di Malpensa ha svolto, con il dirottamento dei voli da e per Linate, a causa della chiusura di quest’ultimo per motivi di ristrutturazione, potrebbero diventare, nell’arco di 6 o 7 anni, realtà quotidiana”, così afferma Massimiliano Serati, professore associato e direttore della Divisione Ricerca della LIUC Business School e del Centro sullo Sviluppo dei Territori e dei Settori, a commento del post Progetto Bridge, il trasloco del traffico aereo dall’aeroporto Meneghino su quello varesino, avvenuto dal 27 luglio al 27 ottobre scorso.

Professore, quali sono le prospettive di sviluppo e di crescita dello scalo di Malpensa alla luce dei numeri registrati nei mesi di superlavoro? 

Basandoci sui dati raccolti nel periodo del Bridge e proiettandoli sui 12 mesi dell’anno, si vedrebbe transitare dall’aeroporto di Malpensa un numero intorno ai 35 milioni di passeggeri, ovvero 360mila voli all’anno, tradotto in un migliaio circa di voli al giorno. Ciò determinerebbe un upgrade, un vero e proprio salto in avanti a portata dell’aeroporto. Questo sarà, però, il risultato di un processo che si concretizzerà non prima del 2025, perché ci sono diverse variabili difficili da controllare.

Quali sono queste variabili che possono influenzare e allungare le tempistiche di sviluppo di Malpensa?

Sicuramente una emergente avversione alla mobilità aerea, ritenuta una delle maggiori responsabili dell’inquinamento e del riscaldamento globale, che potrebbe, non si sa in quale percentuale, influenzare i modelli di consumo dei passeggeri, indirizzandoli a preferire il treno a discapito dell’aereo, ovviamente per le distanze più limitate. Altro aspetto da non sottovalutare riguarda l’evoluzione futura dei prezzi delle materie prime che tutt’oggi alimentano i vettori aerei, o ancora, gli sviluppi tecnologici in campo aeronautico, come le diverse modalità di volo elettriche.

Qual è l’impatto economico che porta con sé una struttura aeroportuale e quale la situazione attuale di Malpensa?

Quando si parla di impatto degli aeroporti si distinguono 4 tipologie di impatto: il diretto rappresentato, in termini occupazionali, da tutte le figure che lavorano nell’ambito del sedime dello scalo, dagli impiegati dei negozi, agli addetti del caricoscarico bagagli. A questo si aggiungono 2 impatti strettamente collegati fra loro che sono l’indiretto e l’indotto. Il primo riguarda la catena delle forniture che alimenta la cittadella aeroportuale e cioè quelle attività economiche che vengono messe in atto indirettamente dall’aeroporto, come le forniture di carburante utilizzato dagli aeromobili, ad esempio. Il secondo invece, mette in atto un circolo virtuoso legato agli sviluppi derivati dagli occupati, sia diretti che indiretti dell’aeroporto, che con il loro potere di acquisto danno vita a nuovi circuiti economici che a loro volta producono occupazione e Pil. Il quarto è l’impatto con un’importanza maggiore, quello catalitico, che misura l’attrattività dell’aeroporto,
richiamando i turisti e le imprese, spingendo queste ultime a insediare i propri impianti vicino ad una porta sul mondo, creando flussi di commercio nazionale e internazionale. Attualmente Malpensa, sommando le prime 3 tipologie di impatto – diretto, indiretto e indotto – attiva circa 40mila posizioni occupazionali, mentre in termini di valore economico prodotto, si aggira intorno ai 10 miliardi di euro. 

Gestire in maniera permanente gli stessi volumi degli ultimi mesi per Malpensa vorrebbe dire “un incremento occupazionale ipotetico del 40%, che farebbe superare i 50mila posti di lavoro, per un valore economico che si aggirerebbe intorno ai 13/14 miliardi di euro”

Comparando i dati che ha appena citato, rapportati ai 25 milioni di passeggeri attuali, con il numero ipotetico di 35 milioni di passeggeri a cui potrebbe aspirare Malpensa, come cambierebbe l’impatto economico futuro?

Mettendo insieme questi valori, l’impatto economico sarebbe molto importante. Si stima che si otterrebbe un incremento ipotetico del 40%, arrivando a sfondare il muro dei 50mila posti di lavoro e si potrebbe raggiungere un valore economico che si aggirerebbe intorno ai 13/14 miliardi di euro. Queste proiezioni porterebbero Malpensa ad essere il primo maxi-impianto produttivo di tutta la regione Lombardia, rendendo l’aeroporto varesino il colosso più ampio sul territorio lombardo, in linea con aeroporti di altri Paesi europei. Il risultato economico non dipenderà, però, esclusivamente dalla grandezza e dalle dimensioni future di Malpensa, ma anche da altri fattori, dagli sviluppi delle varie economie del mondo e, soprattutto, da quanto saprà rimanere protagonista la nostra economia territoriale. L’unico dato sicuro è che l’aeroporto è uno straordinario generatore di economia e di occupazione.

Quali sono gli aspetti di un aeroporto da tenere sotto controllo nel suo sviluppo?

L’aeroporto è sicuramente una realtà complessa che porta con sé implicazioni non sempre pacifiche come l’inquinamento acustico e dell’aria, il consumo di suolo e territorio, in particolare per coloro che vivono e abitano intorno allo scalo. Per questo uno sviluppo aeroportuale deve tenere presente il trade-off tra l’impatto economico e quello ambientale a 360 gradi. Questi due aspetti vanno gestiti e ponderati insieme, per capire fino a che punto lo sviluppo economico giustifica i sacrifici di qualità della vita e dell’ambiente. 

E quindi, come è possibile fare coesistere tra loro questi due aspetti opposti, per uno sviluppo economico vantaggioso?

L’obiettivo è quello di produrre sviluppo economico attraverso il territorio, ma farlo in maniera sostenibile, in modo che non avvengano danni irrecuperabili. Per fare questo, c’è bisogno di ricorrere
a contributi tecnici che studino le implicazioni economiche e quelle ambientali dello sviluppo degli scali, ma soprattutto serve molto confronto e dialogo tra i diversi stakeholder, tra tutti i portatori di interesse, in primis la società di gestione aeroportuale, ma anche tutti gli altri esponenti del territorio.
È proprio questo dialogo tra i protagonisti, supportato dalle analisi tecniche, l’unica via per regalare al territorio un aeroporto che sia allo stesso tempo forte, vincente e sostenibile.

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