Nata per volere del collezionista d’arte e mecenate della cultura Giuseppe Merlini, l’omonima Fondazione di Busto Arsizio è impegnata, dal 2015, nel sostegno dei giovani, attraverso borse di studio e progetti formativi come quello sul Debate

Ci sono persone che operano sottotraccia e mettono a disposizione le loro idee e le loro risorse per aiutare le nuove generazioni a orientarsi e affermarsi in un mondo complesso e in continua mutazione. Persone che hanno costruito moltissimo grazie alla passione per il lavoro e, arrivate a un certo punto della vita, decidono di dedicarsi anche al mecenatismo, lanciando un ponte tra il presente e il futuro. La Fondazione Giuseppe Merlini di Busto Arsizio dal 2015 è la “creatura” del dottore commercialista Giuseppe Merlini, collezionista d’arte e grand seigneur, uomo di stampo antico e raro ma con una limpida visione rivolta al domani. 

Presidente della Fondazione è il professore Benedetto Di Rienzo, preside dell’Ite Tosi, l’Istituto tecnico economico di Busto Arsizio, per ben 32 anni, che illustra con orgoglio il cammino dell’ente: “Merlini è legato al Tosi sin dalla sua giovinezza, perché vi è stato docente per qualche anno, quando la sede era ancora a villa Tovaglieri; così, quando nel 2015 gli sottoponemmo l’idea di una fondazione, la accolse con molto favore. Oggi sosteniamo gli studenti meritevoli, attraverso il Prestito d’onore, una modalità innovativa per l’Italia per consentire ai giovani di seguire percorsi di studi impegnativi, anche dal punto di vista economico, nel proprio paese o all’estero, alleggerendo l’impegno finanziario delle famiglie e promuovendo la loro emancipazione e il loro senso di responsabilità nella costruzione del proprio progetto di vita. Il Prestito d’onore è rivolto sia agli studenti meritevoli che hanno superato l’esame di Stato conclusivo degli studi secondari superiori con una votazione non inferiore a 85/100 e abbiano intenzione di iscriversi all’università o a un corso parauniversitario, sia a studenti universitari in regola con gli studi. Il Prestito d’onore è molto diffuso all’estero, ma per ora poco noto in Italia. Nel 2016 siamo partiti con due studenti, una si è appena laureata: ora sono 29 le persone nella nostra provincia, e non solo, che usufruiscono del prestito. In questi primi 3 anni abbiamo garantito prestiti per più di 300.000 euro grazie anche all’accordo con Intesa Sanpaolo e Cassa Lombarda”, spiega Di Rienzo.

“La Fondazione garantisce per gli studenti, li segue, si informa, li accompagna, li aiuta. Nella prospettiva di rendere i giovani sempre più consapevoli e capaci di partecipare alla vita della società civile. Diffondiamo da qualche anno la pratica, tuttora poco conosciuta in Italia, del Debate, che consiste nel saper parlare in pubblico confutando la tesi di un avversario grazie all’esercizio del pensiero critico, allo sviluppo di solide capacità argomentative fondate su seria documentazione, capacità di ascolto e rispetto della posizione diversa dalla propria. Dedichiamo particolare attenzione e cura all’attività di formazione al Debate, che svolgiamo principalmente a villa Bassetti, parte del complesso di Santa Caterina del Sasso, un edificio di proprietà della Provincia con la quale abbiamo sottoscritto una convenzione negli ultimi tre anni. Qui studenti e docenti provenienti da tutta Italia studiano e sperimentano insieme guidati da esperti internazionali di Debate messi a disposizione dalla Fondazione”.

La Fondazione Merlini, che ha sede all’interno dell’Ite Tosi, sostiene l’internazionalizzazione delle scuole, per assicurare a docenti e allievi meritevoli la possibilità di fare esperienze all’estero di approfondimento linguistico, per conoscere mentalità, culture e tradizioni diverse 

Il Debate, nato nei Paesi anglosassoni, è diffuso dalla Fondazione Merlini anche attraverso la collaborazione con la Società Nazionale Debate Italia: ogni anno si svolgono gare tra gli studenti delle diverse regioni, che culminano nelle Olimpiadi nazionali di Debate, organizzate dal Tosi e alle quali la Fondazione Merlini collabora attivamente. Ulteriore possibilità di formazione e di crescita è la partecipazione a campionati internazionali di Debate in lingua inglese. Inoltre, per la prima volta in Italia, nel mese di luglio 2019 la Fondazione ha organizzato a Santa Caterina 2 campus estivi di Debate e di corsi di vela – ciascuno di una settimana – che hanno ottenuto apprezzamenti entusiastici da parte di ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia che li hanno frequentati. L’iniziativa sarà riproposta la prossima estate.

“Oggi è sempre più difficile capire le opinioni delle persone: il Debate insegna ad approfondire gli argomenti, perché chi dibatte deve essere in grado di confutare la tesi altrui e conoscerne perfettamente le caratteristiche. In provincia il Debate qualifica l’offerta formativa, oltre che dell’ITE Tosi, anche dei Licei dei Tigli di Gallarate, del Liceo scientifico e del Liceo classico di Varese; in tutta Italia sono ora più di 180 le scuole che lo praticano. Dallo scorso anno hanno iniziato a praticarlo anche le scuole medie De Amicis e Bertacchi di Busto Arsizio, una sperimentazione che intende costruire un percorso di Debate come attività di cittadinanza che inizia con il primo livello della scuola, passa attraverso le scuole di secondo grado per arrivare all’università. Per il 2020, infatti, abbiamo proposto alla LIUC - Università Cattaneo di Castellanza di promuovere il Debate anche a livello universitario. Per dare scientificità a questo percorso la Fondazione si è fatta promotrice della produzione di letteratura in italiano sul Debate, sostenendo la pubblicazione di alcuni volumi dedicati all’approfondimento di queste tematiche”, conclude il professor Di Rienzo. 

La Fondazione Merlini, che ha sede all’interno dell’Istituto Enrico Tosi, in locali ristrutturati quest’anno a cura dell’Associazione “NoidelTosi”, sostiene anche l’internazionalizzazione delle scuole per assicurare a docenti e allievi meritevoli la possibilità di fare esperienze all’estero di approfondimento linguistico e soprattutto per conoscere mentalità, culture e tradizioni diverse o di frequentare ambienti altamente innovativi come il Bett, la più importante manifestazione di didattica e di tecnologia del mondo, che si tiene ogni anno a fine gennaio a Londra e alla quale la Fondazione Merlini in questi anni ha fatto partecipare 120 docenti e presidi della provincia di Varese.

“Credo molto nella Fondazione, sono stato presidente del consiglio di amministrazione del Collegio Rotondi e ho conosciuto dall’interno il mondo scolastico e i suoi bisogni. Occorre sostenere gli studenti meritevoli, non con borse di studio di qualche centinaio di euro, che non responsabilizzano i ragazzi. Occorre cambiare il modo di pensare nelle scuole e incrementare l’amore per la cultura”, sostiene Giuseppe Merlini, grande charme e una vita di conoscenze e passioni da raccontare. Come recita la mission, infatti, la Fondazione è anche cultura, con la promozione e il finanziamento di mostre come “Maria Lai” e “MiniArtTexitl” o “Le trame di Leonardo”, in occasione del 500° anniversario della morte del genio vinciano. Qui il collegamento con un altro aspetto del carattere di Giuseppe Merlini: quello del collezionista d’arte, passione nata quasi per caso negli anni in cui era docente al Tosi. “Con me insegnava un certo Macchi, avvocato e pittore dilettante: gli acquistai dei quadri che tuttora possiedo, così incominciai a collezionare, per una ragione estetica, facendo all’inizio anche molti errori. Poi un gallerista di Busto molto bravo incominciò a consigliarmi, seguivo le mostre e passavo ore a leggere cataloghi e biografie di artisti. Collezionare richiede tempo e anche parecchio gusto, ma devo dire che ho avuto la fortuna di incominciare in tempi favorevoli, in cui per esempio un quadro di Fontana era ancora accessibile”. 

La Collezione Merlini di arte contemporanea è tra le più importanti d’Italia e conta oltre 400 opere che vanno dalla Metafisica al Novecento Italiano, dal Realismo esistenziale all’Astrattismo geometrico (MAC), ultima passione di Merlini e all’Informale. Una raccolta che fa riferimento alla tradizione del grande collezionismo lombardo del passato ed è stata messa in mostra, soltanto in piccola ma significativa parte, nel 2018 a Palazzo Fortuny di Venezia. Della collezione fanno parte, tra le altre, opere di Morandi, De Chirico, Savinio, Oppi, Morlotti, Birolli, Guttuso, D’Orazio, Burri, ma anche il meraviglioso volto della madre che Adolfo Wildt cesellò nel marmo. Sulla sua destinazione finale, Giuseppe Merlini non si sbilancia, “ci sono varie ipotesi al vaglio”. Il mecenate e collezionista bustese preferisce raccontare qualche aneddoto legato alla sua lunga militanza nel mondo dell’arte: “Morlotti veniva qualche volta a casa mia, aveva un carattere difficile, però amo molto la sua pittura tanto da possedere molte sue opere. Nel collezionare occorre guardarsi dalle mode, ma fiutare il momento giusto per seguire un artista. Trovo che un solo quadro non possa mai rappresentare fino in fondo il pensiero dell’autore, occorre collezionare lavori di diversi periodi creativi. Turi Simeti, per esempio, l’ho scoperto indagando altri artisti come Bonalumi e Castellani: sono andato a trovarlo a Milano, oggi ha 90 anni, acquistandogli diverse opere”. Vivace la frequentazione di Merlini con Guttuso: “Me lo presentò Francesco Pellin, suo implacabile collezionista. Andavo a Velate a trovarlo, aveva sempre la sigaretta in mano e il bicchiere di whisky accanto”.

Oltre a Morlotti e Guttuso, Merlini ha conosciuto fugacemente ma intensamente anche Lucio Fontana e Giorgio de Chirico. La frequentazione di questi artisti gli ha permesso di conoscere soprattutto la natura della persona e gli ha fatto nascere la curiosità di conoscere i caratteri e la cultura degli artisti. “Ho sempre provato interesse per la storia degli individui”, confida Giuseppe Merlini, “sentivo che i viaggi più interessanti li avevo compiuti nell’animo del prossimo”. Ha così iniziato un viaggio – che ancora continua – tra autori italiani moderni e contemporanei, “scrittori che dipingono”, definisce Merlini gli artisti che colleziona e con i quali ha stretto un legame affettivo, che li rende vivi per lui stesso e per le persone che hanno il privilegio di sentirlo “raccontare” i suoi quadri. Perché il collezionista bustese ha letto molto e molto si è documentato per “conoscere” i quadri e gli artisti che di volta eleggeva. Come un innamorato. Perché “l’arte è un fatto dello spirito”, commenta con il suo garbo signorile, quasi un sussurro intimo.

Una vita originale e ricca di esperienze professionali e umane quella di Merlini, che ha voluto che i tratti distintivi della Fondazione Merlini – Cultura Formazione Innovazione – sintetizzassero in tre pilastri fondanti una società dinamica, intelligentemente pensante e appassionatamente impegnata a costruire scenari futuri positivi e innovativi, che diano concrete prospettive di realizzazione e di fiducia ai giovani. Perché è della loro energia e della loro capacità costruttiva che abbiamo bisogno. E se a dirlo, e a impegnarsi quotidianamente per loro, è un giovane ottantenne, non è retorica. 



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