L’eredità-del-cardinale

Il recupero del velo nel sarcofago, il giallo del lampadario del ‘400, il restauro del rosone della Collegiata. I lavori in corso a Castiglione Olona riportano alla luce le storie e i misteri del complesso artistico-religioso legato alla figura del porporato Branda

Costa trentamila euro restaurare il rosone della Collegiata di Castiglione Olona che dopo i recenti lavori al sagrato e al torrione d’ingresso metterà in sicurezza l’accesso al museo e alla chiesa parrocchiale. L’opera, già finanziata dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto e dall’azienda Mazzucchelli 1849 che produce semilavorati plastici, attende solo il placet della Sovrintendenza alle Belle Arti. “È un’operazione urgente – spiega la conservatrice del museo Laura Marazzi –. Va fermato il degrado della fascia esterna del rosone in pietra molera di Malnate, un’arenaria morbida e dal colore caldo ma fragile e facilmente soggetta a sfaldarsi. Il finestrone circolare si trova sopra il portone principale mentre i visitatori entrano dalla porta laterale”. La sistemazione del rosone, costruito prima del 1428 dai maestri di Carona, è una delle tante novità che riguardano la “cittadella” di Castiglione in questo tambureggiante 2018. Restauri, attività culturali e iniziative benefiche riempiono le cronache dei giornali, compresa l’asta del vino della Collegiata, le prime bottiglie della vigna parrocchiale messe all’incanto in primavera per la ricerca su una malattia dei reni che colpisce i bambini. 

         

Laura Marazzi, nuova conservatrice da settembre 2017 dopo quindici anni alla direzione del museo Baroffio del Sacro Monte di Varese, esprime il suo entusiasmo: “La stagione sta andando molto bene, con un aprile quasi da record e un maggio altrettanto affollato. Per l’estate abbiamo stretto un accordo con la Federazione degli oratori milanesi per offrire biglietti a prezzo agevolato. D’intesa con il direttore Dario Poretti e il parroco don Ambrogio Cortesi vogliamo incrementare le visite nei periodi meno vivaci”.
Già dal mese di ottobre dello scorso anno sono iniziati gli incontri per la formazione dei volontari e delle guide turistiche abilitate e si sono avviate attività specifiche per le famiglie, i bambini e i ragazzi. L’offerta didattica trova continuo alimento dai restauri, dalla ricerca e dai nuovi elementi di conoscenza che la Marazzi poi mette a profitto con i bambini: giochi sui temi di Gesù e dei re Magi, laboratori in cui i ragazzi ricostruiscono con la carta gli animali visti visitando il battistero e osservando il portale della Collegiata (il bue scolpito, la colomba con l’aureola di Masolino da Panicale, i leoni mansueti, i cavalli nella Crocifissione di Neri di Bicci, lo scorpione sul vessillo dei soldati).

Già dal mese di ottobre dello scorso anno sono iniziati gli incontri per la formazione dei volontari e delle guide turistiche abilitate e si sono avviate attività specifiche per famiglie, bambini e ragazzi

Per la conservatrice, laureata in lettere moderne con indirizzo storico-artistico all’Università di Pavia e dal 2000 collaboratrice della Pinacoteca di Brera, l’aggiornamento è fondamentale per comunicare le novità emerse negli ultimi anni. Ai primi di aprile è stata presentata al pubblico - restaurata - la deliziosa tavoletta di Apollonio di Giovanni che raffigura l’Annunciazione. Alla fine di marzo è partito in “tournée” per la reggia di Venaria (Torino) uno dei pezzi pregiati della Collegiata, il lampadario di ottone del primo ‘400 che il cardinale Branda, illuminato principe rinascimentale e raffinato viveur, acquistò forse a Norimberga. Intorno al restauro del lampadario c’è un piccolo giallo. A fine ‘800 il lampadario fu mandato a Milano per essere pulito ma al posto dell’originale tornò indietro una copia. Il celebre architetto e critico d’arte Luca Beltrami sventò il tentativo di truffa, ma solo il restauro eseguito nei mesi scorsi ha confermato in modo scientifico l’infondatezza della “vox populi”, secondo la quale lo chandelier della Collegiata non fosse quello autentico.         

A giugno è stato presentato il recupero del torrione d’ingresso restaurato, l’elemento più significativo rimasto in piedi della rocca distrutta all’inizio del ‘500 dal duca di Milano Massimiliano Sforza. In quella occasione la struttura militare fu smantellata preservando solo i simboli religiosi, la collegiata, la canonica e il battistero. Grande interesse suscita infine il prossimo intervento sul taccuino dei lavori che restano da fare. È il restauro del velo trovato sul volto del cardinale Branda all’apertura del sarcofago nel 1935. Spiega la conservatrice: “Il porporato morì nel 1443 e il volto del cadavere fu coperto con un ricamo che nessuno ha toccato fino al 1935. È un delicato reticolo di fili di canapa che sorregge fiori e losanghe di seta. Un manufatto lombardo che col tempo è diventato fragile e l’intervento ora va fatto. Meno problematico è il restauro di una tavoletta della sacra famiglia con S. Caterina di fine ‘500. L’opera presenta piccole parti bianche in cui è tornato visibile il gesso di preparazione su cui poggiava il colore. Potrebbe essere opera di un pittore della scuola veneto-cretese della quale fece parte anche El Greco”. Restano da revisionare i tetti della canonica. Infine, il complesso museale avrebbe bisogno di un’aula con il videoproiettore e i microfoni per le conferenze. 

La “mistica cittadella” di d’Annunzio

Il complesso artistico-religioso di Castiglione Olona comprende il campanile, il battistero affrescato da Masolino da Panicale con le Storie di S. Giovanni Battista, il museo e la chiesa della Beata Vergine e dei Santi Stefano e Lorenzo, detta Collegiata per la presenza allora di un collegio di canonici. La chiesa fu costruita in forme lombardo-gotiche dai fratelli Alberto, Giovanni e Pietro Solari nel punto più alto del borgo, luogo di un antico castello, e consacrata nel 1425. Ospita la tomba del cardinale Branda (1350-1443), il grande umanista e longevo porporato che fu consigliere di papa Martino V e le storie della Vergine affrescate da Masolino sulla volta. Sulle pareti del presbiterio le Storie di S. Lorenzo e di S. Stefano affrescate dagli allievi Paolo Schiavo e Lorenzo di Pietro. Nell’articolo “Faville del maglio”, pubblicato sul Corriere della Sera il 3 marzo 1912, Gabriele d’Annunzio scrive: “Mi ricordo del meraviglioso piacere ch’ebbi a Castiglione Olona, entrando nel Battistero e trovandomi immerso nella pittura di Masolino come in una fresca prateria toscana fiorita di fiori gialletti e rossetti. Che cosa di nuovo s’aggiunge al mio godimento nel rinvenire lo squisitissimo artefice entro quella specie di mistica cittadella fiorentina edificata dal Cardinal Branda sul colle lombardo? L’avevo conosciuto nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, fior di giaggiolo chinato sotto la querciosa strapotenza masaccesca, ne avevo ricevuto in cuore tutta la castità della lunetta sopra l’altare in Santo Stefano d’Empoli, ma non avevo tremato di gioia e di meraviglia come dinanzi a quella pallida Erodiade che riceve sulle ginocchia il capo del Precursore seduta sotto la loggia ove le donzelle sbigottiscono. Quivi il colore assumeva il carattere delle apparizioni. E quando uscii trasognato, avendo udito narrare la storia del Battista con un accenno fiorentino che talvolta rammentava in soavità quello dell’Angelico, non i rossi colori lombardi né il croscio dell’Olona nella chiusa forse vinciana, mi riscossero. Ma ripensai gratamente a messer Branda milanese cardinal di Piacenza, quale ce lo dipinge il buon Vespasiano cartolaio; il quale messere “non adoperava occhiali se non la notte, e tenevagli in camera in una buca” e non cenava perché era vecchio, ma “solo pigliava una scodella di pane molle nella peverada del pollo, e beveva due mezzi bicchieri di vino”.  



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