L’impresa-è-questione-di-cuore

Mauro Vitiello, Presidente uscente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Varese, traccia un bilancio della propria esperienza “positiva e straordinaria” 

‘‘Verso una nuova era”. Era il titolo dell’Assemblea del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, che segnava l’avvio della presidenza di Mauro Vitiello. Un titolo di buon auspicio, in linea con i tempi, e sicuramente in linea con la personalità dell’imprenditore che oggi, allo scadere del mandato, traccia un quadro che rispecchia non solo la propria esperienza e quella del Movimento, ma anche del contesto economico sociale in continuo – e, secondo Vitiello, entusiasmante – cambiamento. Classe ‘79, specializzato in digitalizzazione dei processi, il Presidente uscente è amministratore di Copying Srl, una realtà che lui stesso ha condotto ad essere un riferimento nel settore della digitalizzazione dei processi aziendali e gestione di infrastrutture di Information Technology. Una competenza questa, che lo ha portato a vivere l’esperienza del Gruppo e le altre attività con uno sguardo particolarmente attento al tema dell’innovazione. Anche in quest’ottica, gli abbiamo chiesto un personale resoconto del suo biennio di presidenza. 

Nella prima intervista di inizio mandato, lei si poneva tre obiettivi su cui lavorare: vita associativa, innovazione, ricerca di talenti. Al termine di questo percorso, qual è il bilancio?
Sicuramente positivo. Partiamo dalla vita associativa: è stata per me un’esperienza straordinaria. In generale, però, ci tengo a dire che non è solo un’esperienza, ma un’opportunità che va colta. Essere Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori o, semplicemente, esserne un membro attivo, significa avere a disposizione una squadra che, in un contesto come il nostro, ha un forte ruolo formativo. Io personalmente mi sono trovato non a formare, ma a formarmi come imprenditore e come persona. Credo che, sempre più in futuro, il Presidente sarà una figura aggregante, ma soprattutto che ascolta e impara dai giovani. Del resto, i giovani oggi sono molto in gamba e propensi all’innovazione.

Un parere quest’ultimo che non tutti condividono. Non è che la sua fiducia nei giovani nasce dal fatto che lavora in un settore smart per definizione?
No e, soprattutto, non in questo territorio: la nostra è una provincia con vocazione manifatturiera e, insieme innovativa, da sempre nel nostro Dna.
Deve esserlo ancora di più oggi che è cambiato tutto e tutto continua a cambiare. Quando si parla di giovani, spesso si sentono giudizi trancianti: personalmente ne ho conosciuti tantissimi, validi, entusiasti, molto proiettati a farsi le domande giuste e, soprattutto, con una grandissima capacità di fare impresa. Mi schiero decisamente dalla loro parte e sono contento di aver portato il Gruppo ad abbassare l’età media. Per esempio, negli ultimi 4 anni è raddoppiata la percentuale di iscritti tra i 18 e i 25 anni, portando gli under 30 a rappresentare quasi il 40% del Gruppo.

Mauro Vitiello: “Ai ragazzi bisogna concedere di sbagliare. La società pensa che gli errori siano insuperabili: invece, insegnano molto”

A proposito di “più giovani”, sono tanti i progetti che il Gruppo sostiene per gli studenti. Pensiamo ai numerosi incontri e momenti di Impresa Formativa Simulata, Latuaideadimpresa, gli incontri di orientamento al lavoro... C’è un progetto che l’ha colpita di più? 
Come Gruppo, pensiamo che il rapporto con la scuola sia fondamentale. Personalmente, ho particolarmente a cuore la partecipazione agli incontri con gli studenti: da quelli in cui si permette loro di esprimere le proprie potenzialità sperimentando competenze che poi saranno oro sia sul lavoro che nella vita quotidiana, come nel progetto Latuaideadimpresa, a quelli in cui siamo noi imprenditori a trasmettere loro le nostre competenze, per aiutarli ad orientarsi. Nel cuore porto anche gli incontri “A tu per Tu”, organizzati all’interno di Generazione d’Industria (un’iniziativa Univa nata per avvicinare i giovani al mondo dell’impresa, con la collaborazione tra scuole e imprese, che ha già premiato quasi 300 studenti con borse di studio, ndr). Ci tengo particolarmente perché permette di arrivare ai ragazzi singolarmente, in momenti organizzati di veri e propri colloqui simulati one to one. Se è relativamente semplice parlare ad un gruppo, avere un dialogo con i singoli fa, invece, emergere perplessità e problematiche più intime. Quest’esperienza mi ha fatto maturare una consapevolezza: ai ragazzi bisogna concedere la paura di sbagliare. Viviamo in una società che pensa che gli errori siano insormontabili e insuperabili. Non è così: gli errori insegnano.

Ecco che torma la visione positiva dei giovani e del cambiamento di cui saranno protagonisti...
Sicuramente le mie competenze mi sono d’aiuto, tanto più in un momento in cui quello che fa la mia azienda, mi permette una visione privilegiata di ciò che sta cambiando nelle imprese. Ma mi hanno permesso anche di maturare una consapevolezza più generale: i problemi aziendali, in fondo, sono tutti uguali. È qui che si coglie il ruolo fondamentale dell’associazione: la vita associativa è altamente formativa perché permette di discutere, condividere, confrontarsi con altre persone su problematiche comuni, per trovare soluzioni.

“Nel passaggio generazionale, il giovane oggi deve saper acquisire una maturità tale da tranquillizzare il genitore. È tutta una questione di cuore”

Tra queste problematiche, lei mette il passaggio generazionale?
Avverto un profondo cambiamento anche in questo. Non esiste, o esiste meno, la classica chiusura dei padri verso i figli. C’è una preoccupazione paterna, invece, più profondamente affettuosa, che corrisponde alla paura di lasciar sbagliare i giovani, cui mi riferivo prima. È comprensibile, lo dico da padre. Cosa deve fare il giovane, secondo me? Acquisire una maturità tale da tranquillizzare il genitore. È tutta una questione di cuore. 

Visto che parliamo di passaggio di consegne, cosa suggerisce a chi verrà dopo di lei?
Il suggerimento al prossimo Presidente è quello, anche qui, di mettere il cuore davanti al portafoglio: noi siamo imprenditori, sul lavoro ma anche in Associazione. Del resto, quello che ci contraddistingue come imprenditori italiani quando andiamo all’estero è questo: il cuore. Non ce ne dobbiamo mai dimenticare. E a proposito, colgo l’occasione per sottolineare che in questo percorso ho avuto una grande fortuna: quattro Vicepresidenti di cuore che sono stati una “macchina da guerra”. Ciascuno ha vissuto la propria esperienza nel Gruppo Giovani, come se fosse un’impresa e i risultati si vedono.  



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